giovedì 7 gennaio 2010


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Anonimo ha detto...

Vere malattie false guarigioni.
La truffa delle staminali adulte

Finora le uniche patologie trattate con successo sull’uomo col trapianto di cellule sono varie malattie del sangue, una forma rara di malattia genetica della cute, le ustioni della cute e della cornea. Il parere di Elena Cattaneo
ALimentato da una antiscientifica campagna mediatica mondiale, soprattutto cattolica, a favore dell’impiego di staminali adulte, il “turismo terapeutico” per il trattamento di gravi malattie mediante il “miracoloso” trapianto di cellule è un fenomeno che non conosce confini.

Nell’ultimo decennio, false illusioni create a volte anche da veri medici (senza scrupoli) hanno favorito il diffondersi sul web di cliniche online che dall’Ucraina al Messico, dal Costa Rica alla Thailandia alla Cina promettono cure e guarigioni, a base di staminali adulte, ai malati colpiti dalle più gravi patologie degenerative.

Da qualche tempo questo odioso fenomeno si è radicato anche in Europa. In Italia, come sembra dall’inchiesta di Torino (vedi box a fianco), oppure Svizzera, dove ci sono cliniche che nei loro siti web pubblicizzano trattamenti eseguiti da medici di Pechino e Hong Kong per decine di malattie importanti, dall’alzheimer, alla sclerosi multipla, alla distrofia muscolare, alla sclerosi laterale amiotrofica all’esordio, al Parkinson.

La realtà è che la ricerca sulle staminali, pur essendo riconosciuta dalla comunità scientifica internazionale come la più promettente riguardo lo sviluppo di terapie per malattie gravi per le quali non esiste una cura efficace, è ancora oggi nella maggior parte dei casi ancora in fase di sperimentazione su animali. E finora le uniche patologie trattate con successo sull’uomo col trapianto di cellule staminali sono varie malattie del sangue, una forma rara di malattia genetica della cute, le ustioni della cute e della cornea.

Anonimo ha detto...

Vere malattie false guarigioni. La truffa delle staminali adulte

Per molte altre malattie genetiche - spiega la professoressa Elena Cattaneo, direttrice del Centro di ricerca sulle cellule staminali della Statale di Milano - la sperimentazione preclinica sta dando risultati promettenti, ma occorrerà tempo non ancora definito prima di arrivare a una sperimentazione clinica nelle condizioni migliori per minimizzare i rischi connessi a una nuova terapia».

Alcune di queste ricerche si stanno svolgendo proprio nel nostro Paese, e i traguardi raggiunti possono aiutare a comprendere perché bisogna diffidare da certe promesse di guarigione, oppure anche solo di terapia. È ad esempio il caso della distrofia muscolare, della sclerosi multipla e del Parkinson. «Riguardo la distrofia - racconta Cattaneo - è molto importante ciò che sta cercando di avviare il direttore dell’istituto cellule staminali al San Raffaele di Milano, Giulio Cossu, con i melangioplasti (staminali dei muscoli) che lui stesso è riuscito a isolare».

Oggi Cossu sta mettendo a punto il protocollo affinché possa partire una sperimentazione clinica. Al momento gli unici dati disponibili riguardano le sperimentazioni eseguite su animali di piccola taglia, quindi siamo ben lontani da eventuali terapie su esseri umani. Lo stesso (purtroppo) vale per la sclerosi multipla e lo si deduce dagli esperimenti su topi che il neuroimmunologo Gianvito Martino del San Raffaele di Milano sta portando avanti con le staminali del cervello.

«In questo caso - osserva Cattaneo - si è visto che le staminali prelevate dal cervello di feto e trapiantate nella cavia hanno causato un beneficio. Ma questo beneficio non consiste nel rimpiazzo delle cellule degenerate quanto in un altro meccanismo abbastanza inaspettato. Martino infatti ha evidenziato che le cellule cerebrali quando vengono trapiantate agiscono da antinfiammatori.

E la cosa oltremodo interessante è che vanno a colonizzare non un punto preciso, ma quasi tutto il sistema nervoso, soprattutto dove ci sono le lesioni della sclerosi multipla. Come concetto è interessante - prosegue la genetista -, peraltro di recente Annals of neurology ha pubblicato un articolo in cui è dimostrato che c’è un benefico anche quando questo esperimento viene fatto nella scimmia. Ma ciò che appare evidente è che l’idea iniziale di differenziare delle staminali adulte per dare origine alle cellule che mancano in una malattia non ha trovato conferma nella pratica di laboratorio.

Ecco perché - conclude Cattaneo - se si vuole andare su altri fronti come il Parkinson o la Corea di Huntington, dove muoiono neuroni, bisogna concentrarsi sullo studio delle cellule che sappiamo avere una maggiore e soprattutto migliore capacità di differenziarsi, vale a dire le staminali embrionali