domenica 15 novembre 2009


«Mamma ha la Sla, vuole morire»
Brindisi-La Procura ha chiamato gli esperti.
«Se non sarà operata entro 15 giorni morirà»
Una perizia sul battito di ciglia
I familiari sicuri della sua volontà, ma i medici non ci credono

2 commenti:

Fabio e Fabrizio ha detto...

Un battito di ci­glia. Le palpebre si abbassano, quasi come parole scandite len­tamente. L’unico modo per ri­spondere, con il solo movimen­to che la malattia ancora le con­sente. M. S, 60 anni, da 15 ammala­ta di Sla, ricoverata da tre gior­ni all’ospedale di Brindisi, deve decidere se continuare a vivere grazie a un intervento di trache­otomia, oppure rinunciare, con la prospettiva di aprire gli oc­chi al massimo per altre due settimane. Su e giù. Venerdì le ciglia si muovono leggere. Ma la risposta non vale. Almeno per i medici. Che, per essere si­curi sul da farsi, segnalano il ca­so alla polizia. Così interviene la procura, che dispone una pe­rizia psichiatrica sulla donna, per accertare la sua reale capaci­tà di intendere e di volere. Nessun dubbio, secondo la famiglia, invece, su quello che M. avrebbe desiderato: morire, se le sue condizioni si fossero aggravate. Come avrebbe di­chiarato in tempi migliori, quando le parole le venivano spontanee e il corpo risponde­va ancora a semplici stimoli co­me tendere la mano per stringe­re quella di marito e figli. Ora non più. Fino a tre giorni fa M. ha vissuto a Villa Iris, casa di ri­poso di Mesagne, provincia di Brindisi, accudita e coccolata dagli operatori, senza mai per­dere i contatti con la famiglia. E sulla sua possibilità di entra­re tuttora in contatto con il mondo esterno, sarebbero sicu­ri i figli, che venerdì hanno spiegato ai medici ciò che M. avrebbe deciso sulla necessità di una tracheotomia (interven­to per il quale è previsto il con­senso del paziente).

Un buco nella trachea, preludio al respi­ratore meccanico, ultima tappa per i malati di Sla che incorro­no nella paralisi dei muscoli polmonari. Non per M., alme­no secondo la famiglia. Perché la donna non avrebbe mai ac­cettato la malattia, e soprattut­to, in passato, avrebbe esplicita­mente detto di voler morire. Nel 2001 la firma di M. S. com­pare sul sito dei Radicali, sotto l’appello al presidente Berlusco­ni di scienziati e ammalati per sostenere la candidatura di Lu­ca Coscioni nel comitato nazio­nale di bioetica. Chissà se M. ha poi seguito l’epilogo della storia dell’economista ammala­to come lei, che nel 2006 rifiuta la tracheotomia, perché non avrebbe voluto vivere attacca­to a una macchina. Coscioni muore il 20 febbraio per una crisi respiratoria. In dicembre lo segue Piergiorgio Welby, la cui storia si complica perché già attaccato al respiratore, chiede e ottiene di poterlo stac­care affinché la malattia faccia il suo corso. Lo aiuta l’anestesi­sta Mario Riccio. L’ultimo caso, al termine di una lunghissima battaglia giudiziaria, è quello di Eluana Englaro. Lo stop ad alimentazione e idratazione ar­rivano a 17 anni dall’incidente che la ridusse in stato vegetati­vo. Per M., al momento, c’è solo un battito di ciglia. Presto il pm sentirà i familiari.

Grazia Maria Mottola
15 novembre 2009

Anonimo ha detto...

OGNI GIORNO LA SLA COLPISCE OGNI GIORNO NUOVI CASI NESSUNO E' IMMUNE DA QUESTA STRONZA... NESSUNO...
SOSTENIAMO LA RICERCA
POTREMMO AVERNE TUTTI BISOGNO
IL FUTURO DI MOLTE MALATTIE LO POSSIAMO TROVARE SOLO NELLE CELLULE STAMINALI...
AIUTIAMO I MALATI DI SLA