Mirna, malata di Sla,
spiazza tutti e cambia idea: «Voglio vivere»
Solo due giorni fa il procuratore Dinapoli mostrava un
foglio con la volontà di Mirna di staccare la spina
SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA: ...AIUTIAMOCI A TROVARE IN QUESTO BUIO UNA LUCE ... CHE CHI DOVREBBE NON HA TEMPO O CORAGGIO DI ACCENDERE... VI LASCIO UNA VOCE CHE CON SACRIFICIO HO CONQUISTATO... MA QUESTO TRISTE E INCONSOLABILE PATRIMONIO E' DI OGNI MALATO ... DI OGNI FAMILIARE CHE PIANGE IN SILENZIO... DA QUANDO QUESTE TRE LETTERE SONO ENTRATE NELLA NOSTRA VITA E CHE MESSE INSIEME FORMANO UNA COSI' PROFONDA E INGIUSTA MALATTIA...
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Contrordine, anzi contro-decisione, sempre in ossequio al principio della massima libertà. Sembra che il contatto con medici e altre persone e la disponibilità di un comunicatore a scansione oculare con il quale spiegarsi a dovere abbia fatto cambiare idea alla signora Mirna, 60 anni, originaria del Tarantino, malata di Sclerosi laterale amiotrofica (Sla), che solo due giorni fa aveva chiesto, e ribadito dinanzi al perito nominato dalla Procura della Repubblica di Brindisi, di voler rinunciare all’intervento di tracheotomia che le avrebbe consentito di prolungare la sua esistenza.
La donna, infatti, attraverso il battito delle palpebre, qualche giorno addietro aveva manifestato la volontà di voler morire, rifiutandosi di sottoporsi alla tracheotomia. Ieri, invece, Sara Foderaro, il giudice tutelare incaricato dal Tribunale di Brindisi di nominare l’amministratore di sostegno che avrebbe dovuto apporre la firma in calce al foglio di rinuncia all’operazione, è andata a trovare la donna nella stanza di rianimazione dell’ospedale Perrino di Brindisi e ne sarebbe uscita nel primo pomeriggio con la notizia che la donna avrebbe cambiato idea. Mirna, cioè, avrebbe deciso di sottoporsi all’intervento di tracheotomia che secondo i medici «le eviterà di contrarre le infezioni derivanti dalla ventilazione artificiale cui è attualmente sottoposta».
Il drammatico caso era esploso alla fine della settimana scorsa, quando la donna, sposata, madre di due figli e da quindici anni in lotta contro il morbo di Lou Gehirg, dal letto di una casa di cura privata viene ricoverata nel reparto di Rianimazione nell’ospedale Perrino di Brindisi, intubata e collegata a una macchina per respirare. Si tratta, dicono i medici, di una condizione transitoria che avrebbe potuto durare al massimo un paio di settimane, entro le quali avrebbe dovuto sottoporsi a una tracheotomia. Sembra che, con il battito di palpebre, la donna abbia provato a dire che non intendeva sottoporsi all’intervento, innescando un conflitto di doveri tra i medici che palesavano l’inevitabilità di una tracheotomia e la famiglia che intendeva difendere le volontà della donna. Il caso è finito in Procura, visto che – si diceva nelle scorse ore – «lei muove gli occhi, le palpebre e la testa. Interagisce e sembra lucida. Ma la sua volontà potrebbe essere viziata dalla situazione contingente».
Sul tavolo del sostituto procuratore Giuseppe De Nozza arriva la notizia di quanto sta accadendo, con i medici che non si assumono la responsabilità di staccare le macchine e dimetterla sapendo a cosa sarebbe andata incontro. Il magistrato ha innanzitutto chiesto una consulenza psichiatrica.
«La paziente è in grado di intendere e di volere», ha stabilito la perizia e in un incontro con i giornalisti, lunedì mattina, il procuratore di Brindisi, Marco Di Napoli, con non poca commozione ha fatto vedere un foglio con su scritto «Voglio morire» e ha pronunciato una frase soltanto: «È una scelta dolorosissima». Da quella data dunque si diceva che il giudice tutelare avrebbe dovuto procedere alla nomina di un amministratore di sostegno, che avrebbe dovuto farsi interprete della volontà della donna che in quei frangenti sembra avesse solo chiesto di restare attaccata attraverso la cannula al ventilatore automatico, e tornare al più presto a casa.
Insomma, il compito dell’amministratore di sostegno avrebbe dovuto essere solo quello di farsi interprete dei desideri della signora Mirna. «Stando alle normative vigenti – si spiegava in conferenza stampa –, non possono essere in alcun modo imposti trattamenti sanitari contro la sua volontà, tracheotomia compresa». Ieri pomeriggio l’inversione di rotta. A sorpresa. Ma che spiega tante cose.
BRINDISI - Ha cambiato idea: ora vuole vivere Mirna, la donna di 60 anni, malata di Sclerosi laterale amiotrofica (Sla) che solo due giorni fa aveva chiesto e ribadito dinanzi al perito nominato dalla Procura di Brindisi di voler rinunciare all’intervento di tracheotomia che le avrebbe consentito di prolungare, sia pure di poco, la sua esistenza. Mirna aveva manifestato, attraverso il battito delle palpebre con il quale da qualche tempo comunica con i propri famigliari e con il personale medico, la volontà di voler morire rifiutandosi di sottoporsi alla tracheotomia.
Oggi Sara Foderaro, il giudice tutelare incaricato dal Tribunale di Brindisi di nominare l’amministratore di sostegno che avrebbe avuto il compito di apporre la firma in calce al foglio di rinuncia all’operazione, è andata a trovare la donna nella stanza di rianimazione del ’Perrinò di Brindisi e ne è uscita nel primo pomeriggio con la notizia che Mirna ha cambiato idea. La donna ha deciso di sottoporsi all’intervento di tracheotomia che le eviterà di contrarre le infezioni derivanti dalla ventilazione artificiale cui è sottoposta attualmente. Mirna rimarrà comunque attaccata ad un respiratore, ma potrà tornare a casa, accanto ai suoi cari e lontana dal clamore che la sua vicenda ha suscitato in questi giorni sui media locali e nazionali
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