giovedì 15 maggio 2008

SLA e ANTIBIOTICI
NOTIZIE SPESSO NON UFFICIALI NON BASATE SU ALCUNA DOCUMENTAZIONE RIPORTANO MIGLIORAMNETI INASPETTATI DOPO LA SOMMINISTRAZIONE DI ANTIBIOTICI, ULTIMA NOTIZIA CON LA "CLINDAMICINA", MA SPESSO GLI STESSI ENTUSIASMI SONO SMENTITI DA DOCUMENTAZIONI SCENTIFICHE CHE IN ALCUNI CASI ( vedi: MINOCICLINA ) SI SONO DIMOSTRATI AL CONTRARIO DANNOSI:
IL MIO PENSIERO:
Sospetto è che alla base della SLA ci possa essere una multifattorialità: ( piu' cause )
con particolare attenzione
all' effetto di tossici e inquinanti ambientali e/ o agenti patogeni infettivi,
non escludo in sinergismo a cofattori non meno importanti quali:
stress cronico, stati ansiosi- depressivi trascurati:
Se avessi la possibilità di eseguire una raccolta anamnestica di ogni malato di SLA
potrei provare a vedere se questa
correlazione è solo una ipotesi o trova fondamento nella mia piccola esperienza,
purtroppo non esiste una informattizzazione dei dati anamnestici dei pazienti e non ho ancora trovato un interesse in chi potrebbe raccogliere questi dati.
SAREI PRONTO A FARLO ATTRAVERSO IL BLOG MA NON CONOSCO LA VOSTRA DISPONIBILITA' A COMPILARE UN EVENTUALE QUESTIONARIO:
Vi lascio qulche informazione a riguardo l'antibiotico di cui si parla:
Clindamicina

La clindamicina è attiva sui cocchi Gram positivi, compresi gli stafilococchi resistenti alla penicillina, e anche su molti anaerobi, soprattutto Bacteroides fragilis. Si concentra bene nell’osso ed è escreta nella bile e nelle urine.

La clindamicina è consigliata per le infezioni stafilococciche dell’osso e delle articolazioni, come l’osteomielite, e per le sepsi intraddominali; rappresenta un'alternativa ai macrolidi per la erisipela o la cellulite nei pazienti allergici alla penicillina. La clindamicina è anche indicata per le infezioni causate dallo Staphylococcus aureus resistente alla meticillina nelle infezioni delle bronchiectasie, nelle infezioni dell'osso e delle articolazioni, nelle infezioni della cute e dei tessuti molli.

E' usata anche per la profilassi dell’endocardite in pazienti allergici alla penicillina Prevenzione dell’endocardite in pazienti con valvulopatie, difetti del setto, dotto arterioso pervio, protesi valvolare o storia di endocardite (indicazione non registrata in Gran Bretagna né in Italia).

La clindamicina ha un utilizzo limitato a causa dei suoi effetti indesiderati gravi. Il più pericoloso è la colite da antibiotici (Colite associata agli antibiotici) che può essere fatale ed è più frequente in donne di mezza età e anziane, soprattutto dopo interventi chirurgici.
Nonostante questa malattia possa manifestarsi con gran parte degli antibatterici è stata più spesso osservata con la clindamicina. Alla comparsa di diarrea i pazienti dovrebbero quindi interrompere subito il trattamento.

Infezioni del cavo orale
La clindamicina non deve essere usata di routine per le infezioni del cavo orale perché è meno efficace delle penicilline contro i germi anaerobi e ci può essere resistenza crociata nei batteri resistenti all’eritromicina. La clindamicina è indicata per il trattamento dell'ascesso dentoalveolare non responsivo a penicillina o metronidazolo.

Clindamicina
Indicazioni Clindamicina:
infezioni stafilococciche delle ossa e delle articolazioni, peritonite; profilassi dell’endocardite, Prevenzione dell’endocardite in pazienti con valvulopatie, difetti del setto, dotto arterioso pervio, protesi valvolare o storia di endocardite (indicazione non registrata).

Avvertenze
Sospendere subito in caso di diarrea o colite; insufficienza epatica o renale; controllare la funzionalità epatica e renale per terapie prolungate nei neonati e nei bambini; gravidanza; allattamento (Clindamicina); evitare la somministrazione endovenosa rapida.

Interazioni Clindamicina.
Controindicazioni Stati diarroici; nei neonati evitare le iniezioni contenenti alcol benzilico (controllare la lista degli eccipienti).

Effetti indesiderati
Diarrea (interrompere il trattamento), malessere addominale, esofagite, nausea, vomito, colite da antibiotici; ittero; segnalate leucopenia, eosinofilia, agranulocitosi e trombocitopenia; segnalati rash cutaneo, prurito, orticaria, reazioni anafilattoidi, sindrome di Stevens-Johnson, dermatite esfoliativa e vescicolo-bollosa; dolore, edema e ascessi dopo iniezione intramuscolare; tromboflebiti dopo iniezione endovenosa.

Posologia
Per via orale, 150-300 mg ogni 6 ore; fino a 450 mg ogni 6 ore nelle infezioni gravi; bambini: 3-6 mg/kg ogni 6 ore.

Si consiglia ai pazienti di sospendere subito il farmaco e contattare il medico in caso di diarrea; le capsule dovrebbero essere inghiottite con un bicchiere d’acqua.

Per iniezione intramuscolare profonda o infusione endovenosa, 0,6-2,7 g al giorno (in 2-4 dosi); nelle infezioni che mettono a rischio la sopravvivenza, fino a 4,8 g al giorno;
dosi singole oltre i 600 mg solo per infusione endovenosa;
le dosi singole per infusione endovenosa non devono superare 1,2 g.

Bambini: oltre 1 mese, 15-40 mg/kg al giorno in 3-4 dosi; nelle infezioni gravi, almeno 300 mg al giorno indipendentemente dal peso.


PRODOTTI

Clindamicina Fosfato Hikma (Hikma Italia)
G/G Descrizione Principio Attivo Prezzo Ricetta Classe SSN
G 600 mg/4 ml soluzione iniettabile 5 fiale da 4 ml clindamicina fosfato (FU) € 20,68 RR A

Clindamicina Ibi (IBI)
G/G Descrizione Principio Attivo Prezzo Ricetta Classe SSN
G 600 mg/4 ml soluz. iniett. 1 fiala 4 ml clindamicina fosfato (FU) € 4,55 RR A

Dalacin-C (Pfizer Italia)
G/G Descrizione Principio Attivo Prezzo Ricetta Classe SSN
150 mg 12 capsule clindamicina cloridrato (FU) € 5,07 RR A

Dalacin-C Fosfato (Pfizer Italia)
G/G Descrizione Principio Attivo Prezzo Ricetta Classe SSN
G 600 mg/4 ml soluzione iniettabile 1 fiala clindamicina fosfato (FU) € 5,60 RR A



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3 commenti:

Fabio e Fabrizio ha detto...

Antibiotici: lincosamidi

Clindamicina

La Clindamicina è un antibiotico attivo principalmente sui batteri Gram positivi e su molti anaerobi, e viene impiegata nel trattamento delle infezioni del tratto respiratorio, della pelle, a livello pelvico e vaginale, dell’addome, nella profilassi dell’endocardite e nelle infezioni stafilococciche delle ossa e delle articolazioni.
Tuttavia, il suo impiego è limitato dai gravi effetti indesiderati che causa.

L’evento avverso più grave è la colite da antibiotico con esito anche fatale. Si presenta soprattutto nelle donne di mezza età e nelle donne anziane, sottoposte ad interventi chirurgici.

In caso di terapia prolungata nei neonati e nei bambini, è consigliato il controllo della funzionalità renale ed epatica. Lo stesso dicasi per la gravidanza e l’allattamento.

E’ sconsigliata la somministrazione di Clindamicina per via endovenosa rapida.

La Clindamicina si concentra nelle ossa e viene escreta sia a livello biliare che urinario.

Gli effetti indesiderati maggiormente riscontrati durante il trattamento con Clindamicina sono: diarrea, vomito, nausea, malessere addominale, colite da antibiotico, ittero, alterazione della funzionalità epatica, neutropenia, eosinofilia, agranulocitosi, trombocitopenia, rash cutaneo, orticaria, prurito, reazioni anafilattiche, eritema multiforme, dermatite esfoliativa e vescicolo-bollosa, dolore, edema, ascessi a seguito della somministrazione intramuscolare e tromboflebiti a seguito della somministrazione endovenosa.

Prodotti a base di Clindamicina: Clindamicina, Dalacin C, Dalacin C fosfato.


Xagena2006


Una cefalosporina sembra proteggere i nervi in un modello animale di sclerosi laterale amiotrofica

Ricercatori della Johns Hopkins University ritengono che alcuni antibiotici possano essere di aiuto per i pazienti con malattia di Lou Gehrig, detta anche sclerosi laterale amiotrofica.

Lo studio eseguito in un modello animale ( topi geneticamente ingegnerizzati a sviluppare la sclerosi laterale amiotrofica ) è consistito nella somministrazione per via iniettiva del Ceftriaxone ( Rocephin ), un antibiotico cefalosporinico.

La terapia ha migliorato la sopravvivenza ed ha ridotto i sintomi della malattia.

L’antibiotico “accende‿ un gene che codifica una proteina che rimuove l’eccesso di glutammato a livello cerebrale.

Il glutammato favorisce la trasmissione dei segnali attraverso i nervi.
Quando è presente in modo eccessivo può provocare un danno ai nervi.( Xagena2005 )

Fonte: Nature, 2005

L’Isotretinoina produce cambiamenti nel funzionamento cerebrale

Nonostante siano stati segnalati casi che indicano una relazione tra l’Isotretinoina ( Roaccutan ), un trattamento per l’acne, e lo sviluppo di depressione e suicidio, l’argomento rimane ancora controverso.

L’Isotretinoina, per poter causare depressione, deve esercitare un effetto a livello cerebrale.

Sono stati valutati gli effetti dell’Isotretinoina sul funzionamento cerebrale nei pazienti con acne.

Il funzionamento cerebrale negli adulti è stato misurato mediante tomografia ad emissione di positroni prima e dopo 4 mesi di trattamento con Isotretinoina ( n = 13 ) o un antibiotico ( n = 15 ).

L’Isotretinoina, ma non il trattamento con l’antibiotico, è risultato associato ad un ridotto metabolismo cerebrale nella corteccia orbito-frontale ( - 21% versus 2% per l’antibiotico ).

Questo studio ha indicato che il trattamento con Isotretinoina è associato a cambiamenti nel funzionamento cerebrale.( Xagena2005 )

Bremmer JD et al, Am J Psychiatry 2005; 162: 983-991


Un solo ciclo di trattamento di massa con Azitromicina può interrompere la trasmissione dell’infezione oculare da Chlamydia trachomatis

Il tracoma, causato da un’infezione oculare ripetuta da Chlamydia trachomatis, è un’importante causa di cecità.

Uno studio ha valutato l’efficacia di un trattamento di massa con l’antibiotico Azitromicina in una comunità della Tanzania, dove l’infezione da Chlamydia trachomatis è endemica.

Al basale, 956 dei 978 residenti ( 97.8% ) hanno ricevuto una dose per os di Azitromicina o, qualora l’Azotromicina fosse controindicata, un trattamento con un unguento oculare a base dell’antibiotico Tetraciclina.

La prevalenza di infezione si è ridotta dal 9.5%, prima del trattamento di massa, al 2.1% a 2 mesi e allo 0.1% a 24 mesi.

L’incidenza e l’intensità dell’infezione sono rimaste basse per i 2 anni successivi al trattamento.

Un solo ciclo di trattamento di massa con Azitromicina può interrompere la trasmissione dell’infezione oculare da Chlamydia trachomatis.( Xagena2004 )

Salomon A W et al , N Engl J Med 2004 ; 351 : 1962-1971


L’antibiotico Telitromicina può aggravare la miastenia gravis

Ci sono state 10 segnalazioni di esacerbazione di miastenia gravis nei pazienti che hanno assunto Telitromicina ( Ketek ).
Tutti i casi hanno interessato persone già affette dalla malattia .

La Telitromicina è il capostipite di una nuova classe di antibiotici, i ketolidi , e trova indicazione nel trattamento delle esacerbazioni acute della bronchite cronica, sinusite e nella polmonite acquisita nella comunità.

L’antibiotico non dovrebbe essere impiegato in associazione ai seguenti farmaci: Ergotamina , DiidroErgotamina , Terfenadina , Astemizolo , Cisapride , Pimozide .
Inoltre la Telitromicina non dovrebbe essere somministrata se il paziente sta assumendo farmaci ipolipemizzanti.
La Telitromicina è anche controindicata nei pazienti a cui è stata diagnosticata la sindrome dell’allungamento del QT.

Uno dei più comuni effetti indesiderati della Telitromicina è la diarrea.
Una diarrea grave e/o protratta o con tracce di sangue , durante o dopo l’assunzione della Telitromicina potrebbe essere il segnale di un’infezione intestinale (colite pseudomembranosa ). ( Xagena2003 )
L’antibiotico Minociclina ritarda la progressione della sclerosi laterale amiotrofica

Ricercatori del Brigham and Women’s Hospital di Boston ( Usa ) hanno identificato i meccanismi mediante i quali l’antibiotico Minociclina inibisce il processo che conduce alla morte cellulare a livello cerebrale alla base della sclerosi laterale amiotrofica , una malattia neurologica a decorso fatale.
La sclerosi laterale amiotrofica è anche conosciuta come malattia di Lou Gehrig.

L’antibiotico Minociclina aveva già dimostrato di possedere , sempre a livello sperimentale , proprietà neuroprottetive nei confronti di altre condizioni neurologiche.

Utilizzando modelli murini , i Ricercatori hanno dimostrato che la Minociclina blocca il rilascio del citocromo c nel citoplasma, arrestando in tal modo il processo apoptotico ( morte cellulare).
Infatti nel citoplasma il citocromo c attiva l’enzima caspasi-3, che innesca il meccanismo di morte cellulare, particolarmente a carico dei neuroni motori.

I pazienti con sclerosi laterale amiotrofica vanno incontro ad un progressivo declino fisico con paralisi e danno motorio.
L’aspettativa di vita in questi pazienti è di 3-5 anni dall’insorgenza dei sintomi.

Attualmente l’unico farmaco di provata efficacia è il Rituzolo , ma la sua azione è limitata e si osserva un allungamento della sopravvivenza di circa 3 mesi

L’identificazione del meccanismo d’azione della Minociclina potrà in futuro risultare utile anche per altre patologie neurologiche , quali la Corea di Huntington , la malattia di Parkinson e la malattia di Alzheimer.

Carlo Franzini


Xagena2002


Reazioni avverse epatiche con l’antibiotico Minociclina

La Minociclina ( Minocin ) è un antibiotico che viene impiegato nel trattamento dell’acne grave, ma il suo impiego può essere associato a gravi reazioni avverse, tra cui alcuni rari casi di disfunzione epatica.

L’ADRAC ( Australian Adverse Drug Reactions Bulletin ) ha ricevuto 41 segnalazioni di reazioni epatiche di cui 21 casi di epatite, in soggetti che assumevano Minociclina.
Quindici pazienti avevano meno di 21 anni.

In maggioranza le reazioni epatiche erano di tipo epatocellulare.

Il tempo di insorgenza delle reazioni colestatiche era inferiore alle 4 settimane, mentre il danno epatocellulare è emerso dopo mesi o anni.

Nessuno dei pazienti è morto o ha richiesto trapianto di fegato.

Altre gravi reazioni avverse associate alla Minociclina comprendono: effetti sul sistema nervoso centrale, alterazione della pigmentazione cutanea ed ipertensione intracranica benigna. ( Xagena2003 )

Fonte: ADRAC, 2003


MA NEL 2002 SI DICEVA:
Sclerosi laterale amiotrofica : incoraggianti risultati con l’impiego della Minociclina

La Minociclina ( Minocin ) è un antibiotico tetraciclinico, che ha già dimostrato di possedere effetti neuroprotettivi in diversi modelli di malattie neurodegenerative attraverso un meccanismo non noto.
I Ricercatori del Brigham and Women’s Hospital e dell’Harvard Medical School a Boston (Usa) hanno valutato gli effetti neuroprotettivi della Minociclina in topi geneticamente ingegnerizzati per la sclerosi laterale amiotrofica.
Il trattamento con Minociclina ha ritardato l’insorgenza dei sintomi motori e prolungato la sopravvivenza.
La Minociclina sembra inibire il rilascio del citocromo c nel citoplasma, bloccando in tal modo il processo apoptotico (morte cellulare).

Friedlander RM et al, Nature 2002; 417: 74-78

Approfondimenti sul sito:

NeurologiaOnline.net

(Xagena 2002)



Distrofie muscolari, la ricerca continua

E’ in corso presso i NIH uno studio riguardante l’impiego della Gentamicina, un antibiotico , nella distrofia di Duchenne.

Le distrofie muscolari sono un gruppo di malattie che indeboliscono i muscoli scheletrici deputati al movimento. Tutte le forme di distrofia muscolare vanno incontro ad un progressivo peggioramento. In alcune forme di distrofia muscolare vengono ad essere coinvolti anche organi come il cuore, l’apparato gastroenterico, le ghiandole endocrine, la pelle, gli occhi . Le distrofie hanno un’origine genetica. Sono state ad oggi scoperti molti difetti genetici che possono provocare le varie forme di distrofie, ma non ancora tutti. Nonostante questi sforzi l’aspettativa di vita e la qualità della vita di questi pazienti non è stata migliorata.
Non esistono ad oggi terapie per arrestare il progredire della malattia.
Per la distrofia di Duchenne i corticosteroidi possono essere d’aiuto, ma presentano effetti indesiderati che ne sconsigliano l’uso protratto soprattutto nei bambini. Ad oggi l’unico intervento in grado di rallentare il progresso della malattia è l’esercizio fisico .
Una delle proteine coinvolta nella distrofia è la distrofina, la cui assenza è caratteristica della distrofia di Duchenne e di Becker., la sua sostituzione, in via teorica ,potrebbe ripristinare le normali condizioni muscolari. Ai National Institute of Health negli Stati Uniti d’America è in corso uno studio con l’impiego della gentamicina, un vecchio antibiotico.
I primi risultati della somministrazione di gentamicina ad animali affetti da distrofia di Duchenne , studio compiuto presso l’Università di Pennsylvania , sono stati incoraggianti.
Un altro fronte di ricerca è rappresentato dalla terapia genica.
I virus adenoassociati sono preferiti agli adenovirus per la minore capacità di provocare risposte immnunologiche ed infiammatorie. Tuttavia i virus adenoassociati possono trasportare piccole sostanze e non sono così capienti da contenere una proteina come la distrofina.
Altre strategie prevedono l’impiego di DNA “nudo‿, il trapianto di mioblasti, gli oligonucleotidi .
Sono in corso screening per ricercare una sostanza in grado di “riattivare‿ l’urotrofina. L’urotrofina è una proteina simile alla distrofina, prodotta durante il periodo embrionale.
Questa proteina se riattivata potrebbe sostituire la distrofina, in modo fisiologico.


Carlo Franzini


Xagena2001



Antibiotici per la sclerosi laterale amiotrofica?
Stefano Pallanti


L’ipotesi che alcune forme di malattie degenerative, in particolare malattia di Parkinson (PD) e Sclerosi Laterale amiotrofica (SLA) possono avere un'origine infettiva non è nuova e si basa su osservazione sporadiche ed aneddotiche.

Forse il caso riguardo al quale si è più congetturato è quello che riguarda l’attore canadese Michael J. Fox che della malattia di Parkinson è divenuto alfiere e finanziatore di ricerche. Quando nel 1998 rivelò di essere affetto da tale patologia l’anamnesi metteva in evidenza come altre tre persone che avevano lavorato assieme con lui circa venti anni prima ugualmente erano poi state diagnosticate per una forma giovanile di Parkinson.



L’ipotesi fu che un agente, che poi aveva avuto un’incubazione variabile per i quattro soggetti tra i 7 ed i 13 anni, attraverso l’impianto di areazione avesse contagiato i quattro conducendo ad una progressiva morte dei neuroni dopaminergici (Science 2002 vol 296p.452) .

Si parlo allora di ipotesi virale, ma questa non è stata scientificamente provata.

Il caso di MKJ FOX di “patologia di gruppo” non è il solo, così come, sempre sulla stessa linea, altri clinici hanno osservato miglioramenti più o meno stabili, con diverse terapie antibiotiche sia di forme giovanili di Parkinson che di forme di Demenza, sempre ad origine degenerativa e precoce.

Di recente a Firenze un gruppo di clinici ha pubblicato un’ipotesi infettivologica, per la sclerosi laterale amiotrofica SLA (Stipa et al. 2006), una malattia degenerativa particolarmente popolare in Italia perché; sebbene intitolata ad un noto giocatore di baseball come “morbo di Gehrig” ha condotto ad esito molti famosi giocatori di calcio.

L’ipotesi scaturisce da una diretta e personale esperienza ambulatoriale, oltre che una attenta analisi dei dati presenti nella letteratura.

Sebbene la SLA venga considerata una malattia rara, non è altrettanto raro il riscontro di pazienti che raccontano aneddoticamente che l’esordio dei primi disturbi motori ha un definito rapporto temporale con un preciso precedente: in una paziente l’atrofia linguale che inizia in seguito alla puntura di un’ape sulla lingua, un agricoltore che ha iniziato a vedere le proprie mani atrofizzarsi in seguito ai morsi dei conigli che allevava, un turista che, durante una passeggiata, è inciampato ferendosi ad un ginocchio, cadendo su di uno scolo fognario. Un giovane calciatore dilettante che si è ammalato in seguito ad una frattura di una gamba durante una partita a pallone, un giovane carabiniere che ha iniziato ad accusare i primi sintomi in seguito ad una febbre importante seguita ad un’estrazione dentaria.

Tutti questi aneddoti, tutti questi pazienti, hanno in comune un lasso di tempo di poco più di un mese tra l’evento ricordato e l’esordio dei primi sintomi, hanno in comune anche la negatività per l’infezione da Borrellia Burgdorferi e per tutti gli altri esami che, di routine, eseguiamo a Careggi (Firenze) sui pazienti SLA.


Sebbene numerose siano state le ipotesi avanzate sui più improbabili agenti infettivi dalla borrellia ai micoplasmi, dall’HIV all’HTLV-1, analizzando l’andamento epidemiologico della SLA non è davvero azzardato provare a considerarla una malattia su base infettiva.

Se possono essere considerati come semplice fatalità i casi si SLA verificatisi tra coniugi e quelli presentatisi in corso di gravidanza, questi assumono un significato infettivologico quando affiancati ai casi di SLA verificatisi in pz con AIDS e che, per di più, vedono guarire una SLA dai quali sintomi difficilmente si torna indietro, in seguito alla somministrazione della terapia antiretrovirale diretta contro l’HIV.

La recente e sbalorditiva evidenza epidemiologica di una maggior frequenza di casi SLA nei calciatori italiani, in assenza di un analogo aumento di casi nei ciclisti italiani i quali assumono le medesime sostanze dopanti, si affianca alla lunga serie di casi aneddotici di SLA presentatisi oltre oceano nel baseball e nel football americano. Questi sportivi hanno in comune con i calciatori italiani la pratica di uno sport che si svolge su campi in terra e/o in erba.

Come non affiancare questo dato epidemiologico con un altro da sempre riportato in letteratura, che afferma una maggior frequenza di malattia in ambienti rurali rispetto a quelli urbani? È stato infatti dimostrato chiaramente come non sia tanto la residenza rurale ad aumentare il rischio, quanto il lavoro agricolo attivamente praticato. Seguendo questo percorso logico questo i ricercatori ritengono che acquisti valore anche l’evidenza in letteratura di una SLA ben documentata nei cavalli.

Se diversi studi epidemiologici hanno fallito nell’attribuire un maggior rischio nella eccessiva attività fisica o nel traumatismo in senso lato, mai nessuno studio epidemiologico ha mai preso in considerazione una casistica (eccettuata quella dei calciatori) che comprenda persone che sono esposte ad un trauma, in cui concorra però anche una soluzione di continuo dei tessuti, in una persona dedita contemporanemante ad una estenuante attività fisica. I calciatori, gli agricoltori e anche i cavalli sono soggetti esposti a traumi e ferite mentre svolgono una vigorosa attività fisica. Se una soluzione di continuo può fungere da porta di entrata per un qualche microrganismo l’attività fisica può favorirne la diffusione per i seguenti motivi:

1. è basso il potenziale ossidoriduttivo nei tessuti metabolicamente iperattivi.

2. In seguito ad attività fisica diminuiscono le difese immunitarie.

3. L’attività fisica favorisce la diffusione di eventuali agenti infettivi. Infatti in un’altra grave malattia neuromuscolare che prende il nome di poliomielite, gli arti dei pazienti maggiormente interessati erano quelli maggiormente sottoposti ad attività fisica nel periodo dell’infezione.

Nel caso dei calciatori, degli agricoltori, dei cavalli, all’attività fisica vigorosa, unitamente alle eventuali e possibili ferite, si aggiunge un altro fattore che accomuna queste categorie così eterogenee: il terreno, che potrebbe essere il serbatoio di un agente infettivo, agente causale della Sclerosi Laterale Amiotrofica.

In base a questa ipotesi e in osservanza al criterio della “best clinical practice” presso l’istituto di Neuroscienze di Firenze si attuano protocolli terapeutici con specifiche terapie antibiotiche per pazienti con SLA . Ci sono già alcuni reports aneddotici a sostegno di un effetto quantomeno di rallentamento della progressione di questa terribile malattia, ma questa più ampia osservazione, potrà fornire maggiori elementi di prova.



Stipa G, Taiuti R, de Scisciolo G, Arnetoli G, Tredici MR, Biondi N, Barsanti L, Lolli F: “Sporadic amyotrophic lateral sclerosis as an infectious disease: a possible role of cyanobacteria?” Med Hypotheses. 2006;67(6):1363-71.
* l'autore è docente di Psichiatria all'Università di Firenze, direttore dell’Istituto di Neuroscienze di Firenze, e visiting associate professor alla Mount Sinai Hospital School of Medicine di New York




21 Giugno 2007





















RIPORTIAMO A SCOPO INFORMATIVO E PER CONOSCENZA LE TEORIE DEL DOTT. FIORE,
NON E’ POSSIBILE RITENERLE ATTENDIBILE IN QUANTO NON SUPPORTATE DA NESSUNA DOCUMENTASZIONE / STUDIO
SECONDO IL DR. FIORE


SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA:
EZIOLOGIA - PATOGENESI - TRATTAMENTO
(Aggiornato a febbraio 2004)


La Sclerosi Laterale Amiotrofica è una malattia tossi-infettiva da Bordetella Pertussis. Dalle ricerche del Dr. Domenico Fiore risulta che Bordetella Pertussis, oltre che della pertosse infantile, è agente eziologico di molte gravissime malattie nell'adulto (SM, SLA, Parkinson, Miastenia). Per le leggi di precipitazione degli immunocomplessi e per il potere immunogeno delle tossine della Bordetella, dopo la pertosse, ad una nuova infezione non si ha precipitazione di immunocomplessi su mucosa e sottomucosa respiratorie: non si evoca il riflesso della tosse. Bordetella Pertussis vive solo nell'Uomo: il suo nome giusto è Bordetella Hominis.
Dalle ricerche del Dr. Domenico Fiore risulta che, nella Sclerosi Laterale Amiotrofica, il trattamento antibiotico specifico precoce previene l'instaurarsi di disabilità; in tutti i casi, la terapia antibiotica specifica arresta la progressione della malattia.
RIASSUNTO
In sessantacinque pazienti con sclerosi laterale amiotrofica (SLA) e otto con altre neuropatie senza placche (NSP), ho ricercato gli anticorpi anti Bordetella Pertussis (BP) con la metodica usata per la sclerosi multipla (SM) ( vedi note 1, 2 ):
tutti sono risultati affetti da una infezione-BP in atto.
In una data Specie animale, l’encefalite allergica sperimentale (EAS) ( vedi nota3 ), nella forma considerata modello sperimentale della SM umana, può essere indotta solo nelle razze con astrociti produttori di Antigeni-HLA di II classe, non si sviluppa nelle razze che hanno gli astrociti non-produttori di Antigeni-HLA di II classe; anticorpi anti Antigeni-HLA di II classe inibiscono l’insorgenza dell’EAS;
«Una soppressione della risposta immune e dell’attivazione linfocitaria da parte degli immunocomplessi è nota da tempo ( vedi nota 4 )». Al contrario degli altri antigeni che come risposta immune secondaria fanno produrre solo IgG, le endotossine (Lipopolisaccaride-LPS) inducono produzione protratta di IgM, in associazione o, addirittura, in alternativa alle IgG ( vedi nota 5 ). I complessi immuni costituiti da tossine-BP e IgM, quando raggiungono un livello abbastanza alto, inibiscono la produzione anticorpale delle IgM; per un certo tempo non si formano grossi complessi immuni; quelli già circolanti (CIC), un po’ alla volta vengono eliminati dal Sistema Reticolo-Endoteliale; cessa l’effetto inibitorio. Nelle infezioni croniche (passaggio protratto di tossine in circolo), cessato l’effetto inibitorio da CIC, ricomincia la produzione di nuovi anticorpi e la formazione di nuovi CIC, si arriva ad una nuova inibizione della produzione anticorpale (IgM). Questi cicli si ripetono finchè dura la produzione di endotossine (finchè dura l’infezione).
Nelle tossi-infezioni da Bordetelle, i meccanismi patogenetici iniziali (re-infezione pertussica in soggetto con difetto della barriera muco-ciliare, passaggio di tossine-BP in circolo, formazione di CIC) sono quelli descritti per la SM ( vedi note 1, 2 ).
Nelle due categorie di neuropatie (con placche o senza placche) è il ruolo degli astrociti e dei CIC a fare la differenza.
• nella SM, gli astrociti sono produttori di Antigeni-HLA di II classe, nel contesto di questi antigeni presentano ai linfociti-T circolanti gli antigeni estranei (tossine pertussiche) processati, si arriva ad una "adesione stabile" tra endoteli e linfomonociti circolanti. I CIC, “trattenuti” in sede di adesione stabile, precipitano nel SNC; in circolo, i complessi immuni costituiti da IgM e tossine-BP non raggiungono concentrazioni tanto elevate da risultare inibitorie.
• nella SLA e nelle altre NSP, gli astrociti non sono produttori di Antigeni-HLA di II classe; non si arriva all'adesione stabile tra gli endoteli dei vasi cerebrali e i linfomonociti circolanti. I complessi immuni che si formano continuano a viaggiare nel sangue fino a quando non vengano trattenuti e distrutti dal Sistema Reticolo-Endoteliale (Milza e Fegato). La permanenza in circolo della maggior parte dei complessi immuni che si formano, porta ad un loro progressivo aumento, per cui alla fine scattano i meccanismi inibitori che i complessi Tossine-BP/IgM esercitano sulla produzione delle IgM. Nelle infezioni pertussiche croniche in soggetti con astrociti non-produttori di Antigeni-HLA di II classe, durante le fasi di inibizione da complessi immuni (mancanza relativa di anticorpi) le tossine-BP che passano nel sangue vanno a fissarsi direttamente sui neuroepiteli; a questo punto, tornano in gioco il potere patogeno delle tossine pertussiche ( vedi note 6 - 12 ) ed il ruolo degli astrociti nella fisiologia del SNC ( vedi nota 3 ).
Nelle tossi-infezioni da Bordetelle, oltre ai danni prodotti dalla Tossina Pertussica direttamente sui neuroni (ADP-fosforilazione delle Proteine-G-inibitrici; attivazione delle fosfolipasi; interferenza sui canali ionici), l'inibizione delle ATPasi ad opera della Tossina Dermonecrotica non permette più agli astrociti di produrre quantità "sufficienti" di glutammina e lattato.
Nella SLA: - se l'astrocita non fornisce al primo motoneurone una quantità sufficiente di di lattato (essenziale fonte di energia per i neuroni) e di glutammina ( vedi nota 10 - 12 ), il motoneurone non può produrre il glutammato necessario a trasmettere l'impulso al secondo motoneurone; - per la mancata rimozione del glutammato liberato nella sinapsi dal primo motoneurone (rimozione non possibile per l'inibizione della ATPasi astrocitaria ad opera della tossina Dermonecrotica), il secondo motoneurone subisce un effetto eccitocitotossico, che lo porta rapidamente a morte.
L’eziologia infettiva (Bordetella Pertussis) spiega anche gli aspetti più interessanti della epidemiologia ( vedi nota 13 ) della SLA:
1. la maggior frequenza di malattie neurodegenerative tra i parenti di primo e secondo grado di pazienti SLA;
2. i cluster di malattia negli individui che lavorano nello stesso ambiente o che vivono nello stesso edificio;
3. i cosiddetti casi di SLA coniugale, cioè l’insorgenza della malattia in entrambi i coniugi (ne sono stati descritti una ventina di casi).
La sclerosi laterale amiotrofica e alcune altre neuropatie senza placche sono causate da una re-infezione (tossi-infezione) da Bordetella Pertussis in soggetti con astrociti non-produttori di Antigeni HLA di II classe; per la loro patogenesi sono da considerare “modelli naturali” della sclerosi multipla cronica-progressiva trattata con immunosoppressori.
IMPLICAZIONI – TRATTAMENTO Nella SLA e nelle altre neuropatie senza placche (le tossine attaccano direttamente i neuroepiteli) i danni, già in atto al momento della diagnosi eziologica, non saranno riparati; i benefici verranno dalla tempestività con cui sarà posta la diagnosi eziologica e sarà instaurato il trattamento antibiotico specifico. L'etilsuccinato di eritromicina dovrà essere somministrato ai primi sintomi di malattia per impedire l'insorgenza della grave e irreversibile disabilità e per minimizzare l'insorgenza di una reazione di Jarisch-Erxheimer, che nei pazienti in fase avanzata di malattia potrà risultare pericolosa (in rapporto con la quantità di Bordetelle, presenti sulle mucose del paziente, uccise dall'antibiotico). Sapendo che, con l'eritrocina, la bonifica delle mucose si ottiene sempre in una ventina di giorni (non esistono ceppi di Bordetelle resistenti all'eritrocina), in tutti i casi il danno tossinico aggiuntivo (reazione di Erxheimer = shock tossinico) potrà essere evitato sottoponendo il paziente a plasmaferesi nelle prime due setttimane di trattamento antibiotico. Si dovrebbe adottare il protocollo previsto per la Sindrome di Guillain-Barrè (linee guida della Società Italiana di Emaferesi e Autotrasfusione, S.I.di E.), opportunamente modificato. Nella SLA, si dovrebbero fare sei-otto plasmaferesi nei primi quindici-venti giorni di trattamento antibiotico (indicativamente, nei giorni: ( vedi note 2-4, 6, 8, 10, 12, 15 )); dopo, a mucose bonificate, non passano più tossine in circolo e la plasmaferesi sarebbe inutile (superflua).
BIBLIOGRAFIA
1. Fiore D.: Malattie da B. Pertussis nell’Uomo – EOS, n° 3-4, vol XXI, 2001. 61-85.
2. Fiore D.: Encefalo-Medullopatie da Bordetella Pertussis. Atti del XLI Congresso SNO Rimini 2001. Rivista di NEUROBIOLOGIA, 3/2001, 219-225
3. Kimelberg H.K. – Noremberg M. D, : Gli astrrociti. Le Scienze. Anno XXII, vol XLII, n° 25, 6/1989, 54-62.
4. Bombardieri S. – Vitali C.: Malattie da immunocomplessi. in Dammacco: Immunologia in Madicina. edi-ermes, Milano, 1989. 588-589.
5. Chedid L. – Parant M.: Lipopolysaccharides et endotoxines. in Le Minor L.– Veron M.: Bactériologie Médicale. Flammarion. Paris,1982. 128-129.
6. Michel-Briand Y.: Bordetella. in Le Minor L.-Veron M.: Bacteriologie Medicale. Flamarion, Paris. 461-473. 1982.
7. Schaechter a Altri: Microbiologia Medica. Ed. Ambrosiana.. 300. 1994.
8. Mandel-Duoglas-Bennett: Malattie Infettive ad Eziologia Batterica. Churchill Livingstone Momento Medico. Salerno. 255. 1999.
9. La Placa M.: Principi di Microbiologia Medica. Esculapio, Bologna 1995. 339
10. Alberts et Altri: Biologia Molecolare della Cellula. Zanichelli. 587. 1995
11. Pellicciari R. et Altri: Modulatori dei recettori metabotropici del glutammato. INTERNET in “Acido Chinolinico”. 2000.
12. Pellegri G.: Energia per il cervello. Le Scienze. N° 373, settembre 1999. 50-58.
13. Chiò A. et Altri: Il metodo epidemiologico per lo studio delle malattie rare. La Sclerosi Laterale Amiotrofica. Neurological Science. Supplemento Volume 21, settembre 2000. XV Corso di Aggiornamento della Società Italiana di Neurologia. S533-S537.
LETTERA DEL DOTT. FIORE

Spett.le Associazione Luca Coscioni,
Via di Torre Argentina, 76 - 00186 Roma, Italia.
Tel. 06 689791, Fax. +39 06.68805396.

Piove di Sacco, sabato 24 febbraio 2007.

Spettabile Associazione,
qualche giorno fa, nel vostro sito ("spazi di discussione") dicevate testualmente:
«Le persone affette da SLA costantemente perdono la capacità di controllare i movimenti dei muscoli. I pazienti ad uno stadio ormai avanzato diventano completamente paralizzati, sebbene la loro mente nella grande maggioranza dei casi rimanga lucida. La speranza media di vita per un malato di SLA va dai due ai cinque anni. Molti individui affetti muoiono in pochi anni a causa della deficienza dei neuroni deputati al controllo della respirazione. La causa della SLA è sconosciuta e attualmente non c’è cura. Un farmaco approvato dalla FDA (food and drug administration), il Rilutek, aiuta a ritardare la degenerazione causata dalla SLA, ma non esiste un trattamento che fermi o addirittura faccia regredire la malattia. Costi umani e sociali. Circa 30.000 americani soffrono di sclerosi laterale amiotrofica. In media a 15 persone al giorno viene diagnosticata la malattia: circa 5.600 persone l’anno. Il prezzo da pagare per le famiglie è estremamente alto. Negli stadi avanzati, mantenere un paziente affetto da SLA può costare più di 200.000 $ all’anno, gravando, così, sulle famiglie non solo dal punto di vista emotivo, ma anche con uno straordinario impegno economico ».
Da fonti attendibili sappiamo che «In Italia si manifestano in media tre nuovi casi di SLA al giorno e si contano circa sei ammalati ogni 100.000 abitanti (www.aisla.it) »; in Italia ci sarebbero oggi circa cinquemila malati di SLA.

In tutti i Pazienti SLA che si sono rivolti a me (ottantacinque casi) è stata dimostrata una tossi-infezione da Bordetella.
Per evitare referti di "falsi negativi", ricordo che i parametri di riferimento delle IgG e, soprattutto, delle IgM totali, nell'adulto sono diversi da quelli validi nei bambini (vedi: Diagnosi Eziologica in www.domenicofiore.it ).
Sapendo che non esistono Bordetelle resistenti all'Etilsuccinato di Eritromicina (EritrocinaR), accertata questa infezione si ha sempre il dovere di curarla: la "bonifica" è obbligatoria anche quando non si conoscano e non si "capiscano" i meccanismi patogenetici che producono la malattia.
Accertata l'infezione da Bordetella il trattamento specifico è facile (vedi, Eritrocina a lungo termine in: www.domenicofiore.it ):
l'antibiotico si prende per bocca; non è gastrolesivo; non disturba la flora batterica intestinale (perciò, non occorrono fermenti lattici e vitamine); non ha interazioni con altri farmaci (come è precisato nella scheda tecnica, le possibili interazioni descritte si hanno con la Eritromicina base, non con l'Etilsuccinato); è l'unico antibiotico che si somministra in gravidanza dal primo all'ultimo giorno; è inibitore della sintesi proteica solo nei procarioti, non ha effetto inibitore della sintesi proteica nelle cellule eucariote (nell'Uomo); si può prendere a lungo termine; costa meno di due euro al giorno.
Ciò premesso, si deve tener presente e spiegare chiaramente al Paziente ed ai suoi Familiari che;
1. I danni già consolidati, e/o in evoluzione, non si riparano con la terapia antibiotica; con questa si bonificano le mucose dall'infezione e si arresta la progressione della malattia
2. All'inizio del trattamento antibiotico, la lisi batterica massiva farà passare nel sangue un quantità notevole di tossine (quantità direttamente proporzionale al numero di batteri presenti sulle mucose e uccisi dall'antibiotico), quindi, per evitare uno shock tossinico pericoloso, all'inizio della cura specifica si dovranno fare 6-8 sedute di plasmaferesi terapeutica. Dopo i primi 20 giorni di antibiotico, la plasmaferesi non è più necessaria e sarebbe superflua (non ci sono più tossine da allontanare).

A questo punto, Vi coinvolgo e chiedo la Vostra collaborazione.

Se non si elimina l'infezione (come avveniva quando sono stati fatti i primi esperimenti di cura con la plasmaferesi), nei Pazienti SLA non trattati con l'antibiotico la plasmaferesi risulterà sempre inefficace: continuerà il passaggio di tossine nel sangue, continuerà la progressione della disabilità. Per l'inefficacia della plasmaferesi praticata senza trattamento antibiotico, nei protocolli delle Associazioni di Plasmaferesi Terapeutica italiane e straniere, la SLA non è inclusa nelle patologie da trattare. A mia richiesta, alcuni Centri hanno trattato qualche caso, ma sempre a malattia inoltrata; per i danni già in atto e in evoluzione, in questi casi i risultati sono stati solo discreti (in alcuni casi, buoni; in altri, non completamente soddisfacenti); in tutti i casi la plasmaferesi è stata sopportata perfettamente, anche se fatta ambulatoriamente.
Per il mancato recupero dei danni già in atto e in evoluzione in Pazienti in stadio avanzato della malattia, adesso nessun Centro Aferesi è più disponibile per i Pazienti SLA.
Per ragioni non scientifiche, Pazienti che potrebbero essere curati agevolmente vengono lasciati morire o, peggio, fatti finire come quelli che Voi conoscete bene (di cui sentiamo parlare sempre più spesso, quasi ogni giorno).

Io sostengo che non si ha il diritto di continuare ad ignorare la possibilità di curare efficacemente la SLA perché la plasmaferesi non è inclusa nei "protocolli ufficiali". Per questo, mi rivolgo anche a Voi perché chiediate con forza agli Esperti e alle Autorità competenti che, nell'interesse del Malato, della Famiglia, della Società, della Scienza, ogni volta che si sospetti una SLA (malattia del motoneurone) si faccia la ricerca degli anticorpi anti Bordetella con metodica adeguata e che, accertata l'infezione, si pratichi immediatamente il trattamento antibiotico con le necessarie sedute di plasmaferesi terapeutica.

Allegati:
- Diagnosi Eziologica
- Home page di "neuropatie senza placche"
- SIN-2002
- American Journal of Therapeutics 2003
- SIN-2004

In attesa di riscontro, Vi autorizzo a pubblicare la presente nello "spazio discussioni" del vostro sito. Cordiali saluti e Buon Lavoro



Dr. Domenico Fiore
Viale Madonna delle Grazie, 17
36028 Piove di Sacco (PD).

Anonimo ha detto...

La Rapamicina ha evidenziato la capacità di prevenire nei topi il tumore polmonare causato dal fumo di tabacco

Le lesioni preneoplastiche del polmone indotte dal fumo di tabacco nell'uomo e nel topo sono caratterizzate da un aumento dell'attivazione del recettore mammifero Akt responsabile della produzione di una proteina (m/TOR) che gioca un importante ruolo nello sviluppo del tumore polmonare.

La rapamicina è un farmaco immunosoppressore che in genere viene utilizzato per prevenire la reazione di rigetto da parte dell'organismo in caso di trapianto d'organo o di midollo. Uno studio pubblicato il 1° Aprile sulla rivista Clinical Cancer Research ha fornito importanti ed innovativi dati sulla capacità della rapamicina di prevenire nei topi lo sviluppo di tumori polmonari correlati al fumo di tabacco. Il gruppo coordinato dal Dr. Phillip A. Dennis del Medical Oncology Branch and Cell, Center for Cancer Reaerach del National Cancer Insitute di Bethesda (USA), ha studiato l'attività della rapamicina nei topi che precedentemente erano stati esposti all'azione cancerogena del 4-metilnitrosoamino-1-3-piridil-1-butanone (NKK) presente nel fumo di tabacco. I ricercatori, dopo aver iniettato il NKK nei topi, a distanza di 1 o 26 settimane hanno somministrato la rapamicina. I prodotti dall'interazione della rapamicina con la proteina m/TOR furono evidenziati nel tessuto polmonare mediante sistema immunoistochimico ed immunoassorbente. I topi che ricevettero la rapamicina con un regime giornaliero di 5 o 7 giorni dopo 1 settimana dalla somministrazione del NKK, rispetto ad altri regimi di somministrazione della rapamicina, manifestarono una riduzione del 90% del numero di tumori polmonari ed una riduzione del 74% delle loro dimensioni. I topi, invece, trattati con rapamicina dopo 26 settimane dalla somministrazione del NKK, continuarono a sviluppare tumori con la stessa percentuale dei topi non trattati, anche se i loro tumori erano più piccoli e progredivano molto più lentamente.

Questi risultati, come afferma il Dr. Phillip A. Dennis, evidenziano un stretta correlazione tra esposizione ad un importante carcinogeno presente nel fumo di tabacco, e l'interazione tra la proteina m/TOR e l'azione inibitrice della rapamicina. In accordo con la Food and Drug Administration, pertanto, è stato ideato un trial clinico sperimentale che dovrà precisare se la dose antitumorale di rapamicina risultata efficace nei topi è anche efficace nel soggetto fumatore ad alto rischio di sviluppare un tumore polmonare, valutando gli effetti immunosoppressivi propri del farmaco e la sua eventuale tossicità.
Dr. Domenico Ferrigno

Anonimo ha detto...

RAPAMICINA

Br J Haematol. 2004 Aug;126(4):612-21.

Induzione in cellule eritroidi umane dell’accumulo di mRNA per le gamma-globine mediato dalla Rapamicina

Mischiati C, Sereni A, Lampronti I, Bianchi N, Borgatti M, Prus E, Fibach E, Gambari R.

Dipartimento di Biochimica e Biologia Molecolare, sezione di Biologia Molecolare, Università di Ferrara, 44100, Ferrara, Italy.

Il presente studio è mirato a determinare se la rapamicina potrebbe aumentare l'espressione dei geni di gamma-globinici in cellule umane eritroidi. La rapamicina è un lattone macrociclico che possiede proprietà immunosoppressive, antifungine ed antitumorali. Questa molecola è impiegata come agente immunosoppressivo per impedire il rigetto in pazienti che hanno subito un trapianto d’organo. Per verificare l'attività della rapamicina, abbiamo impiegato due sistemi sperimentali cellulari, la linea di cellule leucemiche umane K562 e la coltura liquida in due fasi di precursori eritroidi umani isolati sia da donatori normali, che da pazienti con beta-talassemia. I risultati hanno indicato che la rapamicina, paragonata alla citosina arabinoside, alla mitramicina ed al cisplatino, rappresenta un potente induttore del differenziamento eritroide in grado di accumulare mRNA per le gamma-globine in cellule leucemiche umane K562. Inoltre, quando i precursori eritroidi umani normali sono stati coltivati in presenza di rapamicina, l'accumulo di mRNA per le gamma-globine e la produzione di emoglobina fetale (HbF) sono incrementati in modo superiore a quelli ottenuti usando l’idrossiurea. Questi effetti non sono stati associati con inibizione della crescita cellulare. Inoltre, è stato osservato che la rapamicina aumenta il contenuto di HbF anche in precursori eritroidi derivati da quattro pazienti beta-talassemici. Questi risultati potrebbero avere una rilevanza pratica, perché la regolazione mediata farmacologicamente dell'espressione dei geni per le gamma-globine umane, che porta ad un aumento di HbF, è considerata come un potenziale approccio terapeutico per malattie ematologiche, comprendenti la beta-talassemia e l'anemia a cellule falciformi.