lunedì 31 agosto 2009

Si allunga la lista dei calciatori vittime di una malattia che non lascia scampo.

Sono circa 40 gli ex giocatori colpiti da: SLA


Petrini chiede risposte più concrete alla FIGC

Carlo Petrini, ex giocatore ed oggi stimato scrittore, critica aspramente le conclusioni della commissione scientifica della Federcalcio circa lo studio sulle possibili cause che determinano l’insorgenza della SLA (o morbo di Gehrig). L’ex centravanti del Milan (di cui è uscito recentemente “Centravanti Nato”, un ottimo DVD sulla sua vita) torna ad attaccare duramente l’atteggiamento tenuto dei vertici del calcio nazionale circa le presunte correlazioni fra il calcio e la tremenda malattia: «E’ incredibile: nonostante Lou Gehrig sia morto nel 1941, e da allora siano stati fatti impercettibili “passi avanti” nella ricerca sulle possibili cause che determinano la SLA, la Federcalcio nei giorni scorsi ha stabilito che il calcio non c’entra. La scienza non ha saputo dare delle risposte concrete negli ultimi 70 anni – continua Petrini - ed in Italia gli ex calciatori si ammalano di SLA in una misura dieci volte superiore alla media nazionale, ma la Federcalcio ha stabilito che non c’è relazione fra il calcio e la SLA.

E’ possibile però, stando sempre al comunicato della FIGC, che l'abuso di farmaci, in particolare degli antiinfiammatori, potrebbe essere uno dei fattori della malattia. Ma se questo abuso di farmaci dipende dall’attività sportiva come si può affermare che il calcio non c’entra ? In fondo, il 95% dei farmaci assunti da un calciatore hanno diretta correlazione con la professione, quindi perché escludere in maniera così superficiale una possibile concausa di cui la Federazione stessa ammette l’esistenza ? Resto dell’idea – conclude Petrini - che l’omertà sui trattamenti sanitari che vige nel mondo del calcio sia uno dei veri nemici della ricerca sulle possibili cause dell’insorgenza di forme di SLA negli ex giocatori»

5 commenti:

Anonimo ha detto...

re nuovi casi di morbo di Gehrig nel calcio italiano, tra il 2004 e il 2006. Uno dei tre giocatori colpiti dalla mortale malattia - altrimenti nota come Sla, sclerosi laterale amiotrofica - è un ex centravanti di serie A, poco più che quarantenne. Non ne scriviamo nome e cognome perché non gradisce che la sua storia venga resa pubblica. Gli altri due ammalati sono ex professionisti con discrete carriere negli anni Ottanta. Gli esiti della ricerca condotta dal dottor Gabriele Mora, della Fondazione Salvatore Maugeri di Pavia, e dal professor Adriano Chiò, del Dipartimento di Neuroscienze di Torino, appaiono inquietanti. «Abbiamo indagato su 7.325 calciatori italiani - spiega il dottor Mora -. Le statistiche generali dicevano che in un campione così ristretto di popolazione il rischio di contrarre la Sla era pari allo 0,5/0,7 per cento. Al massimo avremmo dovuto trovare un malato. Anzi, neppure quello. Invece, tra 7.325 persone dedite al calcio, otto risultano attaccate. Tante, troppe».

Anonimo ha detto...

Facciamo chiarezza: i calciatori colpiti - italiani oppure stranieri che hanno giocato da noi - sono più degli 8 evidenziati dall' indagine di Mora e Chiò, effettuata su una piccola comunità e limitata nel tempo. L' inchiesta condotta dal magistrato Raffaele Guariniello della Procura di Torino, su un più ampio «range» temporale, certifica circa 40 casi di Sla tra ex giocatori. Pochi sanno, ad esempio, che anche Fulvio Bernardini, centromediano della Roma anni Trenta e poi c.t. della Nazionale, morì nel 1984 del morbo di Gehrig. 6 casi ogni 100.000 abitanti è il livello di diffusione della Sla nel nostro Paese. Una ricerca dimostra che su un campione di 7.325 calciatori sono stati individuati 8 ammalati di questo morbo. Evidente la sproporzione.

Anonimo ha detto...

FATTORI - Il dottor Mora non è allarmista: «Non mi sento di definire la Sla malattia professionale del calcio e se avessi un figlio maschio lo lascerei giocare a pallone. Verosimilmente, però, il football, abbinato ad altri fattori, può scatenare l' insorgere del morbo». Quali fattori? «La predisposizione genetica, quello 0,1 per cento del Dna che differenzia ciascuno di noi; i ripetuti traumi alle gambe; l' intensa attività agonistica; il venire a contatto con pesticidi e diserbanti usati per mantenere l' erba dei campi da gioco; l' abuso di farmaci, in particolare degli antinfiammatori. Ecco, consiglio ai calciatori di non imbottirsi di anti-dolorifici per giocare a tutti i costi, a dispetto dell' acciacco. Non bisogna forzare il corpo, botte e traumi devono essere assorbiti nei dovuti tempi». I colpi di testa? «Possono incidere. C' è un' evidenza: i calciatori sviluppano la forma bulbare di Sla, con danni prevalenti al blocco facciale».
CENTROCAMPISTI A RISCHIO - Il lavoro di Mora e Chiò - un «report» di imminente pubblicazione, realizzato con la consulenza della dottoressa Caterina Bendotti e finanziato dalla Fondazione Vialli e Mauro - dice un' altra cosa interessante: i centrocampisti sono più a rischio. Questi i ruoli degli 8 malati individuati da Mora e Chiò: sei mediani e/o registi, un difensore e un attaccante. In assoluto si consideri che non risulta esserci mai stato un portiere affetto da morbo di Gehrig. Il dottor Mora: «I centrocampisti corrono più degli altri, prendono colpi in decine di contrasti. Hanno la massa magra più elevata, possono sovraccaricarsi di sforzi prolungati. Non è casuale che i portieri risultino immuni ed è significativo che in una ricerca avviata su basket e ciclismo non si siano trovati ammalati». La Sla prolifera nel football americano. «Vero. E stiamo per scandagliare il rugby».
CLUB RICORRENTI - Nella Sla-story del calcio italiano alcuni club ricorrono più di altri. La Sampdoria del 1958-59, tre morti: Tito Cucchiaroni, Ernst Ocwirk, Guido Vincenzi. Il Como, in diversi periodi: Piergiorgio Corno, Adriano Lombardi, Albano Canazza. Si sospetta del doping e in particolare degli anabolizzanti, ma l' equazione è complicata: se c' entrasse il doping, ci sarebbe stata una strage di ciclisti, invece i campioni della bici sembrano esenti da Sla. Mora: «Sta per arrivare in Italia il dottor Walter Bradley dell' università di Miami. Ci ha chiesto di condurlo sui campi di alcuni stadi. Bradley, negli Usa, lavora su un possibile nesso tra insorgenza di Sla e cianobatteri presenti in alcuni terreni da gioco». L' Italia è all' avanguardia nella lotta alla Sla. «Sull' onda degli studi italiani, si sono mossi gli inglesi. E hanno già imboccato una pista: tre calciatori di seconda divisione affetti da Sla, tutti e tre del Sud dell' Inghilterra». Brutta bestia il morbo di Gehrig, ma dieci anni fa pochi ricercatori se ne occupavano. Oggi è diverso: più medici impegnati, più finanziamenti, più attenzione delle case farmaceutiche. Insomma, ci sono speranze

Anonimo ha detto...

Il 29 novembre scorso è morto l'ex capitano e allenatore dell'Avellino Adriano Lombardi, a causa della Sla, conosciuta anche come morbo di Gehrig (Henry Louis Gehrig, giocatore di baseball statunitense, stabilì uno dei record più significativi nella storia dello sport, giocando per 2130 partite consecutive dal suo esordio fino al suo ritiro, causato dalla malattia che oggi è nota con il suo nome).
Calciatore negli anni '70 e '80, Lombardi si è spento a Mercogliano, in provincia di Avellino, all’età di 62 anni.
Era stato colpito da Sla (Sclerosi laterale amiotrofica), la malattia che ha già ucciso diversi ex giocatori tra cui l'ex capitano del Genoa Signorini, a soli 42 anni nel novembre 2002. E che ultimamente sta divenendo un fenomeno sempre più frequente tra gli ex calciatori.

L'agenzia Ansa ha ricostruito gli inquietanti precedenti nel calcio.
Il primo caso in Italia risale addirittura al 1973, anno in cui morì Armando Segato: ex centrocampista di Cagliari, Fiorentina e Udinese, con presenze anche in azzurro. Nel 1980 morì Ernst Ocwirk, ex giocatore austriaco della Samp degli anni Sessanta.
Dopo di loro furono in tanti a fare la stessa triste fine. Prima di Lombardi, Minghelli (tre anni fa) e Signorini, che rimane ancora oggi il simbolo di questa malattia che uccide nel calcio come in nessun altro sport.
Dopo di loro furono in tanti a fare la stessa triste fine. Prima di Lombardi, Minghelli (tre anni fa) e Signorini, che rimane ancora oggi il simbolo di questa malattia che uccide nel calcio come in nessun altro sport.
Ci furono i casi di Ubaldo Nanni, dell'ex calciatore sempre del Pisa della fine degli anni '70, e dell'ex difensore dell'Inter, Samp e nazionale Guido Vincenzi.
Tra le morti sospette quella dell'ex milanista Giorgio Rognoni, morto a 40 anni, e di alcuni giocatori della Fiorentina degli anni Settanta.
Tra loro Bruno Beatrice, Nello Saltutti, Ugo Ferrante e Giuseppe Longoni: il primo fu stroncato dalla leucemia, il secondo d'infarto, il terzo da un tumore alle tonsille, l'ultimo per uno vasculopatia cardiaca.

Per tutti come per altri loro compagni di allora, sopravvissuti a malanni vari (tra loro anche De Sisti, Mattolini, Antognoni e Caso) nel 2005 la procura di Firenze aprì un'inchiesta su richiesta della vedova di Beatrice, ipotizzando a scatenare le malattie in realtà fosse stato l'uso di sostanze dopanti.
Per tutti come per altri loro compagni di allora, sopravvissuti a malanni vari (tra loro anche De Sisti, Mattolini, Antognoni e Caso) nel 2005 la procura di Firenze aprì un'inchiesta su richiesta della vedova di Beatrice, ipotizzando a scatenare le malattie in realtà fosse stato l'uso di sostanze dopanti.
Gli ex calciatori colpiti dalla Sla sono più di quaranta.
Il procuratore di Torino Guariniello, sempre molto attivo su questo fronte, ha chiesto l'intera documentazione relativa alle ultime fasi della malattia.
La percentuale di casi fra gli ex calciatori è di oltre cinque volte superiore all’incidenza nella popolazione generale.

Anonimo ha detto...

Sui calciatori di questi club si concentrerà il terzo screening dei consulenti di Guariniello.
Il primo, concluso nel 2001, indicò i primi allarmanti dati sul fenomeno partendo dall’almanacco Panini, dagli iscritti all’Enpals, l’ente che eroga la pensione anche agli ex calciatori e da 24 mila giocatori in attività sino al 1972.
Con il secondo studio consegnato recentemente al magistrato l’indagine è stata estesa ai successivi 24 anni, ha riguardato 7325 professionisti ed ha evidenziato che in particolare il rischio di ammalarsi di Sla «non si è affatto diluito nel tempo».
Cade l’ipotesi che fosse un fenomeno degli Anni 60-70. Si allunga la lista dei calciatori vittime del morbo di Gehrig. Lo scrive la Gazzetta dello Sport.
Ci sarebbero tre nuovi casi e si tratta di una malattia che non lascia scampo.
Dei tre nuovi casi, accertati tra il 2004 e il 2006, uno è un centravanti della serie A degli anni Ottanta e Novanta, poco più che quarantenne. Gli altri due ammalati sono ex professionisti con discrete carriere negli anni Ottanta.

Gli esiti della ricerca condotta dal dottor Gabriele Mora, della Fondazione Salvatore Maugeri di Pavia, e dal professor Adriano Chiò, del Dipartimento di Neuroscienze di Torino, sono inquietanti: "Abbiamo indagato su 7.325 calciatori italiani. Le statistiche generali dicevano che in un campione così ristretto di popolazione il rischio di contrarre la Sla era pari al 0,5/0,7 per cento. Al massimo avremmo dovuto trovare un malato, neanche quello. Invece, tra 7.325 persone dedite al calcio, otto risultano attaccate, troppe".
L'indagine di Mora e Chiò si basa su un lasso di tempo ristretto e su un campione limitato. Ma la ricerca voluta dal Procuratore della Repubblica di Torino Raffaele Guariniello, su un campo più ampio di tempo, evidenzia 40 casi di Sla tra ex giocatori.
La gazzetta ci ricorda che anche Fulvio Bernardini, centromediano della Roma anni Trenta e ct della Nazionale, morì nel 1984 per il morbo di Gehrig.
Il dottor Mora avverte: " Non mi sento di definire la Sla malattia professionale del calcio. Verosibilmente però, il pallone, abbinato ad altri fattori, può scatenare l'insorgere del morbo".

Quali fattori? "La predisposizione genetica; ripetuti traumi alle gambe; l'intensa attività agonistica; il venire a contatto con pesticidi e diserbanti usati per mantenere l'erba dei campi di gioco: l'abuso di farmaci, in particolare degli antinfiammatori. Consiglio a giocatori di non imbottirsi di anti-dolorifici per giocare a tutti i costi."
I colpi di testa? "Possono incidere: i calciatori sviluppano la forma bulbare di Sla, con dnni prevalentemente al blocco facciale".
Altro particolare interessante della ricerca di Chiò e Mora sono i ruoli dei calciatori colpiti: i centrocampisti sono più a rischio. Degli otto malati individuati: sei sono mediani o registi, un difesore e un attaccante. Nella storia della malattia non risultano portieri.
Il dottor Mora spiega: "I centrocampisti corrono di più degli altri, prendono colpi in decine di contrasti. Hanno la massa magra più elevata, possono sovraccaricarsi di sforzi prolungati. Non è casuale che i portieri risultino immuni e che nessun caso sia segnalato nel basket o nel ciclismo".

La Sla invece prolifera nel football americano "e stiamo indagando ora il rugby" continua Mora.
I sospetti si concentrano sul doping ma l'equazione non è semplice: come si spiega che nel ciclismo non risultino casi?
Uno studio recente effettuato in Italia e pubblicato da Recenti Progressi in Medicina ha infatti registrato un’incidenza maggiore tra la popolazione dei calciatori professionistici rispetto a quella generale, ma finora non erano state registrate anomalie tra i calciatori dilettanti, tanto che tra le ipotesi più gettonate sulla causa dell’incidenza anomala della Sla tra i professionisti del pallone c’era quella del doping o comunque del ricorso anomalo a farmaci. Da Lou Gehrig a Adriano Lombardi: quasi 70 anni di storia del rapporto tra sclerosi laterale amiotrofica e sport.