lunedì 19 luglio 2010


GLI STUDIOSI DELL'UNIVERSITY
ISTITUTE OF MEDICAL SCIENCES (IMS ) DELL'UNIVERSITA' DI ABERDEEN

IN SCOZIA SCOPRONO UNA PROTEINA
DETTA " TGFb2 " LEGATA ALLA CONTRAZIONE MUSCOLARE CHE POTREBBE RISULTARE
MOLTO UTILE NELLA CURA
DELLE MALATTIE NEURODEGENERATIVE IN PARTICOLARE NELLA SLA.

1 commento:

Fabio e Fabrizio ha detto...

Scoperto un meccanismo che regola la contrazione muscolare
Gli scienziati dell’University's Institute of Medical Sciences (IMS) dell’Università di Aberdeen (Scozia) in collaborazione con l’Università di Otago in Nuova Zelanda hanno scoperto il meccanismo indotto da una proteina legata alla facoltà di contrarre i muscoli a partire da un impulso nervoso.
Questo fattore potrebbe essere d’aiuto nella cura delle malattie incurabili legate ai motoneuroni e altre patologie neuro e muscolo-degenerative come, per esempio, la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA).

I risultati di questo studio sono stati pubblicati sulla rivista “Proceedings” della National Academy of Sciences e mostrano come una proteina prodotta dal muscolo e denominata TGFb2 aiuti i nervi motori che ordinano al muscolo di lavorare a produrre uno stimolo sufficiente a innescare la contrazione muscolare altrimenti compromessa o limitata.
Al pari di un amplificatore di segnale Tv in grado di migliorare la ricezione, questa proteina amplifica il segnale che i nervi utilizzano per attivare l’azione muscolare, anche quella più apparentemente banale come il camminare o stare in piedi.
«Abbiamo scoperto che la proteina amplifica i segnali elettrici nei muscoli, rendendo la comunicazione nervosa muscolare sicura e potente abbastanza per permettere ai muscoli di contrarsi. Inoltre rende la segnalazione più efficiente; quindi i nervi in grado di produrre i potenti segnali più a lungo, durante attività a lungo termine», ha spiegato il dottor Guy Bewick che ha coordinato lo studio.

«Sapevamo che questa proteina si trovava nelle cellule muscolari vicino alle terminazioni nervose motorie. Essa svolge un ruolo chiave in altre parti del corpo, compreso il cervello, che controlla lo sviluppo o i danni e la risposta alle infezioni, ma non abbiamo capito cosa succede in condizioni normali con muscoli sani negli adulti», ha aggiunto Bewick.
In seguito a questa scoperta - sottolineano i ricercatori – si potrebbe pensare a nuovi modi di trattare la ridotta segnalazione dei nervi ai muscoli che si manifesta in genere con sintomi quali debolezza e stanchezza nelle prime fasi della malattia neuromotoria. Una situazione tipica di quando le terminazioni nervose non possono essere potenziate a sufficienza per poter lavorare più a lungo.

Lo studio, in fase iniziale, è stato condotto su modello animale e mostra come i topi affetti da malattia neuromotoria in fase iniziale a cui è stata data la proteina hanno migliorato le loro prestazioni muscolari consentendogli di correre più a lungo rispetto a quelli a cui non è stata data la proteina.
Questo tipo di patologie intacca l’aspettativa di vita e gli scienziati ritengono che il ruolo di questa proteina nello sviluppo neuronale potrebbe rallentare o prevenire la morte dei neuroni motori e prolungare la vita dei topi, anche se ulteriori studi saranno necessari per comprenderne a fondo il meccanismo. Il prossimo passo sarà proprio questo