sabato 9 gennaio 2010


Trieste. Morte di un paziente, inchiesta sull'uso delle staminali al Burlo Garofolo
Indagine su una fondazione torinese
coinvolge un progetto triestino.
Il responsabile udinese: «A rischio vite umane»

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Della vicenda, assai delicata, riferiscono i principali quotidiani nazionali, da La Stampa al Corsera. L’inchiesta torinese riguarderebbe presunti trattamenti fuori legge a base di staminali, che sarebbero stati praticati anche in Italia. Il Corsera si spinge fino a dire che «sembrerebbe una truffa internazionale» ai danni di persone malate di gravi patologie a cui sarebbe stata promessa la guarigione. Al centro dell’attenzione dei cronisti finisce anche la Stamina Foundation di Torino, presieduta da Davide Vannoni. Vannoni tiene a precisare che «non sono indagato per i fatti citati che riguardano questa vicenda».

C’è poi un’altra vicenda: l’indagine sulla morte di un pensionato piemontese, che si era sottoposto a un trapianto di staminali. «Si era rivolto a noi per sapere dove poteva fare le staminali - riferisce Vannoni -. Lo abbiamo indirizzato a due strutture. Ha concluso la terapia a gennaio 2009. È morto quasi un anno dopo, il 18 dicembre. Hanno mandato l’avviso di garanzia a tutti quelli che sono entrati in contatto con lui perché potessero nominare un perito per l’autopsia. È arrivato anche a me. L’autopsia ha rilevato la presenza di due cisti polmonari. Ormai da un punto di vista medico lo ritengo un caso chiuso: credo andrà verso l’archiviazione». Il medico del Burlo Marino Andolina, conferma di aver ricevuto anche lui l’avviso per la nomina del perito: «Il caso è stato aperto perché i parenti di questa persona ritenevano potesse essere morto per il morbo di Creutzfeldt-Jacob. Hanno mandato l’avviso di garanzia anche a me perché l’ho visitato il 25 gennaio. È il primo che ricevo in vita mia. Ma sono sereno».

Anonimo ha detto...

«Stavamo per partire a metà gennaio al Burlo con un progetto molto ambizioso per curare con le staminali bambini e ragazzi con malattie ereditarie gravissime e invalidanti. Ma penso che ora quello che è successo possa fermare tutto. Queste operazioni di sciacallaggio mediatico fanno male». Marino Andolina, responsabile del Centro trapianti di midollo del Burlo Garofolo di Trieste, è arrabbiatissimo. I giornali hanno dato largo spazio all’inchiesta torinese. Nelle cronache tutto viene fatto partire dalla Stamina Foundation di Torino, il cui presidente, Davide Vannoni, è docente associato dell’ateneo friulano. «Vannoni l’ho conosciuto fra il 2008 e il 2009 - dice Andolina -. Abbiamo iniziato a lavorare insieme a gennaio. Volevo capire se c’è futuro per questa terapia che prevede il prelievo di staminali dalla cresta iliaca dei pazienti per poi reiniettargliele con puntura lombare. Ero scettico. Ma poi Vannoni mi ha fatto vedere i pazienti prima e dopo la cura. È come se avessi visto camminare Lazzaro. Ho visto un bambino svegliarsi dal coma dopo un anno. Ho conosciuto Vannoni attraverso la fondazione che si occupava di un bambino malato - prosegue il racconto - che avevo seguito e che dopo un trapianto aveva il fegato e la milza che arrivavano quasi all’inguine. Poi i genitori lo hanno portato a San Marino, dove gli sono state applicate le cellule del padre che gli aveva donato il midollo e, dopo 20 giorni l’ho visto rifiorire».

Andolina ricorda che «la Fondazione di Vannoni ha firmato con il Burlo un contratto di collaborazione: paga una borsista, una biologa, e fornisce materiale d’uso. Finanziamenti assolutamente disinteressati. Lui è un visionario se vogliamo. Intellettualmente onesto. Non escludo che abbia avuto qualche donazione. Ma questa attività per Vannoni costituisce un passivo». Collaborando con la Fondazione «abbiamo recepito una nuova tecnologia, iniziata in Ucraina e sviluppata a San Marino - dice -. Se avessi dovuto imparare da solo ci avrei messo 5 anni. Invece, così, in un anno sono diventato un esperto e potrei partire a gennaio con un progetto ambizioso. Quattro fra bambini e ragazzi di 2, 3, 15 e 19 anni, affetti da gravi patologie, potrebbero fare questa terapia con le staminali autologhe e adulte, che non può far male a nessuno. Se adesso viene vietata per motivi formali o perché c’è chi fa lo sciacallo, sarà la tragedia del secolo».

La bufera rimbalzata sui giornali secondo Andolina «non costerà la carriera a qualcuno: costerà delle vite. Costerà la qualità della vita dei paraplegici. Avevamo già pensato a un progetto per loro: al Burlo avremmo preparato le cellule e a Cattinara le avrebbero applicate. Di sicuro questo adesso salta. Quale azienda accetterebbe di collaborare con una fondazione che fa capo a uno che viene dipinto in quel modo dai media? Si è distrutto un uomo onesto».

Anonimo ha detto...

TORINO – Storia delicatissima, di vita, morte e ricerca scientifica. Da due anni opera a Torino un’associazione per la medicina rigenerativa – ora si chiama «Stamina Foundation » – con sede in via Giolitti 41. Ufficialmente promuove la ricerca, la conoscenza e le applicazioni delle cellule staminali.

Di fatto attira anche, inevitabilmente, singoli casi clinici. Malati di Parkinson e di Sla, pazienti oncologici, bambini affetti da gravi patologie, parenti che vogliono tentare l’ultima carta. Presidente della fondazione è un professore universitario di psicologia, Davide Vannoni, 41 anni, torinese, nessuna competenza specifica. Oltre ad essere professore associato all’Università di Udine, è amministratore unico di «Cognition», una società che offre ai clienti «metodologie di ricerca» e «strumenti di formazione».

La sede è sempre a Torino, nello stesso palazzo elegante di via Giolitti. Lui dice: «Uno è il lavoro, l’altra è la passione». Ma sulla passione per le staminali del professor Vannoni ora c’è un’inchiesta coordinata dal pm Raffaele Guariniello. Tutto quello che è successo negli ultimi due anni nelle stanze di via Giolitti e in una clinica di riferimento a Carmagnola – Lisa Day Surgery – è al centro degli accertamenti dei carabinieri del Nas. Dove sono stati trattati e con quali risultati i pazienti che si sono rivolti alla «Stamina Foundation»? È appena stata consegnata agli investigatori una maxi perizia su tutti i malati che hanno incontrato il professor Vannoni.

I periti dovevano rispondere a diverse domande: dove gli è stato fatto il prelievo delle cellule staminali, dove sono stati eseguiti i trattamenti, come stanno adesso? Domande cruciali, visto che la legge italiana vieta il ricorso alle staminali al di fuori dei protocolli sperimentali riconosciuti. L’inchiesta prende spunto da due differenti canali. Primo: l’esposto dettagliato di un ex dipendente di «Cogniton». Avrebbe visto passare per mesi, negli uffici della società di ricerche di mercato, pazienti gravi pronti a pagare 27 mila euro per tentare un trattamento con le staminali. Sarebbero agli atti decine di fatture per le terapie, ufficialmente registrate come donazioni per la ricerca sulle staminali.

Alcune applicazioni sarebbero state somministrate proprio nei locali sotterranei del palazzo. Il secondo filone si incrocia con il primo, ma parte dall’inchiesta di una giornalista del Corriere della Sera del maggio scorso. Ha cercato sul campo un trattamento con le cellule staminali. E i suoi tentativi l’hanno portata, attraverso il neurologo dell’ospedale Valdese Leonardo Scarzella, allo stesso indirizzo: sempre via Giolitti 41. Il professor Vannoni è categorico: «Ci siamo sempre mossi nella massima legalità. Facciamo ricerche. Informiamo, talvolta indirizziamo verso il centro trapianti di Trieste, l’unico autorizzato in Italia. Oltre non siamo mai andati».

Questo è esattamente il punto al vaglio degli investigatori. Pazienti sarebbero finiti a San Marino, altri hanno raccontato un viaggio della speranza molto più breve. «Sono stato sottoposto a un prelievo di cellule staminali alla clinica Lisa di Carmagnola», ha raccontato un malato agli investigatori. Anche a Santo Stefano il procuratore Guariniello è in ufficio. Risponde al primo squillo: «È in corso un’indagine delicata, sui cui devo mantenere il massimo riserbo». Forse alla fine emergerà uno screening significativo, il primo in Italia, sulla reale efficacia delle cure con le cellule staminali.

Forse si riuscirà a fare chiarezza su quello che il professor Vannoni definisce senza mezzi termini: «Falsità. Non sono un medico e non l’ho mai fatto. I Nas sono venuti a perquisire questi uffici e non hanno trovato alcunché di strano. Non abbiamo mai fatto trattamenti con le cellule staminali, solo un lavoro appassionato di informazione». Storia delicatissima. Su cui si intreccia anche l’indagine sulla morte di un pensionato di Ciriè, forse vittima del morbo di Creutzfeldt-Jacob. Ma a marzo 2009 si era sottoposto a un trapianto di staminali. E aveva conosciuto il professor Vannoni