giovedì 4 aprile 2013

Malato di Sla si rivolge agli spedali di Brescia per il trattamento con le cellule staminali.

La struttura sanitaria lombarda rifiuta le cure, ma il giudice del lavoro ribalta la decisione e ordina, fino al termine del processo, di somministrare al paziente tutti i trattamenti richiesti (infusione di cellule staminali adulte mesenchimali).






1 commento:

Fabio e Fabrizio ha detto...

Malato di Sla si rivolge agli spedali di Brescia per il trattamento con le cellule staminali. La struttura sanitaria lombarda rifiuta le cure, ma il giudice del lavoro ribalta la decisione e ordina, fino al termine del processo, di somministrare al paziente tutti i trattamenti richiesti (infusione di cellule staminali adulte mesenchimali).

E’ questa, in estrema sintesi, la vicenda che vede coinvolto un 50enne residente in provincia, malato di Sla, la malattia degenerativa e progressiva del sistema nervoso. L’uomo ora, assistito dall’avvocato Luigi Zaccaria, aspetta di poter affrontare il normale iter processuale che decreterà se sia legittimo o meno la somministrazione di un trattamento oggetto di un ampio dibattito perché non è accettato dal Ministero della Salute.


In otto mesi il mondo di questa persona di 50 anni è precipitato. Era entrato in ospedale per un normale controllo e ne è uscito con la notizia di esserre malato di Sla. Appena saputa la notizia il 50enne, si è rivolto alla Stamina Foundation Onlus, che lo ha indirizzato agli spedali di Brescia per le cure che prevedono l’utilizzo di cellule staminali. La risposta della struttura lombarda è stata negativa: il trattamento richiesto dal 50enne al momento non è approvato né dal Ministero della Sanità, né dall’Agenzia italiana del farmaco.

Sulle staminali l’azienda sanitaria lombarda comunica di aver cessato "ogni trattamento in questione, per effetto di formale divieto disposto dall’AIFA con ordinanza n.1/2012. Anche il rapporto convenzionale con Stamina Foundation — recita una precisazione pubblicata sul sito della stessa azienda sanitaria — è stato interrotto. L’esecuzione dei trattamenti per alcuni pazienti è dovuta solo all’ottemperanza da rendersi a precise pronunce cautelari dell’autorità giudiziaria. Il decreto legge emanato il 25 marzo scorso - n.24 - consente di completare i soli trattamenti già avviati anteriormente alla sua entrata in vigore".


L’uomo dopo il rifiuto dell’ospedale, assistito dall’avvocato Luigi Zaccaria, si è rivolto al giudice del lavoro di Reggio che ha ribaltato la questione ordinando - con un provvedimento urgente emesso il sabato di Pasqua - alla struttura sanitaria lombarda di curare il 50enne. Il provvedimento emesso dal giudice del lavoro ha carattere provvisorio ed è valido fino al termine del processo, quando il giudice stabilirà definitivamente se le cure dovranno essere fornite o no. La decisione del tribunale reggiano è stata presa in tempi da record: la richiesta è stata inoltrata venerdì santo e il sabto, vigilia di Pasqua, è arrivata la risposta. Un’urgenza dettata dallo stato di salute del 50enne affetto da una delle malattie maggiormente degenerative.