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SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA: ...AIUTIAMOCI A TROVARE IN QUESTO BUIO UNA LUCE ... CHE CHI DOVREBBE NON HA TEMPO O CORAGGIO DI ACCENDERE... VI LASCIO UNA VOCE CHE CON SACRIFICIO HO CONQUISTATO... MA QUESTO TRISTE E INCONSOLABILE PATRIMONIO E' DI OGNI MALATO ... DI OGNI FAMILIARE CHE PIANGE IN SILENZIO... DA QUANDO QUESTE TRE LETTERE SONO ENTRATE NELLA NOSTRA VITA E CHE MESSE INSIEME FORMANO UNA COSI' PROFONDA E INGIUSTA MALATTIA...
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Benedetto XVI è salito questa mattina sul Gianicolo per visitare l'ex Hospice "Sacro Cuore", oggi "Fondazione Roma - Hospice Sla e Alzheimer". Lo ha accolto il cardinale vicario Agostino Vallini. Ll'Hospice ospita 30 malati gravissimi e assiste quotidianamente anche venti malati di Alzheimer in day hospital e a domicilio 120 malati di tumore e altri 50 malati di Alzheimer e sei di sclerosi laterale amiotrofica
Benedetto XVI visita questa mattina l'Hospice Sacro Cuore, al Gianicolo, un centro di Cure Palliative completamente gratuite per malati terminali, di formazione e di ricerca. Il primo nucleo dell'Hospice sorse nel 1998 all'interno della Casa di Cura S. Cuore, grazie al sostegno del Circolo S. Pietro e della Fondazione Roma e con il supporto medico-scientifico del Polo Oncologico Regina Elena; nasceva in tal modo la struttura pilota dell'Italia centro-meridionale, in un momento in cui il dibattito sulle Cure Palliative era ancora agli inizi.
Dal gennaio 2005 l'Hospice unisce alle attivita' di degenza, ambulatorio e day hospital, un servizio di assistenza domiciliare giornaliera, che dai 90 malati iniziali e' aumentato nel tempo ed e' ora in grado di seguire circa 120 pazienti su tutto il territorio cittadino.
Gli oltre trenta degenti del centro sono in massima parte affetti da infermita' oncologiche, da Sla (Sclerosi Laterale Amiotrofica) o dall'Alzheimer; per quest' ultima patologia degenerativa e' stato attivato il Centro Diurno Alzheimer per la riattivazione cognitiva, motoria e funzionale delle persone colpite. Altri due aspetti concorrono a rendere il Sacro Cuore una struttura di eccellenza: la formazione e la ricerca.
Benedetto XVI è salito questa mattina sul Gianicolo per visitare l'ex Hospice "Sacro Cuore", oggi "Fondazione Roma - Hospice Sla e Alzheimer". Lo ha accolto il cardinale vicario Agostino Vallini. Ll'Hospice ospita 30 malati gravissimi e assiste quotidianamente anche venti malati di Alzheimer in day hospital e a domicilio 120 malati di tumore e altri 50 malati di Alzheimer e sei di sclerosi laterale amiotrofica
Città del Vaticano, 13 dic. (Apcom) - Papa Benedetto XVI visita questa mattina l'Hospice Sacro Cuore di Roma, al Gianicolo, un centro di cure palliative completamente gratuite per malati terminali, di formazione e di ricerca.
Gli oltre trenta degenti del centro sono in massima parte affetti da infermità oncologiche, da Sla (Sclerosi laterale amiotrofica) o dall'Alzheimer. Per motivi di privacy, oltre che di spazio, i giornalisti non sono ammessi a seguire il Papa.
L'Hospice Sacro Cuore è nato nel 1998 ed è stato la struttura pilota dell'Italia centro-meridionale in un momento in cui il dibattito sulle cure palliative era ancora agli inizi. Dal gennaio 2005 esso unisce alle attività di degenza, ambulatorio e day hospital, un servizio di assistenza domiciliare giornaliera, che dai 90 malati iniziali è aumentato nel tempo ed è ora in grado di seguire circa 120 pazienti su tutto il territorio cittadino.
A conclusione della visita all'hospice, Benedetto XVI tornerà in Vaticano per la consueta recita domenicale dell'Angelus.
Messaggio del Papa Joseph Ratzinger dopo aver visitato un centro a Roma, l’Hospice Sacro Cuore, per le persone malate di Alzheimer e Sla in fase terminale. Il Santo Padre, secondo quanto riferisce "Lastampa" avrebbe parlato delle cure palliative affermando che "sono in grado di lenire le pene che derivano dalla malattia e di aiutare le persone inferme a viverla con dignità". Ma precisa anche che "accanto alle indispensabili cure cliniche, occorre offrire ai malati gesti concreti di amore, di vicinanza e di cristiana solidarietà". Bisogna offrire ai malati "comprensione, conforto e costante incoraggiamento". E ai malati avrebbe rivolto l'invito a "non perdere mai la fiducia e la speranza" anche se la malattia è non dolo "una prova dolorosa e singolare, ma anche una via su cui è possibile incontrare il Signore e avvicinarsi alla vita vera, che non è qui". Le persone malate non sono "un peso ed un problema per la società", ma persone che hanno bisgno non solo di cure, ma anche e soprattutto di amore e di solidarietà per affrontare la malattia nel modo più dignitoso possibile, senza ricorrere alla parola "eutanasia".
E' sempre doloroso vedere un proprio caro malato, nella speranza che una cura o un farmaco possa allievare la sofferenza. Quale il vostro pensiero o le vostre esperienze?
Accolti e amati sono tutti i viventi
GIUSEPPE ANZANI
Hospice è una parola dolce, hospice è una parola dolorosa. È nel cuore che tutto si contiene, che tutto si consuma. La fede, è l’identica e suprema ragione dell’amore Dice accoglienza, dice persino un abbraccio, se si intende che le cure 'palliative' che vi si praticano prendono nome dall’immagine di un mantello ( pallium) che avvolge e ripara, conforta e riscalda, e umanamente rincuora. Ma dice dolore perché l’incontro avviene oltre il confine della speranza, se la speranza si identifica nella guarigione, non più raggiungibile. E maggiormente scava il dolore, dentro gli affetti, a mano a mano che affiora e si fa cosciente il pensiero, sempre rintuzzato d’istinto, che infine non c’è porta che chiuda più fuori il bussare della morte.
La morte, ecco l’altra parola. La morte come nemica della vita, qual è. La morte temuta, la morte combattuta dalle risorse inventive e stupende della scienza, della medicina, della farmacopea. La morte sfidata e tenuta in scacco, la morte rimontata dalle tecniche rianimatorie, dalle terapie di sostentamento vitale. Quanto è grande la gioia delle guarigioni, della vita che riprende respiro e vigore. Ma pur sempre un’ombra all’uscio, la morte, che torna a bussare prima o poi, e segna dunque un destino, una clessidra che macina, poca o tanta, una sabbia finita. Allora il problema umano si rovescia, se è l’uomo che vuol capire che cos’è la sua morte, anziché sia la morte a ghermirlo senza che lui l’abbia capita.
Capìta, sì, incontrata, 'vissuta' mi verrebbe da dire, quando essa è venuta. Sì da poter dire, alla nemica, la parola dell’incandescente sapienza, intuita e cantata da san Francesco, la parola che saluta 'sorella morte'. Io ora penso all’hospice così, alla cura della vita dentro l’accoglienza d’un mantello che lenisce il dolore, dominando quello fisico, addolcendo quello psichico, facendo 'compagnia' al cammino che non ha più possibilità di contrastare un appuntamento annunciato. Una compagnia intensa, quasi coinvolgimento profondo sulla soglia del mistero, che immette alla verità e al senso stesso della vita vissuta, dei suoi compiti assolti, delle sue gioie e dei suoi pianti, quando il grembo della morte la trasloca nell’oltre. Una presenza affettuosa che è in sé una sorta di radicale orazione al Dio della vita, una speranza nella Vita. Ieri il Papa ha visitato un hospice di Roma che cura malati di cancro in fase terminale, e malati di Alzheimer e di Sla. Nel suo discorso breve, fortemente affettuoso, io ora leggo un punto di dottrina e un punto di vita, incrociati. Tra i concetti, la dignità umana contrapposta alla 'mentalità efficientistica' che fa dei deboli un peso, mi sembra un lampo che squarcia gli inquieti orizzonti scuri sul fine-vita di tutti, che taglia corto sui quesiti fittizi e atroci di chi sarebbe degno o indegno di vivere. Ma al dunque, la verità vissuta è poi quella dei «gesti concreti dell’amore».
Rileggo, lentamente, le parole del Papa. Mi sembra di capire che il 'coraggio' è una parola imparentata con 'cuore'. La vita, la morte, tutto l’insieme, tutto il vivere, anche il 'vivere la propria morte', il capire perché si muore, il sapere in fede che la vita è più grande del transito. È nel cuore che tutto si contiene, che tutto si consuma, che la verità è accolta e amata; che accolti e amati sono tutti i viventi, nella stagione della vita e nel passaggio della morte. La fede, infine, è l’identica e suprema ragione dell’amore.
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