venerdì 29 maggio 2009

TIVOLI, MALATA DI SLA DA DUE GIORNI SU UNA BARELLA
DEL PRONTO SOCCORSO E SENZA ACQUA.
La figlia: “La tengono lì senza assistenza, le stanno venendo anche le piaghe e rischia una nuova infezione, sono pronta a chiamare i Carabinieri”.
Roma, 28/05/09.

1 commento:

Fabio e Fabrizio ha detto...

La signora Maria Graziella Virtuosi, sessantenne, malata di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), nutrita artificialmente attraverso la PEG e sottoposta a respirazione meccanica invasiva è da lunedì su una barella del pronto soccorso dell’Ospedale di Tivoli, il San Giovanni Evangelista. Quasi quattro giorni di inferno, per lei e per tutta la famiglia, in attesa di vedersi riconosciuta l’esigenza e il diritto a un ricovero ospedaliero.
“Mia madre – racconta la figlia Maria – da un paio di giorni stava male, il battito cardiaco era bassissimo e si sono verificati frequenti episodi di apnea. Abbiamo chiamato il medico di base, che però si è rifiutato di venire, così abbiamo chiamato il CAD – Centro Assistenza Domiciliare che ci ha intimato di chiamare il 118. Da lì l'inferno, che si ripete ogni volta che ci si avvicina ad un ospedale che non è assolutamente in grado di trattare un malato di SLA in condizioni avanzate come mia madre. Ora siamo ancora qui, parcheggiati da più di tre giorni al pronto soccorso dell'ospedale di Tivoli in attesa di una sistemazione adeguata per mia madre. Se deve accadere questo, la prossima volta rimaniamo a casa e ci arrangiamo come sempre abbiamo fatto!”.
Lunedì mattina infatti il pronto soccorso conferma subito che c’è un’infezione in corso e che la signora necessita di ricovero, ma in ospedale il posto non c’è.
“Stiamo vivendo un inferno – racconta Maria – lunedì hanno tenuto mia madre senza mangiare fin quando non siamo andati noi a prendere a casa la nutrizione artificiale, non le hanno somministrato nemmeno la normale terapia ed è stata un giorno intero senza essere pulita. Non si sono curati nemmeno di darle da bere e così ieri mattina l’ho trovata con una flebo perché, come mi hanno detto gli stessi medici, ‘era disidratata’, naturalmente grazie a loro. Assisterla è difficile – continua la figlia – in pronto soccorso non sempre ci lasciano entrare e a ogni cambio turno bisogna spiegare di nuovo la situazione. Mia madre non può assolutamente stare da sola, non può parlare, è completamente immobile e quindi non può avvertire nessuno se qualche cosa non va. Solo ieri pomeriggio il direttore generale, da me sollecitato, mi ha concesso uno speciale permesso per l’ingresso”.
“La situazione ormai è al limite – conclude la figlia – a mia madre stanno venendo le piaghe e stando in pronto soccorso rischia di prendersi un’altra infezione che potrebbe esserle fatale. Ieri nel primo pomeriggio il direttore generale mi ha assicurato che avrebbero trovato un posto, ma questa notte mia madre l’ha di nuovo passata al pronto soccorso ed è ancora qui questa mattina. Se non si trova subito un posto chiamerò i carabinieri per denunciare lo stato di incuria in cui è tenuta mamma”.
“Non è affatto raro, purtroppo, che ai malati di SLA sia riservato questo indegno trattamento – sottolinea Mauro Pichezzi, presidente dell’associazione Viva la Vita Onlus (www.wlavita.org) a cui la famiglia fa riferimento – La signora Virtuosi è stata già vittima di malasanità in passato, abbiamo lottato insieme a lei per farle avere assistenza continuativa a casa giunta dopo circa un anno, tempo che la signora ha trascorso al S. Raffaele di Velletri in attesa che la ASL provvedesse a lei. E' inaccettabile che nel 2009 un malato in queste condizioni debba ancora rimanere parcheggiato in pronto soccorso: sono anni che ci battiamo per avere percorsi di accesso dedicati in caso di urgenza e soprattutto di emergenza, ma se non cambia la cultura e quindi l'approccio al malato cronico-critico ogni sforzo diventa vano”.

Ilaria Ciancaleoni Bartoli
Ufficio Stampa Viva la Vita Onlus
Mail ufficiostampa@wlavita.org