«Non voglio più le terapie»
madre cinquantenne
muore di Sla
SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA: ...AIUTIAMOCI A TROVARE IN QUESTO BUIO UNA LUCE ... CHE CHI DOVREBBE NON HA TEMPO O CORAGGIO DI ACCENDERE... VI LASCIO UNA VOCE CHE CON SACRIFICIO HO CONQUISTATO... MA QUESTO TRISTE E INCONSOLABILE PATRIMONIO E' DI OGNI MALATO ... DI OGNI FAMILIARE CHE PIANGE IN SILENZIO... DA QUANDO QUESTE TRE LETTERE SONO ENTRATE NELLA NOSTRA VITA E CHE MESSE INSIEME FORMANO UNA COSI' PROFONDA E INGIUSTA MALATTIA...
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BELLUNO - No all’accanimento terapeutico, sì ad una morte secondo le regole della natura, anche se spietata. Milena, 50 anni, malata di sclerosi laterale amiotrofica, se n’é andata il 30 marzo scorso dopo aver rifiutato respirazione e alimentazione artificiali. A supportarla nei momenti di maggiore crisi solo un ventilatore con mascherina esterna.
Lo ha fatto supportata da tutta la sua famiglia, che ne ha condiviso la coraggiosa scelta e che ora, da Mel, lancia l’idea di un grande concerto per raccogliere fondi da destinare alla ricerca contro la Sla e per ricordare il coraggio di questa donna. Magari, chissà, potrebbero parteciparci anche Emma e i Modà, visto che la loro canzone sanremese era diventata lo struggente leit motiv delle sue ultime ore di vita. Una frase del testo di "Arriverà" è riportata anche sulla sua foto che la ricorda nei suoi giorni migliori. Intanto, hanno già raccolto offerte per 3 mila euro che saranno devoluti alla ricerca.
La storia di Milena esce volutamente dalle mura domestiche di Mel in queste ore, durante le quali, in Parlamento, si sta discutendo del testamento biologico. Per la prima volta si tenterà di mettere delle regole chiare in materia di diritto del soggetto malato di esprimersi sulle terapie che intende o non intende accettare nell'eventualità di trovarsi vittima di malattie traumatiche cerebrali irreversibili o invalidanti che costringano a trattamenti permanenti con macchine o sistemi artificiali.
Milena aveva scelto fin da subito, raccontano oggi i familiari. «Non voglio essere intubata» era stata la sua ferma dichiarazione espressa già nel luglio scorso quando le venne diagnosticata la terribile malattia. E senza respirazione artificiale non era possibile nemmeno applicare il sondino per l’alimentazione forzata.
Milena, donna, sposa e mamma, assieme ai suoi familiari, ha affrontato questo male, che gradualmente riduce tutte le funzionalità, con grande lucidità, sapendo a quello che andava incontro. In febbraio, durante il ricovero, aveva ufficializzato la sua scelta davanti a tre testimoni. Una volontà tenuta ferma fino in fondo, quando ormai comunicava solo attraverso un occhio. Del resto, i medici erano stati chiari con lei: «Non esiste cura. Ci sono pazienti sopravvissuti solo un paio di mesi dalla diagnosi. Una donna, malata di Sla, intubata, è vissuta due anni in rianimazione, chiedendo che fossero staccati i macchinari».
Milena ha avuto la forza di dire no, fin da subito, senza tentennamenti, scegliendo la sua casa come luogo dove morire in pace. Ed è qui che si è spenta, tra le grandi braccia della sua famiglia
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