La preghiera di Katy, malata di sla:
«Amore, portami a Lourdes»
L’appello al marito. La donna è bloccata in un letto ormai da 7 anni
Gli occhi di Katy si muovono veloci sulle lettere del comunicatore vocale. Occhiate febbrili a comporre quella frase. «Tony, perché non ci proviamo anche noi?». La televisione accesa in cucina ha appena comunicato la notizia della guarigione miracolosa, del “dono” che una pensionata di Potenza avrebbe ricevuto dopo un viaggio a Lourdes. La sclerosi laterale che scompare da un giorno all’altro, una misteriosa voce che la invita ad alzarsi dalla carrozzella e a camminare. E Katy, 38 anni e dal 2002 imprigionata in un letto proprio per colpa della Sla, ha scelto di credere. «Sì, Tony. Proviamoci anche noi. Andiamo a Lourdes».A restare intrappolata in un corpo divenuto uno scafandro, Katy non si è mai rassegnata. Un giorno dopo l’altro ha imparato ad accettarsi, ad affrontare la malattia a testa alta, ad andare avanti nella certezza che domani sarà un giorno migliore. A giugno, Katy è riuscita anche a coronare il sogno di sempre, sposare il suo Antonio. L’uomo al quale ora si aggrappa per dimostrare ancora una volta che la speranza è più forte della malattia.«A sentir parlare di miracolo un po’ siamo rimasti impressionati, non lo nascondo». Antonio Apruzzese parla anche a nome di sua moglie. E ammette che quella guarigione incomprensibile anche per i medici è stata «un’apertura». Una notizia che ha restituito «un nuovo senso» alla loro esistenza. «Ne abbiamo discusso a lungo - continua Apruzzese -, un confronto tranquillo ma sentito. Molto profondo. Perché noi, alla fine, ci crediamo anche in un miracolo».Katy e Antonio hanno la fortuna di essere credenti. La fede non l’hanno persa nemmeno nei momenti più difficili, quando il corpo iniziava a perdere progressivamente le sue funzioni, a rifiutarsi di rispondere ai comandi impartiti da un cervello sempre più solo e lontano. Chiuso in un simulacro di carne. Tutto iniziò con un formicolio alla mano sinistra. Era il 2002. Poi i movimenti che diventavano ogni giorno più difficili, terribilmente faticosi. Infine la paralisi e la perdita della parola. Ora Katy può comunicare solo indicando le lettere dell’alfabeto con gli occhi. E ieri mattina, quegli occhi hanno chiesto di giocare l’ultima carta. «Ci piacerebbe riuscire a raggiungere Lourdes - racconta Antonio -, ma mi rendo conto che esistono delle difficoltà tecniche non trascurabili. Katy non si può muovere liberamente, ha bisogno di restare attaccata a un respiratore. Speriamo che questi dettagli si possano superare». Ma una famiglia colpita dalla Sla ha ancora la forza di pregare? «Certo, lo facciamo spesso. A volte viene a casa anche il prete e preghiamo tutti insieme. E a volte il dolore, lo scoramento, sono troppo forti. Ma la speranza lo è ancora di più. Sapere che qualcuno dalla Sla è guarito ha dato un nuovo senso alla nostra esistenza»
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