Un altra vittima della SLA
nel mondo del calcio
Addio Nicola
SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA: ...AIUTIAMOCI A TROVARE IN QUESTO BUIO UNA LUCE ... CHE CHI DOVREBBE NON HA TEMPO O CORAGGIO DI ACCENDERE... VI LASCIO UNA VOCE CHE CON SACRIFICIO HO CONQUISTATO... MA QUESTO TRISTE E INCONSOLABILE PATRIMONIO E' DI OGNI MALATO ... DI OGNI FAMILIARE CHE PIANGE IN SILENZIO... DA QUANDO QUESTE TRE LETTERE SONO ENTRATE NELLA NOSTRA VITA E CHE MESSE INSIEME FORMANO UNA COSI' PROFONDA E INGIUSTA MALATTIA...
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Il fischio finale, per lui, è arrivato alle due della notte tra venerdì e ieri. Al termine di una partita che sapeva di non poter vincere. A gennaio 2008 gli era stata diagnosticata la Sla (Sindrome laterale amiotrofica) una maledetta sigla che non ti permette di smarcarti. Ti dà solo un po’ di tempo per abituarti all’idea di lasciare tutto, vita e affetti. Tempo che per lui è stato molto breve, rispetto al normale andamento della malattia. Si chiamava Nicola Cevasco, recchese, calciatore nei campionati dilettanti, di professione assicuratore, e il 6 giugno avrebbe compiuto 43 anni. Avrebbe festeggiato il compleanno con la moglie Laura (infermiera al Gaslini) e i figli Matteo e Gabriele, 11 e 5 anni, nella loro casa di Albaro, dove si erano da tempo trasferiti.
Nicola era figlio di un grande della pallanuoto. Quel Mario Cevasco che entrava in vasca con Eraldo Pizzo, il “Caimano”, con la calottina della Pro Recco. Al padre Mario, scomparso per un male incurabile una decina d’anni fa, alla sua strepitosa carriera di pallanuotista, è stato intitolato, nel 2003, il ponte pedonale che dal centro città porta a punta Sant’Anna e alla piscina Antonio Ferro. Ma la passione sportiva di Nicola non era la stessa del padre: lui era un calciatore e un tifoso della Juventus. Un attaccante, un “giocatore di punta” come lo definiscono gli ex compagni di squadra, ora sbigottiti per la sua prematura scomparsa
Lutto e dolore continuo, nella famiglia Cevasco. La mamma è mancata un paio di anni fa, durante il calvario della malattia del figlio. Calciatore brillante e dotato, Nicola Cevasco. A vent’anni aveva militato nella Pro Recco calcio. Ma la parte più importante della sua carriera nei campionati dilettanti è stata tra il 1988 e il 2003, con la maglia del Camogli, tra la Seconda categoria e la Promozione: una lunga stagione sportiva in cui ha segnato 112 gol, diventando il bomber più prolifico della squadra. Un attaccante veloce, di corporatura piccola e molto insidioso: «Uno che in area di rigore non perdonava», dice in lacrime un amico. Nel dicembre del 2007 era poi passato al Sori.
Ma di lì a poco sarebbero iniziati i primi disturbi, gli esami medici, le paure. La diagnosi di Sla era arrivata a gennaio 2008. Quella stessa malattia che ha stroncato professionisti del calcio, come Gianluca Signorini, capitano del Genoa.
Il rosario è stato fissato alle 18.45 di oggi, nella parrocchia di San Francesco d’Albaro. Dove domani mattina, alle 11.45, saranno celebrati i funerali. Per Laura, la moglie, rimasta in bilico per due anni tra speranza e rassegnazione, ora è il momento del dolore. Si erano conosciuti al tempo del liceo, un amore tra i banchi di scuola, come tanti ne nascono. Ma il loro andava avanti da 25 anni, ormai. «Devo pensare ai nostri figli», ha sussurrato la donna, ieri, ai familiari (tra cui Elisa, la sorella di Nicola) che amorevolmente la accudivano.
Cresce la lista degli ex calciatori vittime della Sla su cui indaga il pm Guariniello. Il 10 aprile scorso è morto a 42 anni Nicola Cevasco, nato a Recco, figlio d’arte (il padre Mario, scomparso nel ’99 di tumore, fu un grande della pallanuoto: 12 scudetti e una Coppa Campioni tra il ’59 e il ’71 con il Recco), calciatore dilettante, ex della Pro Recco e del Camogli (112 gol). La diagnosi di Sla era arrivata nel gennaio 2008. Lascia due figli, di 11 e 5 anni.
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