giovedì 6 giugno 2013

«Dare ai malati la speranza. Perché impedire loro di averla?». Se lo chiede l’avvocato Roberto Cristallini la cui assistita, la 42enne Anna Catacchio, affetta da Sclerosi Laterale Amiotrofica dal 2007, è riuscita ad ottenere grazie al suo lavoro nonché all’accoglimento delle motivazioni del ricorso da parte del giudice assegnatario del Tribunale del Lavoro di Bari, Maria Giovanna Deceglie, il permesso di ricevere la somministrazione di cellule staminali secondo la metodologia Stamina, presso l’Azienda Ospedaliera “Spedali Civili” di Brescia

1 commento:

Fabio e Fabrizio ha detto...

BARI – «Dare ai malati la speranza. Perché impedire loro di averla?». Se lo chiede l’avvocato Roberto Cristallini la cui assistita, la 42enne Anna Catacchio, affetta da Sclerosi Laterale Amiotrofica dal 2007, è riuscita ad ottenere grazie al suo lavoro nonché all’accoglimento delle motivazioni del ricorso da parte del giudice assegnatario del Tribunale del Lavoro di Bari, Maria Giovanna Deceglie, il permesso di ricevere la somministrazione di cellule staminali secondo la metodologia Stamina, presso l’Azienda Ospedaliera “Spedali Civili” di Brescia. Una decisione a suo modo storica perché, così come ci rivela lo stesso Cristallini, «nel sud, fino a tre settimane fa, solo il tribunale di Crotone aveva accolto tali richieste».



In realtà il giudice monocratico, con ordinanza ex articolo 700 del codice di procedura civile datata 22 maggio 2013, ha “obbligato” la struttura ospedaliera a procedere alla somministrazione delle cellule mesenchimali, riscontrando alcune zone “buie” del provvedimento che ha convertito in legge il decreto Balduzzi, prima fra tutte la disposizione secondo cui trattamenti quali ad esempio quelli previsti dal metodo della Stamina Foundation possano essere effettuati solo qualora siano già stati iniziati. Una limitazione a cui il giudice Deceglie si è opposto, riscontrando una violazione degli articoli 2, 3 e 32 della Costituzione.

Il provvedimento, che ha trasformato in legge il decreto Balduzzi, limita infatti la possibilità di accesso al trattamento ai casi in cui vi sia già stato “il prelievo dal paziente o da donatore di cellule destinate all’uso terapeutico e quelli che siano stati già ordinati dall’autorità giudiziaria”.

Si è acceso così un barlume di speranza per la 42enne Anna Catacchio. Speranza rappresentata anche dall’avvocato Cristallini il quale, grazie al fatto che la signora fosse già in possesso di una prescrizione del pediatra-immunologo Marino Andolina, medico del trattamento Stamina, è riuscito ad ottenere il tanto agognato provvedimento d’urgenza dal tribunale del Lavoro di Bari.

Era stata la stessa società, secondo quanto rivelato dall’avvocato, a consigliare Anna Catacchio di rivolgersi presso un legale per poter presentare ricorso d’urgenza.

Ora la signora Catacchio è in attesa di essere chiamata a Brescia per poter essere ricoverata e quindi sottoposta alle prime infusioni.

Angelo Fischetti