martedì 6 luglio 2010


DIETRO LA TRUFFA DELLE STAMINALI

8 commenti:

Fabio e Fabrizio ha detto...

Questa è la storia di una delibera con la quale la Regione Piemonte, nella scorsa legislatura, aveva stanziato 500 mila euro per la «ricerca scientifica» di Davide Vannoni, travolto da un’inchiesta del procuratore vicario Raffaele Guariniello per associazione a delinquere e vari reati, fra cui la truffa. Il botto è stato forte quanto insistente era stata la cura di quel docente di Scienze cognitive a Udine nella promozione delle «nuove» terapie con cellule staminali adulte con la quale aveva inondato anche la Rete, attirando l’attenzione di associazioni e di singoli malati di Sla, di Parkinson e di altre patologie.

La giunta Bresso aveva destinato il mezzo milione di euro il 26 novembre 2007 all’Associazione di medicina rigenerativa Onlus, con sede legale in via Giolitti 41. Ne è socio, con Vannoni, Marcello La Rosa, indagato pure lui per associazione a delinquere e direttore dell’Ires Piemonte dal 1996. Ancorché quel bel po’ di denaro pubblico non sia stato erogato ai due strani soci, oltre a Guariniello da qualche mese si interessa alla storia pure il sostituto procuratore generale Vittorio Corsi.

Corsi è il magistrato che ha ripescato da un cassetto un’indagine sulla corruzione di un uomo politico tuttora potente in Piemonte: Angelo Burzi, ex assessore al Bilancio con Ghigo, capogruppo Pdl a Palazzo Lascaris finché governatore è stata Mercedes Bresso, e ora presidente di commissione. Corsi ha sviluppato i rapporti fra la sanità pubblica e Società Aperta, i cui fondatori sono stati Burzi e La Rosa.

Le prime tracce di Vannoni a Torino risalgono ai suoi primi lavori per la Regione. Fine Anni 90: consulenze per lo psicologo firmate Angelo Soria. Intorno al 2002-2003 tocca all’Ires Piemonte commissionargli studi e ricerche, fra cui uno sul Museo Egizio, per 20-30 mila euro ciascuno. Il professor Vannoni subappalta le consulenze a una precaria, lasciandole il 10 per cento circa di quanto gli corrisponde l’Ires.

Sarà quella giovane ricercatrice, nel 2007, a bloccargli il finanziamento di 500 mila euro incaricando un legale di mettere la pulce nell’orecchio all’assessore regionale Andrea Bairati, a delibera firmata e protocollata. In compenso perderà il posto - un incarico ancora a tempo determinato - presso un altro ente di ricerca. Non ha badato ai fatti suoi. Scandalo.

Fabio e Fabrizio ha detto...

Questa è la storia di una delibera con la quale la Regione Piemonte, nella scorsa legislatura, aveva stanziato 500 mila euro per la «ricerca scientifica» di Davide Vannoni, travolto da un’inchiesta del procuratore vicario Raffaele Guariniello per associazione a delinquere e vari reati, fra cui la truffa. Il botto è stato forte quanto insistente era stata la cura di quel docente di Scienze cognitive a Udine nella promozione delle «nuove» terapie con cellule staminali adulte con la quale aveva inondato anche la Rete, attirando l’attenzione di associazioni e di singoli malati di Sla, di Parkinson e di altre patologie.

La giunta Bresso aveva destinato il mezzo milione di euro il 26 novembre 2007 all’Associazione di medicina rigenerativa Onlus, con sede legale in via Giolitti 41. Ne è socio, con Vannoni, Marcello La Rosa, indagato pure lui per associazione a delinquere e direttore dell’Ires Piemonte dal 1996. Ancorché quel bel po’ di denaro pubblico non sia stato erogato ai due strani soci, oltre a Guariniello da qualche mese si interessa alla storia pure il sostituto procuratore generale Vittorio Corsi.

Corsi è il magistrato che ha ripescato da un cassetto un’indagine sulla corruzione di un uomo politico tuttora potente in Piemonte: Angelo Burzi, ex assessore al Bilancio con Ghigo, capogruppo Pdl a Palazzo Lascaris finché governatore è stata Mercedes Bresso, e ora presidente di commissione. Corsi ha sviluppato i rapporti fra la sanità pubblica e Società Aperta, i cui fondatori sono stati Burzi e La Rosa.

Le prime tracce di Vannoni a Torino risalgono ai suoi primi lavori per la Regione. Fine Anni 90: consulenze per lo psicologo firmate Angelo Soria. Intorno al 2002-2003 tocca all’Ires Piemonte commissionargli studi e ricerche, fra cui uno sul Museo Egizio, per 20-30 mila euro ciascuno. Il professor Vannoni subappalta le consulenze a una precaria, lasciandole il 10 per cento circa di quanto gli corrisponde l’Ires.

Sarà quella giovane ricercatrice, nel 2007, a bloccargli il finanziamento di 500 mila euro incaricando un legale di mettere la pulce nell’orecchio all’assessore regionale Andrea Bairati, a delibera firmata e protocollata. In compenso perderà il posto - un incarico ancora a tempo determinato - presso un altro ente di ricerca. Non ha badato ai fatti suoi. Scandalo.

Fabio e Fabrizio ha detto...

Questa è la storia di una delibera con la quale la Regione Piemonte, nella scorsa legislatura, aveva stanziato 500 mila euro per la «ricerca scientifica» di Davide Vannoni, travolto da un’inchiesta del procuratore vicario Raffaele Guariniello per associazione a delinquere e vari reati, fra cui la truffa. Il botto è stato forte quanto insistente era stata la cura di quel docente di Scienze cognitive a Udine nella promozione delle «nuove» terapie con cellule staminali adulte con la quale aveva inondato anche la Rete, attirando l’attenzione di associazioni e di singoli malati di Sla, di Parkinson e di altre patologie.

La giunta Bresso aveva destinato il mezzo milione di euro il 26 novembre 2007 all’Associazione di medicina rigenerativa Onlus, con sede legale in via Giolitti 41. Ne è socio, con Vannoni, Marcello La Rosa, indagato pure lui per associazione a delinquere e direttore dell’Ires Piemonte dal 1996. Ancorché quel bel po’ di denaro pubblico non sia stato erogato ai due strani soci, oltre a Guariniello da qualche mese si interessa alla storia pure il sostituto procuratore generale Vittorio Corsi.

Corsi è il magistrato che ha ripescato da un cassetto un’indagine sulla corruzione di un uomo politico tuttora potente in Piemonte: Angelo Burzi, ex assessore al Bilancio con Ghigo, capogruppo Pdl a Palazzo Lascaris finché governatore è stata Mercedes Bresso, e ora presidente di commissione. Corsi ha sviluppato i rapporti fra la sanità pubblica e Società Aperta, i cui fondatori sono stati Burzi e La Rosa.

Le prime tracce di Vannoni a Torino risalgono ai suoi primi lavori per la Regione. Fine Anni 90: consulenze per lo psicologo firmate Angelo Soria. Intorno al 2002-2003 tocca all’Ires Piemonte commissionargli studi e ricerche, fra cui uno sul Museo Egizio, per 20-30 mila euro ciascuno. Il professor Vannoni subappalta le consulenze a una precaria, lasciandole il 10 per cento circa di quanto gli corrisponde l’Ires.

Sarà quella giovane ricercatrice, nel 2007, a bloccargli il finanziamento di 500 mila euro incaricando un legale di mettere la pulce nell’orecchio all’assessore regionale Andrea Bairati, a delibera firmata e protocollata. In compenso perderà il posto - un incarico ancora a tempo determinato - presso un altro ente di ricerca. Non ha badato ai fatti suoi. Scandalo.

Fabio e Fabrizio ha detto...

Aprile 2007, a Palazzo Lascaris è in discussione la finanziaria regionale 2007-2009: un emendamento del consigliere regionale Riccardo Nicotra (Nuovo Psi) propone lo stanziamento di 500 mila euro «per realizzare un laboratorio con prerogative certificabili Aifa per lo sviluppo delle tecnologie biomediche applicabili nell’ambito della medicina rigenerativa utilizzando cellule mesenchimali adulte autologhe».

Incrociando sui siti Internet i messaggi autopromozionali di Vannoni sembra che l’emendamento Nicotra sia stato cucito su misura per l’Onlus sua e di La Rosa. Tuttavia il Consiglio regionale lo approva senza indicare il destinatario. E qui entra in scena Vittorio Demicheli, medico nominato da Mario Valpreda direttore generale della salute pubblica piemontese.

Demicheli ritiene corretto destinare i 500 mila euro alla ricerca pubblica, benché Vannoni vada a battere cassa da lui. Per scrupolo, si informa e sente subito puzza di bruciato attorno alla storia dei due ricercatori ucraini che avrebbero trovato, con le staminali, una cura per la Sla. Ne parla con l’assessore alla sanità, Eleonora Artesio, che porta in giunta la proposta di destinare la somma al centro di ricerca pubblico del professor Silengo, una fondazione creata da Università e Regione. Il 26 novembre 2006 la giunta non accoglie la proposta e dirotta lo stanziamento sul bilancio del settore «innovazione e ricerca» che fa capo all’assessore Bairati: l’associazione di Vannoni e La Rosa viene così inspiegabilmente premiata. L’inchiesta di Corsi tre anni dopo chiarirà che Nicotra era stato sollecitato da Burzi a presentare il suo emendamento e che in giunta si era speso il vicepresidente Paolo Peveraro. Che dirà poi al magistrato di essere stato ingannato da Vannoni. Una lobby bipartisan ed efficace sino all’ingresso in scena della coraggiosa precaria. La delibera è stata inattuata ma non cancellata.

Fabio e Fabrizio ha detto...

Aprile 2007, a Palazzo Lascaris è in discussione la finanziaria regionale 2007-2009: un emendamento del consigliere regionale Riccardo Nicotra (Nuovo Psi) propone lo stanziamento di 500 mila euro «per realizzare un laboratorio con prerogative certificabili Aifa per lo sviluppo delle tecnologie biomediche applicabili nell’ambito della medicina rigenerativa utilizzando cellule mesenchimali adulte autologhe».

Incrociando sui siti Internet i messaggi autopromozionali di Vannoni sembra che l’emendamento Nicotra sia stato cucito su misura per l’Onlus sua e di La Rosa. Tuttavia il Consiglio regionale lo approva senza indicare il destinatario. E qui entra in scena Vittorio Demicheli, medico nominato da Mario Valpreda direttore generale della salute pubblica piemontese.

Demicheli ritiene corretto destinare i 500 mila euro alla ricerca pubblica, benché Vannoni vada a battere cassa da lui. Per scrupolo, si informa e sente subito puzza di bruciato attorno alla storia dei due ricercatori ucraini che avrebbero trovato, con le staminali, una cura per la Sla. Ne parla con l’assessore alla sanità, Eleonora Artesio, che porta in giunta la proposta di destinare la somma al centro di ricerca pubblico del professor Silengo, una fondazione creata da Università e Regione. Il 26 novembre 2006 la giunta non accoglie la proposta e dirotta lo stanziamento sul bilancio del settore «innovazione e ricerca» che fa capo all’assessore Bairati: l’associazione di Vannoni e La Rosa viene così inspiegabilmente premiata. L’inchiesta di Corsi tre anni dopo chiarirà che Nicotra era stato sollecitato da Burzi a presentare il suo emendamento e che in giunta si era speso il vicepresidente Paolo Peveraro. Che dirà poi al magistrato di essere stato ingannato da Vannoni. Una lobby bipartisan ed efficace sino all’ingresso in scena della coraggiosa precaria. La delibera è stata inattuata ma non cancellata.

Fabio e Fabrizio ha detto...

Storia delicatissima, di vita, morte e ricerca scientifica. Da due anni opera a Torino un’associazione per la medicina rigenerativa - ora si chiama «Stamina Foundation » - con sede in via Giolitti 41. Ufficialmente promuove la ricerca, la conoscenza e le applicazioni delle cellule staminali.

Di fatto attira anche, inevitabilmente, singoli casi clinici. Malati di Parkinson e di Sla, pazienti oncologici, bambini affetti da gravi patologie, parenti che vogliono tentare l’ultima carta. Presidente della fondazione è un professore universitario di psicologia, Davide Vannoni, 41 anni, torinese, nessuna competenza specifica. Oltre ad essere professore associato all’Università di Udine, è amministratore unico di «Cognition», una società che offre ai clienti «metodologie di ricerca» e «strumenti di formazione».

La sede è sempre a Torino, nello stesso palazzo elegante di via Giolitti. Lui dice: «Uno è il lavoro, l’altra è la passione». Ma sulla passione per le staminali del professor Vannoni ora c’è un’inchiesta coordinata dal pmRaffaele Guariniello. Tutto quello che è successo negli ultimi due anni nelle stanze di via Giolitti e in una clinica di riferimento a Carmagnola - Lisa Day Surgery - è al centro degli accertamenti dei carabinieri del Nas. Dove sono stati trattati e con quali risultati i pazienti che si sono rivolti alla «Stamina Foundation»? È appena stata consegnata agli investigatori una maxi perizia su tutti i malati che hanno incontrato il professor Vannoni.

I periti dovevano rispondere a diverse domande: dove gli è stato fatto il prelievo delle cellule staminali, dove sono stati eseguiti i trattamenti, come stanno adesso? Domande cruciali, visto che la legge italiana vieta il ricorso alle staminali al di fuori dei protocolli sperimentali riconosciuti. L’inchiesta prende spunto da due differenti canali. Primo: l’esposto dettagliato di un ex dipendente di «Cogniton». Avrebbe visto passare per mesi, negli uffici della società di ricerche di mercato, pazienti gravi pronti a pagare 27 mila euro per tentare un trattamento con le staminali. Sarebbero agli atti decine di fatture per le terapie, ufficialmente registrate come donazioni per la ricerca sulle staminali.

Alcune applicazioni sarebbero state somministrate proprio nei locali sotterranei del palazzo. Il secondo filone si incrocia con il primo, ma parte dall’inchiesta di una giornalista del Corriere della Sera del maggio scorso. Ha cercato sul campo un trattamento con le cellule staminali. E i suoi tentativi l’hanno portata, attraverso il neurologo dell’ospedale Valdese Leonardo Scarzella, allo stesso indirizzo: sempre via Giolitti 41. Il professor Vannoni è categorico: «Ci siamo sempre mossi nella massima legalità. Facciamo ricerche. Informiamo, talvolta indirizziamo verso il centro trapianti di Trieste, l’unico autorizzato in Italia. Oltre non siamo mai andati».

Questo è esattamente il punto al vaglio degli investigatori. Pazienti sarebbero finiti a San Marino, altri hanno raccontato un viaggio della speranza molto più breve. «Sono stato sottoposto a un prelievo di cellule staminali alla clinica Lisa di Carmagnola», ha raccontato un malato agli investigatori. Anche a Santo Stefano il procuratore Guariniello è in ufficio. Risponde al primo squillo: «È in corso un’indagine delicata, sui cui devo mantenere il massimo riserbo». Forse alla fine emergerà uno screening significativo, il primo in Italia, sulla reale efficacia delle cure con le cellule staminali.

Forse si riuscirà a fare chiarezza su quello che il professor Vannoni definisce senza mezzi termini: «Falsità. Non sono un medico e non l’ho mai fatto. I Nas sono venuti a perquisire questi uffici e non hanno trovato alcunché di strano. Non abbiamo mai fatto trattamenti con le cellule staminali, solo un lavoro appassionato di informazione». Storia delicatissima. Su cui si intreccia anche l’indagine sulla morte di un pensionato di Ciriè, forse vittima del morbo di Creutzfeldt-Jacob. Ma a marzo 2009 si era sottoposto a un trapianto di staminali. E aveva conosciuto il professor Vannoni

Fabio e Fabrizio ha detto...

Storia delicatissima, di vita, morte e ricerca scientifica. Da due anni opera a Torino un’associazione per la medicina rigenerativa - ora si chiama «Stamina Foundation » - con sede in via Giolitti 41. Ufficialmente promuove la ricerca, la conoscenza e le applicazioni delle cellule staminali.

Di fatto attira anche, inevitabilmente, singoli casi clinici. Malati di Parkinson e di Sla, pazienti oncologici, bambini affetti da gravi patologie, parenti che vogliono tentare l’ultima carta. Presidente della fondazione è un professore universitario di psicologia, Davide Vannoni, 41 anni, torinese, nessuna competenza specifica. Oltre ad essere professore associato all’Università di Udine, è amministratore unico di «Cognition», una società che offre ai clienti «metodologie di ricerca» e «strumenti di formazione».

La sede è sempre a Torino, nello stesso palazzo elegante di via Giolitti. Lui dice: «Uno è il lavoro, l’altra è la passione». Ma sulla passione per le staminali del professor Vannoni ora c’è un’inchiesta coordinata dal pmRaffaele Guariniello. Tutto quello che è successo negli ultimi due anni nelle stanze di via Giolitti e in una clinica di riferimento a Carmagnola - Lisa Day Surgery - è al centro degli accertamenti dei carabinieri del Nas. Dove sono stati trattati e con quali risultati i pazienti che si sono rivolti alla «Stamina Foundation»? È appena stata consegnata agli investigatori una maxi perizia su tutti i malati che hanno incontrato il professor Vannoni.

I periti dovevano rispondere a diverse domande: dove gli è stato fatto il prelievo delle cellule staminali, dove sono stati eseguiti i trattamenti, come stanno adesso? Domande cruciali, visto che la legge italiana vieta il ricorso alle staminali al di fuori dei protocolli sperimentali riconosciuti. L’inchiesta prende spunto da due differenti canali. Primo: l’esposto dettagliato di un ex dipendente di «Cogniton». Avrebbe visto passare per mesi, negli uffici della società di ricerche di mercato, pazienti gravi pronti a pagare 27 mila euro per tentare un trattamento con le staminali. Sarebbero agli atti decine di fatture per le terapie, ufficialmente registrate come donazioni per la ricerca sulle staminali.

Alcune applicazioni sarebbero state somministrate proprio nei locali sotterranei del palazzo. Il secondo filone si incrocia con il primo, ma parte dall’inchiesta di una giornalista del Corriere della Sera del maggio scorso. Ha cercato sul campo un trattamento con le cellule staminali. E i suoi tentativi l’hanno portata, attraverso il neurologo dell’ospedale Valdese Leonardo Scarzella, allo stesso indirizzo: sempre via Giolitti 41. Il professor Vannoni è categorico: «Ci siamo sempre mossi nella massima legalità. Facciamo ricerche. Informiamo, talvolta indirizziamo verso il centro trapianti di Trieste, l’unico autorizzato in Italia. Oltre non siamo mai andati».

Questo è esattamente il punto al vaglio degli investigatori. Pazienti sarebbero finiti a San Marino, altri hanno raccontato un viaggio della speranza molto più breve. «Sono stato sottoposto a un prelievo di cellule staminali alla clinica Lisa di Carmagnola», ha raccontato un malato agli investigatori. Anche a Santo Stefano il procuratore Guariniello è in ufficio. Risponde al primo squillo: «È in corso un’indagine delicata, sui cui devo mantenere il massimo riserbo». Forse alla fine emergerà uno screening significativo, il primo in Italia, sulla reale efficacia delle cure con le cellule staminali.

Forse si riuscirà a fare chiarezza su quello che il professor Vannoni definisce senza mezzi termini: «Falsità. Non sono un medico e non l’ho mai fatto. I Nas sono venuti a perquisire questi uffici e non hanno trovato alcunché di strano. Non abbiamo mai fatto trattamenti con le cellule staminali, solo un lavoro appassionato di informazione». Storia delicatissima. Su cui si intreccia anche l’indagine sulla morte di un pensionato di Ciriè, forse vittima del morbo di Creutzfeldt-Jacob. Ma a marzo 2009 si era sottoposto a un trapianto di staminali. E aveva conosciuto il professor Vannoni

Fabio e Fabrizio ha detto...

Storia delicatissima, di vita, morte e ricerca scientifica. Da due anni opera a Torino un’associazione per la medicina rigenerativa - ora si chiama «Stamina Foundation » - con sede in via Giolitti 41. Ufficialmente promuove la ricerca, la conoscenza e le applicazioni delle cellule staminali.

Di fatto attira anche, inevitabilmente, singoli casi clinici. Malati di Parkinson e di Sla, pazienti oncologici, bambini affetti da gravi patologie, parenti che vogliono tentare l’ultima carta. Presidente della fondazione è un professore universitario di psicologia, Davide Vannoni, 41 anni, torinese, nessuna competenza specifica. Oltre ad essere professore associato all’Università di Udine, è amministratore unico di «Cognition», una società che offre ai clienti «metodologie di ricerca» e «strumenti di formazione».

La sede è sempre a Torino, nello stesso palazzo elegante di via Giolitti. Lui dice: «Uno è il lavoro, l’altra è la passione». Ma sulla passione per le staminali del professor Vannoni ora c’è un’inchiesta coordinata dal pmRaffaele Guariniello. Tutto quello che è successo negli ultimi due anni nelle stanze di via Giolitti e in una clinica di riferimento a Carmagnola - Lisa Day Surgery - è al centro degli accertamenti dei carabinieri del Nas. Dove sono stati trattati e con quali risultati i pazienti che si sono rivolti alla «Stamina Foundation»? È appena stata consegnata agli investigatori una maxi perizia su tutti i malati che hanno incontrato il professor Vannoni.

I periti dovevano rispondere a diverse domande: dove gli è stato fatto il prelievo delle cellule staminali, dove sono stati eseguiti i trattamenti, come stanno adesso? Domande cruciali, visto che la legge italiana vieta il ricorso alle staminali al di fuori dei protocolli sperimentali riconosciuti. L’inchiesta prende spunto da due differenti canali. Primo: l’esposto dettagliato di un ex dipendente di «Cogniton». Avrebbe visto passare per mesi, negli uffici della società di ricerche di mercato, pazienti gravi pronti a pagare 27 mila euro per tentare un trattamento con le staminali. Sarebbero agli atti decine di fatture per le terapie, ufficialmente registrate come donazioni per la ricerca sulle staminali.

Alcune applicazioni sarebbero state somministrate proprio nei locali sotterranei del palazzo. Il secondo filone si incrocia con il primo, ma parte dall’inchiesta di una giornalista del Corriere della Sera del maggio scorso. Ha cercato sul campo un trattamento con le cellule staminali. E i suoi tentativi l’hanno portata, attraverso il neurologo dell’ospedale Valdese Leonardo Scarzella, allo stesso indirizzo: sempre via Giolitti 41. Il professor Vannoni è categorico: «Ci siamo sempre mossi nella massima legalità. Facciamo ricerche. Informiamo, talvolta indirizziamo verso il centro trapianti di Trieste, l’unico autorizzato in Italia. Oltre non siamo mai andati».

Questo è esattamente il punto al vaglio degli investigatori. Pazienti sarebbero finiti a San Marino, altri hanno raccontato un viaggio della speranza molto più breve. «Sono stato sottoposto a un prelievo di cellule staminali alla clinica Lisa di Carmagnola», ha raccontato un malato agli investigatori. Anche a Santo Stefano il procuratore Guariniello è in ufficio. Risponde al primo squillo: «È in corso un’indagine delicata, sui cui devo mantenere il massimo riserbo». Forse alla fine emergerà uno screening significativo, il primo in Italia, sulla reale efficacia delle cure con le cellule staminali.

Forse si riuscirà a fare chiarezza su quello che il professor Vannoni definisce senza mezzi termini: «Falsità. Non sono un medico e non l’ho mai fatto. I Nas sono venuti a perquisire questi uffici e non hanno trovato alcunché di strano. Non abbiamo mai fatto trattamenti con le cellule staminali, solo un lavoro appassionato di informazione». Storia delicatissima. Su cui si intreccia anche l’indagine sulla morte di un pensionato di Ciriè, forse vittima del morbo di Creutzfeldt-Jacob. Ma a marzo 2009 si era sottoposto a un trapianto di staminali. E aveva conosciuto il professor Vannoni