Ravasin: sarei felice che un medico
mi facesse l'iniezione
Nuovo appello video del 48enne, 'no all'accanimento terapeutico'
"Io ci penso tutti i giorni. Sarei felice di incontrare un medico che mi togliesse il tubo, che mi facesse l'iniezione per addormentarmi e poi togliere il tubo. Ma io non conosco nessun dottore che lo possa fare. Ho chiesto diverse volte a degli amici, ai fratelli di togliere il respiratore ma non hanno avuto il coraggio".
1 commento:
Io ci penso tutti i giorni. Sarei felice di incontrare un medico che mi togliesse il tubo, che mi facesse l'iniezione per addormentarmi e poi togliere il tubo. Ma io non conosco nessun dottore che lo possa fare. Ho chiesto diverse volte a degli amici, ai fratelli di togliere il respiratore ma non hanno avuto il coraggio". É l'ultimo appello, di Paolo Ravasin, 48 anni, malato di Sla, che ha lasciato alle telecamere di Vanguard, l'appuntamento settimanale di Current (130 Sky). Ravasin dice no all'alimentazione artificiale e all'accanimento terapeutico e ha già affidato il suo testamento biologico al web, con l'aiuto del sito lucacoscioni.it e radioradicale.it.
Nel servizio, che andrà in onda il 16 febbraio alle ore 21.10, per il ciclo Vanguard Human Rights, la giornalista Roberta Zunini affronta il tema dell'eutanasia. Tra le testimonianze raccolte anche quella di Beppino Englaro che sottolinea: "Lo stato vegetativo permanente non esiste in natura, è lo sbocco di alcune terapie rianimatorie in determinate situazioni. Solo che per la medicina questa condizione di non morte cerebrale è in una persona che può esser mantenuta in vita senza limiti, sine die, ed è questo che Eluana non voleva nella maniera più assoluta".
Il reportage arriva anche in Belgio dove dal 2002 l'eutanasia è stata legalizzata, e raccoglie la testimonianza del professor Raymond Dombrecht: sua moglie, malata terminale di cancro, chiese l'eutanasia. "Quando il medico che doveva farle l'iniezione entro nella stanza - racconta Dombrecht - lei sorrise". Poi prosegue "si addormentò tranquillamente, non c'erano segni di sofferenza sul suo volto. Era la morte più dolce che potesse avere. Non ha sofferto e non ha perso la sua dignità".
Posta un commento