giovedì 18 febbraio 2010

PUGLIA, 68ENNE MALATO DI SLA
IL COMUNE LO FA VIVERE IN 47 M²

Dovrebbe vivere in un alloggio popolare di 47 metri quadrati: troppo piccolo però per ospitare i macchinari al quale è attaccato e che gli consentono di sopravvivere. È la storia di Antonio, 68 anni, malato di Sclerosi laterale amiotrofica (Sla), che, insieme con sua moglie Anna, aspettava da quattro anni l'alloggio popolare, risultato però non idoneo ad ospitare un malato grave.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

PUGLIA, 68ENNE MALATA DI SLA
COMUNE LA FA VIVERE IN 47 M²

Anonimo ha detto...

Dovrebbe vivere in un alloggio popolare di 47 metri quadrati: troppo piccolo però per ospitare i macchinari al quale è attaccato e che gli consentono di sopravvivere. È la storia di Antonio, 68 anni, malato di Sclerosi laterale amiotrofica (Sla), che, insieme con sua moglie Anna, aspettava da quattro anni l'alloggio popolare, risultato però non idoneo ad ospitare un malato grave. La storia è pubblicata oggi su «La Gazzetta del Mezzogiorno». Quarantasette metri quadrati è la superficie prevista nelle case di 'Edilizia residenziale pubblicà per un nucleo familiare di due persone: lo stabilisce la legge regionale n.54 del 1984, che non prevede deroghe in caso di handicap. Marito e moglie hanno ottenuto l'appartamento di 47 metri quadrati in via Martiri delle Foibe, a Ruvo di Puglia, case destinate ai portatori di handicap. Appartamenti però che oltre ad essere troppo piccoli, non sono neanche idonei a causa, ad esempio, di servizi sanitari 'normalì, senza cioè maniglioni, con porte troppo strette per far passare le carrozzine. Così come non è stato assolutamente previsto lo spazio per tutti i macchinari di cui ha bisogno un malato grave. La casa è così piccola che, ad esempio, non c'è lo spazio per il respiratore, l'aspiratore di muchi, il sollevatore, la carrozzina, gli scatoloni pieni di 'pappè necessarie per l'alimentazione, e anche il 'My Toby', lo strumento che consente a chi ha perso l'uso della parola di comunicare attraverso gli occhi. Antonio lo ha adoperato qualche giorno fa per scrivere: «Chiudetemi in un istituto, così non vi stresso più». La figlia della coppia, Mariella si chiede: «Se mia madre non sta bene e ha bisogno di uno di noi, dei figli,dove potremmo stare? non sapremmo neanche dove poter dormire perchè non c'è assolutamente posto». I figli chiedono che vengano rivisti i parametri di assegnazione delle case, facendo valutazioni di merito. Intanto Anna e Antonio pagano il canone di locazione della piccola casa, senza, di fatto, averne una.

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