sabato 13 novembre 2010


Una ricerca italiana, condotta

dall'Universita' di Roma
"Tor Vergata"

e dalla Fondazione S. Lucia,

coordinati dalla
Prof.ssa Cristina Zona,

potrebbe aver svelato il mistero
della vera e propria 'epidemia'
di Sclerosi Laterale Amiotrofica
tra i calciatori.

3 commenti:

Fabio e Fabrizio ha detto...

Potrebbe essere l'uso massiccio (se non l'abuso) di integratori alimentari a causare l'elevato numero di casi di SLA tra i calciatori. Una ricerca italiana, condotta dai ricercatori dell'Universita' di Roma "Tor Vergata" e dalla Fondazione S. Lucia, coordinati dalla Prof.ssa Cristina Zona, potrebbe aver svelato il mistero della vera e propria 'epidemia' di Sclerosi Laterale Amiotrofica tra i calciatori.
Lo studio ha dimostrato che gli aminoacidi ramificati (BCAA), contenuti negli integratori alimentari, possono causare alterazioni delle cellule nervose rendendole simili a quelle malate di SLA. La ricerca e' stata finanziata dal Ministero della Salute, dall'Istituto Superiore di Sanita' e dalla Wyeth Italia. Una delle ipotesi avanzate dagli studiosi per tentare di spiegare la maggiore incidenza di SLA tra i calciatori italiani rispetto al resto della popolazione, e' proprio l'abuso incontrollato di integratori alimentari assunti dagli atleti per incrementare le prestazioni fisiche e mentali, e per accelerare il recupero fisico dopo una intensa attivita' agonistica. Partendo da questa ipotesi, lo studio condotto dai ricercatori della Capitale ha messo in risalto che sia cellule nervose in vitro esposte agli aminoacidi ramificati che topi di laboratorio alimentati con cibo contenente alte concentrazioni di BCAA, sviluppano delle proprieta' funzionali sovrapponibili a quelle colpite dalla SLA. E' stato quindi individuato per la prima volta un possibile legame tra l'anomala incidenza di SLA nella popolazione calcistica italiana e l'assunzione incontrollata di integratori alimentari contenenti alte dosi di BCAA. I risultati sperimentali, pubblicati sulla rivista internazionale Experimental Neurology, pongono in primo piano l'esigenza di una maggiore informazione e controllo sull'assunzione di sostanze non sottoposte a nessun monitoraggio medico e solo apparentemente innocue. L'incidenza della SLA tra i calciatori e' molto alta rispetto alla media: si contano oltre 40 morti, e diverse decine di casi (da Signorini a Borgonovo): un'incidenza di 143/100.000, dato quasi 24 volte superiore al dato riscontrabile nella popolazione generale (6/100.000 secondo recenti stime). Sul caso era intervenuto anche il magistrato torinese Raffaele Guariniello, che ha indagato per cinque anni su tutti i casi sospetti nel mondo del calcio: le cause ipotizzate finora spaziavano dal sospetto doping all'uso di diserbanti per i campi di calcio, fino ai traumi cerebrali a cui sono sottoposti i calciatori con i colpi di testa.

Anonimo ha detto...

LIBRO INCHIESTA
numeri parlano chiaro: dal 1970 a oggi sono morti oltre cento calciatori di età compresa tra i venti e i sessant'anni. E il doping sembra essere la causa principale che porta i giocatori ad ammalarsi di Sla, tumore, leucemia. È da qui che parte 'L'ultima partita', libro-inchiesta del giornalista del Giorno Giulio Mola che getta una luce sinistra su ciò che avviene dietro le quinte del mondo del calcio.

"Volevo occuparmi non solo di quei personaggi conosciuti dal grande pubblico - ha detto l'autore al Circolo della Stampa di Milano - ma anche quegli sportivi che, proveniendo da serie inferiori, vengono considerati malati di quarta serie".

E allora il libro racconta le storie di persone che muoiono a 22 anni per infarto o che si ammalano di Sla dopo i cinquant'anni. "Io mi chiedo - ha detto Mola - come sia possibile che entrino negli spogliatoi gli psicofarmaci. A che servono? Perchè in Danimarca un medico sportivo ha prescritto 3 mila analgesici in un anno?".

Anonimo ha detto...

Un motivo sicuramente ci sarà se la patologia colpisce molti sportivi!