mercoledì 21 settembre 2011

È stato identificato un nuovo gene, (lo c9orf72), principale responsabile della SLA familiare e sporadica

Lo studio appena sulla rivista Neuron, è stato condotto da ricercatori italiani del centro Sla delle Molinette, dell’Università cattolica del Sacro Cuore e dell’Università di Cagliari, assieme a un gruppo del Laboratorio di Neurogenetica del National Institutes of Health.

18 commenti:

Fabio e Fabrizio ha detto...

È stato identificato un nuovo gene, principale responsabile della Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) familiare e sporadica. Da circa 10 anni i laboratori di tutto il mondo stavano tentando di identificare il gene di cui era nota solo la localizzazione a livello del cromosoma 9.

Lo studio (pubblicato dopo appena due settimane), sulla rivista Neuron, è stato condotto da ricercatori italiani del centro Sla delle Molinette, dell’Università cattolica del Sacro Cuore e dell’Università di Cagliari, assieme a un gruppo del Laboratorio di Neurogenetica del National Institutes of Health.

L’analisi su 268 casi familiari di SLA americani, tedeschi ed italiani e 402 casi familiari e sporadici di SLA finlandesi ha permesso di scoprire che il 38% dei casi familiari e circa il 20% dei casi sporadici erano portatori di un’alterazione di uno specifico gene (lo c9orf72).

Fabio e Fabrizio ha detto...

Torino, 21 set. - (NOTIZIA EMBARGATA ALLE ORE 18) E' stato identificato un nuovo gene, principale responsabile della Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA - Morbo di Lou Gehrig) familiare e sporadica. Da circa 10 anni i laboratori di tutto il mondo stavano tentando di identificare il gene di cui era nota la localizzazione a livello del cromosoma 9. Lo studio e' stato pubblicato oggi sulla rivista Neuron, la piu' importante rivista scientifica internazionale nel campo della Neurologia.
Allo studio hanno collaborato il Laboratorio di Neurogenetica del National Institutes of Health (Bethesda, USA, diretto dal dottor Bryan J. Traynor); il centro SLA del dipartimento di Neuroscience dell'ospedale Molinette di Torino, diretto dal professor Adriano Chio'; il laboratorio di Genetica Molecolare dell'ospedale OIRM Sant'Anna di Torino, diretto dalla dottoressa Gabriella Restagno; il centro SLA dell'Universita' Cattolica del Sacro Cuore di Roma, diretto dal professor Mario Sabatelli; il centro SLA dell'Universita' di Cagliari, diretto dal dottor Giuseppe Borghero. Lo studio ha analizzato 268 casi familiari di SLA americani, tedeschi e italiani e 402 casi familiari e sporadici di SLA finlandesi, e ha permesso di scoprire che il 38% dei casi familiari e circa il 20% di quelli sporadici erano portatori di un'alterazione del gene c9orf72.
L'alterazione identificata consiste in un'espansione esanucleotidica (GGGGCC) a livello del primo introne del gene.
La frequenza di pazienti SLA portatori di questa mutazione e' circa doppia di quella del gene SOD1, il primo gene identificato della SLA nel 1993. Non e' ancora chiaro quale sia il meccanismo attraverso cui il gene c9orf72 causi la SLA. La proteina c9orf72 ha di solito una sede nucleare, mentre nella forma mutata si localizza prevalentemente in sede citoplasmatica. Cio' indica che un'alterata localizzazione della proteina potrebbe essere alla base del suo malfunzionamento. Inoltre, l'espansione esonucleotidica determina un'alterazione della trascrizione del DNA sequestrando proteine e RNA normali coinvolti nella regolazione della trascrizione stessa. Fondamentale per il successo della ricerca e' stato l'apporto del consorzio italiano per lo studio della genetica della SLA (ITALSGEN), che riunisce 14 centri universitari e ospedalieri italiani che si sono uniti per la lotta contro la SLA. Lo studio e' stato finanziato dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), dalla Fondazione Vialli e Mauro per la SLA e dal ministero della Salute (ricerca finalizzata).

Anonimo ha detto...

Sono colpiti da questa malattia inguaribile circa sei individui ogni 100mila abitanti. Nel 10% dei casi è di origine familiare
La sclerosi laterale amiotrofica, detta Sla, della quale è stato identificato il gene responsabile grazie ad uno studio italo-statunitense, è una malattia neurodegenerativa inguaribile in cui vi è una degenerazione di entrambi i tipi di cellule nervose motorie. In Italia ne sono colpite circa 5mila persone: circa 6 individui ogni 100mila abitanti con una strana e alta incidenza fra i calciatori e fra gli operai.

Nella Sla si ammalano sia le cellule nervose del sistema centrale, che si trovano nella corteccia motoria, ovvero la parte del cervello dove c’è la pianificazione del movimento, sia le cellule nervose a livello esecutivo periferico, cioè nel midollo oppure nel bulbo, nel tronco encefalico, che controllano i movimenti del volto (lingua, bocca ecc.). Si possono distinguere diversi tipi di Sla: quella spinale, con disturbi di atrofia negli arti superiori e inferiori, e quella bulbare, che colpisce soprattutto il volto, con difficoltà nel parlare e nel deglutire.

La prima ha un decorso più lento: circa 3 o 4 anni prima di arrivare alla morte per paralisi respiratoria. La seconda invece degenera molto rapidamente lasciando al paziente un’aspettativa di vita di soli 2 anni. Scoperta da circa 10 anni, oggi la Sla è nota come una malattia derivante da un codice genetico alterato: il 10% dei casi è di origine familiare. Particolare interesse hanno suscitato alcune categorie di ammalati: I calciatori sono colpiti da Sla 12 volte in più rispetto alla popolazione generale, secondo uno studio condotto dall’Università di Torino.

Un fenomeno che ha attirato anche l’attenzione della magistratura, come testimonia l’inchiesta del magistrato Raffaele Guariniello che ha indagato sui casi di circa 40 giocatori morti di Sla. Un’incidenza che è stata attribuite a diversi fattori come la predisposizione nel soggetto, il dover affrontare un’attività con un forte sforzo motorio che spesso comporta dei traumi, l’uso di integratori. Altra categoria è data dai lavoratori nel settore dell’edilizia, in cui ricorre l’elemento dello sforzo motorio.

Anonimo ha detto...

Importanti passi avanti nella ricerca delle cause della Sla familiare e sporadica. Pubblicato sulla rivista scientifica Neuron uno studio di un'équipe italo-americana che ha individuato il gene che causa più di un terzo dei casi familiari. La ricerca è stata co-finanziata dalla Fondazione Vialli e Mauro, dalla Federazione italiana giuoco calcio (Figc) e dal ministero della Salute

ROMA - La ricerca sulla Sclerosi laterale amiotrofica (Sla) familiare e sporadica fa importanti passi avanti: identificato un nuovo gene principale responsabile. A darne l'annuncio la Fondazione Vialli e Mauro, che ha cofinanziato la ricerca insieme alla Federazione italiana giuoco calcio (Figc) e il ministero della Salute. Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Neuron ha preso in esame 268 casi familiari di Sla americani, tedeschi ed italiani e 402 casi familiari e sporadici di Sla finlandesi. "La ricerca - spiega la Fondazione - ha permesso di scoprire che il 38% dei casi familiari e circa il 20% dei casi sporadici erano portatori di un'alterazione del gene c9orf72. L'alterazione identificata consiste in un'espansione esanucleotidica (GGGGCC) a livello del primo introne del gene. La frequenza di pazienti Sla portatori di questa mutazione è circa doppia di quella del gene SOD1, il primo gene identificato della Sla nel 1993".

La scoperta è opera di un'équipe italo-americana che ha visto collaborare il Laboratorio di neurogenetica del National institutes of health (Bethesda, Usa), il Centro Sla del dipartimento di Neuroscience dell'ospedale Molinette di Torino, il laboratorio di Genetica Molecolare dell'ospedale Oirm Sant'Anna di Torino, il centro Sla dell'Università Cattolica del Sacro Cuore ed il centro Sla dell'Università di Cagliari. "Non è ancora chiaro quale sia il meccanismo attraverso cui il gene causi la Sla - spiegano gli studiosi -. Tuttavia questa scoperta rappresenta un importante progresso verso l'identificazione della causa della Sla e della sua terapia, soprattutto perché permette di spiegare la causa della Sla in un'elevata percentuale di casi familiari e sporadici". Fondamentale per il successo dello studio, puntualizza la Fondazione, l'apporto del consorzio italiano per lo studio della genetica della Sla (Italsgen), che riunisce 14 centri universitari ed ospedalieri italiani che si sono uniti per la lotta contro la Sla.

(22 settembre 2011)

Anonimo ha detto...

Mauro: "Io e Vialli commossi
questo è il nostro gol più bello""La politica riduce i fondi, ma deve capire che è un errore. A dicembre di quest'anno avremo quasi due milioni Donazioni certificabili e verificabili per un milione e 650 mila euro. La Federcalcio è stata al nostro fianco, la Lega invece non ha mostrato la stessa sensibilità, poteva impegnarsi di più". L'associazione fondata dai due ex calciatori è tra i principali sponsor dello studio Gianluca Vialli e Massimo Mauro
di SARA STRIPPOLI

"Uno dei momenti più belli della mia vita. Non vedo l'ora di abbracciare Adriano Chiò. È grazie a lui e alla sua totale dedizione alla ricerca che è nato tutto questo e in questi anni abbiamo collaborato, seguito i progressi insieme, sperando che sarebbero arrivati risultati importanti". Massimo Mauro è commosso, la notizia della scoperta sulla Sla ha rafforzato il senso della lotta che lui e Gianluca Vialli conducono da tempo con la Fondazione onlus Vialli e Mauro per la Sla.

Mauro, la sua Associazione ha finanziato la parte italiana dello studio. La vittoria è anche vostra?
"La vittoria è dei ricercatori, ma senza dubbio Gianluca ed io la consideriamo il nostro gol più bello. Ci abbiamo creduto e investito con grande energia e dobbiamo ringraziare tutte le persone, importanti e famose e anche tante aziende, che ci hanno aiutato ad incrementare i fondi. Abbiamo riscontrato ovunque grande attenzione. La storia e gli sforzi però non si esauriscono qui, proseguono con la ricerca di fondi per bandi di ricerca che l'Agenzia Arisla sta finanziando".

Al vostro fianco c'è anche la Figc. È sufficiente l'attenzione da parte del mondo del calcio ad una malattia che ha colpito così tanti calciatori?
"Mi lasci dire che mentre la Federazione è stata al nostro fianco, la Lega non ha mostrato una grande sensibilità. Abbiamo chiesto e ottenuto un contributo, ma nel complesso mi pare che l'impegno avrebbe potuto essere maggiore".

In questi anni si è parlato di diserbanti per i campi di calcio, di ragioni ambientali, dunque. Qualcuno ha anche ipotizzato che potesse essere l'uso di sostanze a favorire l'insorgenza della Sla. La scoperta di oggi è un sollievo per tutti i giocatori di calcio?
"Un bel sollievo, soprattutto per tutti quei genitori che ogni giorno mandano i ragazzi a giocare sui campi di calcio. Comunque diciamo che nessuno a livello scientifico ha mai pensato che la responsabilità potesse essere dei farmaci o degli anti-infiammatori che tutti gli sportivi assumono per mantenere condizioni fisiche all'altezza dell'impegno atletico. Si è temuto per i campi di calcio, ma credo che i risultati di oggi siano un segnale positivo. Proprio per capire l'origine della Sla è nata la nostra fondazione otto anni fa e siamo felici che l'équipe che ha lavorato abbia dimostrato quanto sia importante investire sulla ricerca. Ogni anno la politica riduce i finanziamenti destinati alla ricerca e queste scoperte invece dovrebbero far capire che non solo è doveroso nei confronti degli ammalati che vivono una condizione durissima, ma può rappresentare anche un risparmio nel bilancio complessivo della sanità".

Quanto avete raccolto finora?
"A dicembre di quest'anno avremo quasi due milioni. Donazioni certificabili e verificabili per un milione e 650 mila euro. Nel derby Toro-Juve dello scorso in una sola serata abbiamo messo insieme 230 mila euro. Adriano Chiò in tutti questi anni è stato una garanzia di capacità e di serietà e Arisla, che noi abbiamo contribuito a fondare insieme a Telethon, Fondazione Cairplo e Aisla (l'associazione italiana ammalati di Sla), è la certezza che nel tempo l'eccellenza della ricerca viene finanziata".

Come sta Stefano Borgonovo, uno dei volti più noti fra gli ammalati di Sla in Italia?
"Sta abbastanza bene. E' attivo. Lo contatto via mail e parliamo di calcio".
(22 settembre 2011)

Anonimo ha detto...

E' stato identificato un nuovo gene, principale responsabile della Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) familiare e sporadica. Da circa 10 anni i laboratori di tutto il mondo stavano tentando di identificare il gene di cui era nota la localizzazione a livello del cromosoma 9. Lo studio è stato subito accettato ed è stato pubblicato oggi, dopo appena due settimane, sulla rivista Neuron, la più importante e prestigiosa rivista scientifica internazionale nel campo della Neurologia. Allo studio hanno collaborato il Laboratorio di Neurogenetica del National Institutes of Health (Bethesda, USA, diretto dal dottor Bryan J. Traynor); il Centro SLA del Dipartimento di Neuroscience dell'ospedale Molinette di Torino (diretto dal professor Adriano Chiò); il laboratorio di Genetica Molecolare dell’ospedale OIRM Sant’Anna di Torino (diretto dalla dottoressa Gabriella Restagno); il centro SLA dell’Universit�! � Cattolica del Sacro Cuore (diretto dal professor Mario Sabatelli); ed il centro SLA dell’Università di Cagliari (diretto dal dottor Giuseppe Borghero).
Lo studio collaborativo ha analizzato 268 casi familiari di SLA americani, tedeschi ed italiani e 402 casi familiari e sporadici di SLA finlandesi ed ha permesso di scoprire che il 38% dei casi familiari e circa il 20% dei casi sporadici erano portatori di un’alterazione del gene c9orf72. L’alterazione identificata consiste in un’espansione esanucleotidica (GGGGCC) a livello del primo introne del gene. La frequenza di pazienti SLA portatori di questa mutazione è circa doppia di quella del gene SOD1, il primo gene identificato della SLA nel 1993.
Non è ancora chiaro quale sia il meccanismo attraverso cui il gene c9orf72 causi la SLA. La proteina c9orf72 ha di solito una sede nucleare, mentre nella forma mutata si localizza prevalentemente in sede citoplasmatica. Ciò indica che un’alterata localizzazion! e della proteina potrebbe essere alla base del suo malfunzionamento. Inoltre l’espansione esonucleotidica determina un’alterazione della trascrizione del DNA sequestrando proteine e RNA normali coinvolti nella regolazione della trascrizione stessa.
Questa scoperta rappresenta un importante progresso verso l’identificazione della causa della SLA e della sua terapia, soprattutto perché permette di spiegare la causa della SLA in un’elevata percentuale di casi familiari e sporadici.
Fondamentale per il successo della ricerca è stato l'apporto del consorzio italiano per lo studio della genetica della SLA (ITALSGEN), che riunisce 14 centri universitari ed ospedalieri italiani che si sono uniti per la lotta contro la SLA. Lo studio è stato finanziato dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), dalla Fondazione Vialli e Mauro per la SLA e dal Ministero della Salute (ricerca finalizzata).


Fonte: Ospedale Molinette di Torino

Anonimo ha detto...

IN QUESTO BLOG LA NOTIZIA PRIMA DI OGNI ALTRA FONTE UFFIIALE AISLA, BORGONOVO O VIALLI.... -
GRAZIE PER IL VOSTRO IMPEGNO SENZA CHIEDERE NULLA IN CAMBIO ..
GRAZIE DI CUORE
MAURO

Anonimo ha detto...

SLA: identificato nuovo gene che causa più di un terzo dei casi familiari.

Ricerca co-finanziata dalla Fondazione Vialli e Mauro, F.I.G.C. e Ministero della Salute.




Torino, 21 settembre. E' stato identificato un nuovo gene, principale responsabile della Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) familiare e sporadica. Da circa 10 anni i laboratori di tutto il mondo stavano tentando di identificare il gene di cui era nota la localizzazione a livello del cromosoma 9. Lo studio è stato subito accettato ed è stato pubblicato oggi, dopo appena due settimane, sulla rivista Neuron, la più importante e prestigiosa rivista scientifica internazionale nel campo della Neurologia. Allo studio hanno collaborato il Laboratorio di Neurogenetica del National Institutes of Health (Bethesda, USA, diretto dal dottor Bryan J. Traynor); il Centro SLA del Dipartimento di Neuroscience dell'ospedale Molinette di Torino (diretto dal professor Adriano Chiò); il laboratorio di Genetica Molecolare dell’ospedale OIRM Sant’Anna di Torino (diretto dalla dottoressa Gabriella Restagno); il centro SLA dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (diretto dal professor Mario Sabatelli); ed il centro SLA dell’Università di Cagliari (diretto dal dottor Giuseppe Borghero).


Lo studio collaborativo ha analizzato 268 casi familiari di SLA americani, tedeschi ed italiani e 402 casi familiari e sporadici di SLA finlandesi ed ha permesso di scoprire che il 38% dei casi familiari e circa il 20% dei casi sporadici erano portatori di un’alterazione del gene c9orf72. L’alterazione identificata consiste in un’espansione esanucleotidica (GGGGCC) a livello del primo introne del gene. La frequenza di pazienti SLA portatori di questa mutazione è circa doppia di quella del gene SOD1, il primo gene identificato della SLA nel 1993.


Non è ancora chiaro quale sia il meccanismo attraverso cui il gene c9orf72 causi la SLA. La proteina c9orf72 ha di solito una sede nucleare, mentre nella forma mutata si localizza prevalentemente in sede citoplasmatica. Ciò indica che un’alterata localizzazione della proteina potrebbe essere alla base del suo malfunzionamento. Inoltre l’espansione esonucleotidica determina un’alterazione della trascrizione del DNA sequestrando proteine e RNA normali coinvolti nella regolazione della trascrizione stessa.


Questa scoperta rappresenta un importante progresso verso l’identificazione della causa della SLA e della sua terapia, soprattutto perché permette di spiegare la causa della SLA in un’elevata percentuale di casi familiari e sporadici.

Fondamentale per il successo della ricerca è stato l'apporto del consorzio italiano per lo studio della genetica della SLA (ITALSGEN), che riunisce 14 centri universitari ed ospedalieri italiani che si sono uniti per la lotta contro la SLA. Lo studio è stato finanziato dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), dalla Fondazione Vialli e Mauro per la Ricerca e lo Sport onlus e dal Ministero della Salute (ricerca finalizzata).

Anonimo ha detto...

grazie
la nostra unica speranza è
nelle vostre mani

grazie

MariaGrazia

Anonimo ha detto...

SCIENZAScoperto alle Molinette
il gene che causa la SlaDa dieci anni i laboratori di ricerca di tutto il mondo stavano cercando di indentificare il gene. Ci sono riusciti i camici bianchi del centro Sla dell'ospedale torinese, assieme ai colleghi milanesi, cagliaritani e americani. La novità apre le porte a una possibile terapia genica
E' stato identificato un nuovo gene, principale responsabile della Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) familiare e sporadica. Da circa 10 anni i laboratori di tutto il mondo stavano tentando di identificare il gene di cui era nota solo la localizzazione a livello del cromosoma 9.

AUDIO: Chiò:"Il risultato di 10 anni di ricerche"

Lo studio (pubblicato dopo appena due settimane), sulla rivista Neuron, è stato condotto da ricercatori italiani del centro Sla delle Molinette, dell'Università cattolica del Sacro Cuore e dell'università di Cagliari, assieme a un gruppo del Laboratorio di Neurogenetica del National Institutes of Health.

L'analisi su 268 casi familiari di SLA americani, tedeschi ed italiani e 402 casi familiari e sporadici di SLA finlandesi ha permesso di scoprire che il 38% dei casi familiari e circa il 20% dei casi sporadici erano portatori di un'alterazione di uno specifico gene.

La scoperta del gene apre la possibilità futuro di una terapia genica ma altri studi cercheranno di approfondire meglio che tipo di correlazioni ci sono con la frequenza dei casi fra i calciatori, come spiega Adriano Chiò, direttore del Centro Sla del Dipartimento di Neuroscience dell'ospedale Molinette di Torino, uno degli autori dello studio.

"Non abbiamo ancora guardato il loro dna - dice Chiò - perché fra i casi che sino verificati fra i calciatori non sembrano esserci forme familiari, solo sporadiche". Lo studio proseguirà ora analizzando il dna di cinque calciatori colpiti dalla malattia. "Per ora, una delle ipotesi che si può esplorare - aggiunge il direttore - è quella di comprendere se fra questi sportivi ci possono essere delle condizioni ambientali capaci di attivare la malattia fra chi è geneticamente predisposto".

Anonimo ha detto...

Speriamo non siano solo chiacchere perchè siamo stanchi di belle notizie senza alcuna pratica clinic!!!!!!!
GRAZIE

Pino ha detto...

In occasione della scoperta medico scientifica, la quale ha identificato un nuovo gene alterato, il c9orf72, che si riscontra nelle due forme di Sla, sporadica e familiare, aggiungo il mio commento cercando di far capire meglio quelle che io considero le vere cause della Sla.

Come ho già detto in altre occasioni, da studi epidemiologici la sclerosi laterale amiotrofica si riscontra più frequentemente in alcune occupazioni che possiamo definire ATTIVITA' ANAEROBICHE PROLUNGATE.
Fra queste, si osserva una maggiore incidenza della Sla nello sport del calcio e nella maratona, la Sla si riscontra anche più frequentemente in alcune attività di lavoro faticose.

Consideriamo le due attività sportive più conosciute svolgendo le quali si riscontra una maggiore frequenza della Sla, lo sport del Calcio e la Maratona.
Ho chiesto ai medici dello sport, controllate regolarmente la SATURIMETRIA ai giocatori di calcio e ai maratoneti?
Hanno risposto no, non controlliamo mai la saturimetria a questi sportivi.
E allora Fabio, a te che sei medico ti suggerisco questa realtà:
Se a tutti i giocatori di calcio, ai maratoneti, e alle altre persone
che in seguito si sono ammalati della Sla sporadica, SI FOSSE CONTROLLATA LA SATURIMETRIA, SI SAREBBERO RISCONTRATE RIPETUTE DESATURAZIONI DI OSSIGENO NEL SANGUE DURANTE LO SPORT O IL LAVORO FATICOSO.

I medici però, ancora non considerano pericolosa la carenza dell'ossigeno disciolto, perchè gli studi di medicina non prevedono lo studio dell'effetto paramagnetico sulle membrane cellulari polarizzate, le quali si eccitano e generano i potenziali di azione a contatto dell'ossigeno disciolto, si comprende in questo modo che quando cè carenza dell'ossigeno disciolto paramagnetico, le membrane cellulari si disattivano, causando la disattivazione delle Cellule Neuronali e il loro conseguente deterioramento progressivo.

Questo studio infatti riguarda LA FISICA, NON LA MEDICINA, per questo motivo i medici non considerano pericolosa la carenza dell'ossigeno disciolto paramagnetico nel sangue.

I giocatori di calcio che corrono di più, e le altre persone che lavorano intensamente, i quali non si concedono gli indispensabili tempi di recupero per ottenere la RISATURAZIONE DI OSSIGENO NEL SANGUE, svolgono le loro azioni fisico-motorie affaticanti causando un danno da carenza di ossigeno disciolto ai Motoneuroni della Corteccia Cerebrale, e ad altre Cellule del Cervello.

A causa del danno da carenza di ossigeno disciolto alle Cellule Neuronali, insorgono tutte le alterazioni genetiche riscontrate finora, compreso il c9orf72, il gene alterato scoperto recentissimamente.

Anonimo ha detto...

Ciao Pino,
se dipendesse da me,
avrei già avviato una sperimentazione sulle tue ipotesi, che come tu sai condivido,
il mio lavoro purtroppo non mi aiuta per nulla a farti ascoltare,
comunque non mi arrendo e continuero' ad ogni occasione a discutere della tua ipotesi con chiunque.
Come sempre semplicemnte
grazie di essere presente
Fabio

Pino ha detto...

Grazie a te Fabio

Con tutta probabilità unendo insieme le nostre idee e la nostra tenacia, riusciremo a far capire le cause e la cura per la sclerosi laterale amiotrofica.

Ciao a tutti i visitatori di Unirsi contro la SLA

Fabio e Fabrizio ha detto...

Un team internazionale di scienziati ha individuato una nuova mutazione genetica per la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) e una malattia correlata chiamata demenza frontotemporale (DFT), che secondo gli esperti rappresenta oltre il 33% di tutti i casi di queste malattie ereditarie. I risultati, pubblicati sulla rivista Neuron, rivelano che per la malattia combinata questa mutazione, nel gene C9ORF72, è circa due volte più comune di tutte le altre mutazioni trovate fino ad oggi. Gli scienziati possono utilizzare i risultati per creare nuovi modelli animali di SLA e poi nuovi obiettivi per combattere la forma sporadica più comune della malattia. La SLA non è una malattia ereditaria, può emergere in chiunque.

I ricercatori, guidati dalla Johns Hopkins University School of Medicine negli Stati Uniti, dicono che nonostante il fatto che un certo numero di altre mutazioni genetiche sono state associate con la SLA e DFT ereditarie o familiari, queste mutazioni rappresentano solo il 25% dei casi. Poiché non esisteva su altre mutazioni che provocano la SLA e DFT, il team ha deciso di indagare sul braccio corto del cromosoma 9, una zona che altri studi avevano suggerito potrebbe contribuire a svelare il mistero di quali geni potrebbero essere interessati.

«Se si pensa ai cromosomi come a regioni geografiche, sapevamo in quale città questa mutazione era situata, e in quale parte della città, ma non sapevamo in quale strada si trovava o in quale casa», dice il professor Bryan J. Traynor del Dipartimento di neurologia presso la Johns Hopkins, che è anche il capo della Unità di ricerca sulle malattie neuromuscolari presso il National Institutes of Health (NIH) e il leader di questo studio. «Eravamo davvero alla ricerca dell'indirizzo esatto di questa mutazione.»

Il team, composto da esperti provenienti da Canada, Finlandia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito e Stati Uniti, ha ristretto la posizione della mutazione utilizzando una tecnica di sequenziamento genomico di nuova generazione su pezzi di cromosoma 9 campionati da pazienti con SLA e DFT in famiglie gallesi e olandesi non correlate che hanno avuto a che fare con tali malattie nel corso di diverse generazioni. I ricercatori hanno confrontato sequenze di questi individui malati con un gruppo sano, che consisteva di parenti non affetti e persone al di fuori di queste famiglie a cui non era mai stata diagnosticata la SLA o DFT.

Fabio e Fabrizio ha detto...

I dati mostrano che le sequenze hanno rivelato una singolare sezione del cromosoma 9 vicino al gene C9ORF72 in cui era più volte ripetuta una sequenza a sei basi del DNA (acido desossiribonucleico).

A seguito alla loro valutazione dei campioni di DNA di altri pazienti con SLA e DFT familiare in Finlandia, che è il paese con la più alta incidenza di queste malattie al mondo, i ricercatori hanno scoperto che questo segmento insolito era presente in circa il 50% dei casi.

«Insieme ad un altra mutazione in un gene della SLA familaire scoperto in precedenza e noto come SOD1 - dice il professor Traynor - questo significa che siamo ora in grado di spiegare quasi tutte le malattie SLA familiari in Finlandia.»

Per suffragare i dati, il team ha testato campioni di pazienti tedeschi, italiani e nordamericani. Circa il 38% dei campioni dei pazienti conteneva ripetizioni; va notato però che le ripetizioni non erano presenti negli individui sani.

Il professor Traynor sottolinea, tuttavia, che non è ancora chiaro come i segmenti ripetuti potrebbero essere responsabili della SLA e DFT. Benché potrebbero influire sulla funzione di C9ORF72, i ricercatori ritengono più probabile un meccanismo in cui i segmenti ripetuti innescano la produzione da parte delle cellule malate di una grande quantità di acido ribonucleico (RNA) tossico, materiale genetico che intasa le cellule e provoca la loro fine.

Il fatto che la SLA e DFT tendono ad emergere nella mezza età, anziché in giovane età, potrebbe essere dovuto al lento accumulo di RNA tossico, secondo il team. «In definitiva, la scoperta potrebbe aiutare gli scienziati a trovare nuovi modi di trattare sia la SLA che FTD familiare, nonché le forme sporadiche più comuni di queste malattie», conclude il professor Traynor.

Anonimo ha detto...

Sla, staminali e geni aprono la strada verso diagnosi e cura
Il puzzle ancora non risolto della Sclerosi laterale amiotrofica conquista ulteriori tasselli: nuove scoperte sulle cause genetiche e nuove prospettive di terapia si aggiungono al bagaglio di conoscenze di una malattia che ancora oggi non è né curabile né facile da diagnosticare. Non esiste, infatti, un esame o un test specifico per confermare la diagnosi, a cui si arriva dopo esame clinico eseguito da un neurologo esperto e analisi che escludono altre patologie.

Mutazione scoperta ma tutta da studiare
A ciò che oggi si conosce della genetica di questa malattia, e cioè che la mutazione di un gene chiamato Sod1 (di cui sono state identificate oltre 100 diverse mutazioni) può provocare la malattia nella sua forma familiare, vale a dire ereditaria, si aggiunge la scoperta di un nuovo gene responsabile, c9orf72. La sua mutazione, come spiega Adriano Chiò, direttore del Centro Sla dell'Ospedale Molinette, che ha preso parte allo studio «determina l'alterazione di una proteina e non è stata mai trovata in soggetti sani e pertanto viene considerata responsabile della malattia, ma ancora non conosciamo il meccanismo con cui può provocarla». Lo studio, ha analizzato 268 casi familiari di Sla americani, tedeschi e italiani e 402 casi familiari e sporadici (non familiari) finlandesi e ha permesso di scoprire che il 38% dei casi familiari e circa il 20% dei casi sporadici erano portatori di un'alterazione del gene c9orf72. Che si tratti di un importante passo avanti verso una potenziale terapia, lo sostengono gli autori e molti esperti «ma non ci darà risposte domani» aggiunge Chiò «d'altronde il coinvolgimento del gene Sod è noto dal 1993 e dopo 18 anni ancora non si conosce il danno che provoca, ma sono state avviate sperimentazioni su animali per silenziare la sua attività». L'alterazione del gene c9orf72 che è stata scoperta, tecnicamente si chiama espansione genica e come spiega Chiò, oggi «ci sono molti studi su questo tipo di mutazioni e sono considerate più aggredibili da una possibile terapia». I prossimi anni serviranno per studiarla e per comprendere il meccanismo con cui si produce il danno e se può diventare un indicatore di malattia. Va ricordato che la Sla ha, oltre alla componente genetica, anche una componente ambientale: «Non conosciamo le interazioni tra questo gene e l'ambiente, quindi anche queste andranno esplorate, anche perché non è detto che la presenza di un gene si traduca sempre in malattia» sottolinea l'esperto.

Anonimo ha detto...

Risultati con le staminali: per ora solo di sicurezza
Il fronte della terapia procede anche sulla strada della sperimentazione dell'impianto di cellule staminali: «Argomento che genera molte aspettative nei pazienti» ci tiene a sottolineare Giulio Pompilio, direttore scientifico di AriSla, l'Agenzia di ricerca per la Sla «con il rischio di creare turismo sanitario verso paesi in cui le regole sono meno stringenti. Ma, il tema richiede un dibattito che deve restare nel rigore scientifico, che per ora ha visto la realizzazione di sperimentazioni precliniche e cliniche nell'ambito di un percorso regolatorio ben preciso». La ricerca sull'uso delle staminali è, infatti, arrivata alla sperimentazione di fase 1, in cui si valuta se una terapia è nociva, e per ora i risultati dicono che non ci sono problemi di sicurezza: «Ma bisogna capire quali staminali usare e con quali metodologie» sottolinea Pompilio. È, infatti, in attesa degli ultimi assensi da parte dei comitati etici lo studio italiano che sperimenterà il trapianto delle staminali neuronali di origine fetale nel midollo dei malati: «Le precedenti ricerche, fatte con le staminali ricavate dal midollo osseo» spiega Letizia Mazzini, responsabile del Centro Sla di Novara «avevano indicato come fosse possibile intervenire chirurgicamente sul midollo dei malati, anche se gli effetti e i benefici erano locali. Per questo il nostro obiettivo sarà di intervenire nelle aree midollari collegate alla respirazione e l'attività motoria superiore». Non ci sono per ora ricadute cliniche per i pazienti e uno degli aspetti critici della ricerca è la mancanza di casi su cui eseguire l'autopsia, procedura che permetterebbe di capire che cosa accade in seguito all'impianto delle staminali. Per esempio nelle sperimentazioni condotte ad Atlanta non è stato possibile farlo, come spiega la dottoressa Mazzini: «Quasi nessuno dei familiari di pazienti deceduti dà il consenso a eseguire questo tipo di indagini, nemmeno per quelli inseriti nella sperimentazione. Risulta quindi molto complesso studiare la patologia nel paziente. Bisognerebbe sensibilizzare i familiari a questo importante aspetto della ricerca sulla Sla».

Simona Zazzetta