CALCIO, SLA; RICERCA:
INCIDENZA 6,5 VOLTE SUPERIORE AL NORMALE
Nel calcio l'incidenza della Sla è sei volte e mezza superiore rispetto al normale. E' questo uno dei risultati dello studio del professor Adriano Chiò del dipartimento di neuroscienze dell'università di Torino, intervenuto a Genova al convegno 'Un calcio alla sla'.
Nel calcio l'incidenza della Sla è sei volte e mezza superiore rispetto al normale. E' questo uno dei risultati dello studio del professor Adriano Chiò del dipartimento di neuroscienze dell'università di Torino, intervenuto a Genova al convegno 'Un calcio alla sla'.
CALCIO, GUARINIELLO: UEFA INDAGHI SULLA SLA IN AMBITO EUROPEO
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CALCIO, SLA; RICERCA: INCIDENZA 6,5 VOLTE SUPERIORE AL NORMALE
Nel calcio l'incidenza della Sla è sei volte e mezza superiore rispetto al normale. E' questo uno dei risultati dello studio del professor Adriano Chiò del dipartimento di neuroscienze dell'università di Torino, intervenuto a Genova al convegno 'Un calcio alla sla'. La ricerca portata avanti dal professore ha preso in considerazione 7 mila calciatori professionisti che hanno giocato in Italia dal 1970 al 2000. Su questi si sono registrati 8 casi di sclerosi laterale amiotrofica, una percentuale nettamente maggiore rispetto a quella dell'incidenza sulla popolazione normale (che è di 2,5 nuovi casi all'anno su 100 mila abitanti). "Il problema - ha spiegato il professore - è capire quali sono i fattori che determinano l'insorgere della malattia". In questo senso esistono diverse ipotesi: l'effetto dei pesticidi usati nei campi di gioco, i traumi (in particolare i colpi di testa) e il doping o l'abuso di farmaci.
CALCIO, GUARINIELLO: UEFA INDAGHI SULLA SLA IN AMBITO EUROPE0
Raffaele Guariniello, procuratore aggiunto di Torino, da tempo impegnato in indagini sulla particolare diffusione della sclerosi laterale amiotrofica tra i calciatori in Italia, rivolge una proposta alla Uefa. "Platini e la Uefa promuovano una ricerca sull'incidenza della Sla nei calciatori europei ha detto il magistrato intervenuto questo pomeriggio a Genova al convegno 'Un calcio alla Sla' -. Mi stupisce che all'estero non siano partite indagini simili. Studi su larga scala aiuterebbero a capire i fattori che determinano la malattia, sui quali esistono solo ipotesi. Noi non vogliamo criminalizzare il calcio, ma questo non va neanche difeso a priori. Serve ponderazione scientifica per capire la verità e poter così intervenire a tutela della salute degli atleti. Ma è fondamentale la collaborazione tra le varie autorità e non che alcune remino contro".
Studio medico: rischio Sla per i calciatori italiani, si indaga sulle cause
Nel calcio l'incidenza della Sla (o Morbo di Lou Gehrig) è sei volte e mezza superiore rispetto al normale. È questo uno dei risultati dello studio del professor Adriano Chiò del dipartimento di neuroscienze dell'università di Torino, intervenuto questo pomeriggio a Genova al convegno "Un calcio alla Sla". La ricerca portata avanti dal professore ha preso in considerazione 7 mila calciatori professionisti che hanno giocato in Italia dal 1970 al 2000.
Su questi si sono registrati 8 casi di sclerosi laterale amiotrofica, una percentuale nettamente maggiore rispetto a quella dell'incidenza sulla popolazione normale (che è di 2,5 nuovi casi all'anno su 100 mila abitanti). «Il problema - ha spiegato il professore - è capire quali sono i fattori che determinano l'insorgere della malattia». In questo senso esistono diverse ipotesi: l'effetto dei pesticidi usati nei campi di gioco, i traumi (in particolare i colpi di testa) e il doping o l'abuso di farmaci. «Nell'ultimo studio - ha spiegato Chiò - oltre ai calciatori abbiamo seguito un campione di ciclisti e non si sono verificati casi di Sla. Questo, se si tiene conto di quello che si sa sul ciclismo, sembrerebbe escludere il doping, ma non è un dato certo».
L'ipotesi pesticidi è invece supportata da uno studio americano che ha evidenziato un'incidenza 3,5 volte superiore alla media tra gli agricoltori. «Uno dei problemi rispetto a questa ipotesi - ha spiegato ancora Chiò - è sapere quali sostanze venivano usate nei campi di gioco italiani in passato». La ricerca non prende in considerazione solo fattori legati al calcio. Altri fattori di rischio sono il fumo e la dieta, che influirebbero sulle possibilità di sviluppare la malattia. Ma per ora si è ancora nel campo delle ipotesi. «Stiamo cercando di mettere insieme i pezzi del puzzle - ha spiegato Ghiò - ma siamo ancora lontani dal trarre conclusioni definitive».
21 novembre 2009
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