lunedì 2 febbraio 2009


Ex calciatore dilettante malato Sla

E' un friulano di 42 anni, Stefano Marangone
(ANSA)-UDINE, 20 GEN-

Un ex calciatore dilettante, di Rivignano (Udine),

ha annunciato di essere malato di Sla.

Lo ha comunicato con una mail al blog dell'Udinese, chiedendo di non dimenticare i giocatori dilettanti colpiti da questa patologia, la stessa che affligge Stefano Borgonovo.

Marangone ha giocato per 25 anni a Palmanova,

Talmassons, Rivignano, Varmo, Latisana, Teor.

4 commenti:

Fabio e Fabrizio ha detto...

T re nuovi casi di morbo di Gehrig nel calcio italiano, tra il 2004 e il 2006. Uno dei tre giocatori colpiti dalla mortale malattia - altrimenti nota come Sla, sclerosi laterale amiotrofica - è un ex centravanti di serie A, poco più che quarantenne. Non ne scriviamo nome e cognome perché non gradisce che la sua storia venga resa pubblica. Gli altri due ammalati sono ex professionisti con discrete carriere negli anni Ottanta. Gli esiti della ricerca condotta dal dottor Gabriele Mora, della Fondazione Salvatore Maugeri di Pavia, e dal professor Adriano Chiò, del Dipartimento di Neuroscienze di Torino, appaiono inquietanti. «Abbiamo indagato su 7.325 calciatori italiani - spiega il dottor Mora -. Le statistiche generali dicevano che in un campione così ristretto di popolazione il rischio di contrarre la Sla era pari allo 0,5/0,7 per cento. Al massimo avremmo dovuto trovare un malato. Anzi, neppure quello. Invece, tra 7.325 persone dedite al calcio, otto risultano attaccate. Tante, troppe».
CIFRE - Facciamo chiarezza: i calciatori colpiti - italiani oppure stranieri che hanno giocato da noi - sono più degli 8 evidenziati dall' indagine di Mora e Chiò, effettuata su una piccola comunità e limitata nel tempo. L' inchiesta condotta dal magistrato Raffaele Guariniello della Procura di Torino, su un più ampio «range» temporale, certifica circa 40 casi di Sla tra ex giocatori. Pochi sanno, ad esempio, che anche Fulvio Bernardini, centromediano della Roma anni Trenta e poi c.t. della Nazionale, morì nel 1984 del morbo di Gehrig. 6 casi ogni 100.000 abitanti è il livello di diffusione della Sla nel nostro Paese. Una ricerca dimostra che su un campione di 7.325 calciatori sono stati individuati 8 ammalati di questo morbo. Evidente la sproporzione.
FATTORI - Il dottor Mora non è allarmista: «Non mi sento di definire la Sla malattia professionale del calcio e se avessi un figlio maschio lo lascerei giocare a pallone. Verosimilmente, però, il football, abbinato ad altri fattori, può scatenare l' insorgere del morbo». Quali fattori? «La predisposizione genetica, quello 0,1 per cento del Dna che differenzia ciascuno di noi; i ripetuti traumi alle gambe; l' intensa attività agonistica; il venire a contatto con pesticidi e diserbanti usati per mantenere l' erba dei campi da gioco; l' abuso di farmaci, in particolare degli antinfiammatori. Ecco, consiglio ai calciatori di non imbottirsi di anti-dolorifici per giocare a tutti i costi, a dispetto dell' acciacco. Non bisogna forzare il corpo, botte e traumi devono essere assorbiti nei dovuti tempi». I colpi di testa? «Possono incidere. C' è un' evidenza: i calciatori sviluppano la forma bulbare di Sla, con danni prevalenti al blocco facciale».
CENTROCAMPISTI A RISCHIO - Il lavoro di Mora e Chiò - un «report» di imminente pubblicazione, realizzato con la consulenza della dottoressa Caterina Bendotti e finanziato dalla Fondazione Vialli e Mauro - dice un' altra cosa interessante: i centrocampisti sono più a rischio. Questi i ruoli degli 8 malati individuati da Mora e Chiò: sei mediani e/o registi, un difensore e un attaccante. In assoluto si consideri che non risulta esserci mai stato un portiere affetto da morbo di Gehrig. Il dottor Mora: «I centrocampisti corrono più degli altri, prendono colpi in decine di contrasti. Hanno la massa magra più elevata, possono sovraccaricarsi di sforzi prolungati. Non è casuale che i portieri risultino immuni ed è significativo che in una ricerca avviata su basket e ciclismo non si siano trovati ammalati». La Sla prolifera nel football americano. «Vero. E stiamo per scandagliare il rugby».
CLUB RICORRENTI - Nella Sla-story del calcio italiano alcuni club ricorrono più di altri. La Sampdoria del 1958-59, tre morti: Tito Cucchiaroni, Ernst Ocwirk, Guido Vincenzi. Il Como, in diversi periodi: Piergiorgio Corno, Adriano Lombardi, Albano Canazza. Si sospetta del doping e in particolare degli anabolizzanti, ma l' equazione è complicata: se c' entrasse il doping, ci sarebbe stata una strage di ciclisti, invece i campioni della bici sembrano esenti da Sla. Mora: «Sta per arrivare in Italia il dottor Walter Bradley dell' università di Miami. Ci ha chiesto di condurlo sui campi di alcuni stadi. Bradley, negli Usa, lavora su un possibile nesso tra insorgenza di Sla e cianobatteri presenti in alcuni terreni da gioco». L' Italia è all' avanguardia nella lotta alla Sla. «Sull' onda degli studi italiani, si sono mossi gli inglesi. E hanno già imboccato una pista: tre calciatori di seconda divisione affetti da Sla, tutti e tre del Sud dell' Inghilterra». Brutta bestia il morbo di Gehrig, ma dieci anni fa pochi ricercatori se ne occupavano. Oggi è diverso: più medici impegnati, più finanziamenti, più attenzione delle case farmaceutiche. Insomma, ci sono speranze.

Fabio e Fabrizio ha detto...

Centocinquantamila euro a favore della ricerca sulla Sla. È quanto ha deciso di stanziare la Figc. «Alla ricerca medico-scientifica sulla Sla e le patologie collegate al calcio- si legge in una nota- la Figc ha deciso di destinare un primo stanziamento di 150 mila euro rivenienti dalle entrate della prossima gara interna della Nazionale, Italia-Montenegro, in programma a Lecce il 15 ottobre e valida per le qualificazioni ai Campionati del Mondo del 2010. Il presidente Giancarlo Abete ha confermato l'impegno concreto di tutte le componenti federali per approfondire studi e ricerche sulla Sla, una malattia che negli ultimi anni ha colpito in particolare alcuni calciatori: al professor Paolo Zeppilli è stata affidata la responsabilità di un gruppo di lavoro a carattere scientifico al quale saranno chiamati a partecipare medici, specialisti e i maggiori esperti del settore».

PERCHE' COLPISCE GIOCATORI - «Si tratta di una patologia rara della quale non sono ancora ben noti i fattori scatenanti. C'è un eccesso di Sla nella popolazione dei calciatori e vogliamo capire perchè». Paolo Zeppilli, ex medico della nazionale e ora coordinatore del gruppo di lavoro per studiare la Sla, spiega come saranno utilizzati i primi 150.000 euro ricavati dall'incasso di Italia-Monrtenegro. «La Federazione - ricorda Zeppilli - aveva già detto che si sarebbe fatta parte in causa per questo tipo di malattia che ci colpisce particolarmente e voglio ringraziare il presidente Abete per la sua disponibilità. Sarà creata una apposita commissione e ci appoggeremo a due centri, massimo tre, già avanti in questa materia tra cui quelli di Roma e Torino. Faremo delle ricerche sul Dna dei calciatori e ci sentiremo anche con l'assocalciatori. Quella messa a disposizione è una prima tranche di denaro che investiremo in particolare in borse di studio da affidare a giovani che si occuperanno di scoprire le cause della Sla. Siamo contenti perchè volevamo tutti fare qualche cosa». «Ciò che colpisce - sottolinea Zeppilli - è che nella popolazione dei calciatori ci sia un eccesso di Sla. Colpa del doping? È già stato detto, ma allora non si capisce perchè non ci siano casi in altri sport. A essere colpite sono tutte le fasce della popolazione e in particolare anche quella dei calciatori».

Fabio e Fabrizio ha detto...

Sla, ora il calcio ha paura. «I casi sono almeno 51»
Guariniello: patologia professionale

Ora il calcio ha paura. Di un’avversaria impossibile da fermare: marca a uomo, e quando ti prende non ti molla più. Molti calciatori in attività, qualcuno del giro della nazionale e qualcun altro con la coscienza un po’ sporca, si fanno visitare periodicamente da un neurologo di fiducia. Basta un piccolo falso allarme a scatenare la psicosi. I casi noti di Sla nel calcio italiano continuano a crescere: sono diventati 51, decessi inclusi. E la domanda allo specialista, ormai, è la stessa: «Dottore, ho la Sla?».

Rotto il tabù

Il calcio italiano, che fino a ieri negava qualsiasi relazione con la sclerosi laterale amiotrofica per paura di ricavarne un’immagine negativa, ha decisamente cambiato rotta. Dagli incassi di Italia-Montenegro, match di qualificazione ai Mondiali 2010, mercoledì a Lecce, 150 mila euro verranno dirottati verso un gruppo di lavoro coordinato dal dottor Paolo Zeppilli e destinato a finanziare la ricerca. Un passo importante per un ambiente che rifiutava di avere un problema chiamato Sla. «Coinvolgerò esperti italiani e stranieri: lavoriamo per i nostri tesserati, maanche per tutti coloro che hanno la Sla» dice Zeppilli. Il calcio riconosce di essere malato, quindi? «Un attimo. Per noi la malattia professionale dei calciatori è la pubalgia. È incontrovertibile che di sclerosi possa ammalarsi chiunque. Cercheremo di capire, però, perché nel nostro mondo ha questa incidenza ». I giocatori sono preoccupati, vogliono sapere. A Coverciano, nel ritiro della nazionale in vista di Bulgaria-Italia di domani, si è parlato molto di Sla. L’emozione scatenata dalla notte di lacrime e stelle organizzata per Stefano Borgonovo, il centravanti del Milan di Sacchi, lo specchio spietato nel quale a Firenze si è visto riflesso tutto il calcio italiano dagli anni Settanta in poi, è stata violenta. I senatori si sono fatti venire delle idee (Cannavaro: «Tassiamo i nostri stipendi per la ricerca»), i giovani sono allarmati (Montolivo: «Tra noi c’è malessere: non possiamo più far finta di niente»; Giovinco: «Coinvolgiamo anche la Liga spagnola e la Premer League inglese»), certi ex dormono male la notte. Massimo Orlando, per esempio, 37 anni, che con Borgonovo condivide un passato nel Milan e nella Fiorentina: «Io in carriera ho avuto tanti infortuni e ho preso tante medicine. Molti miei colleghi hanno paura e non parlano. Io sì: vorrei chiedere a chi ci ha curati se ci ha veramente dato qualcosa di strano...». L’ambiente è in fermento e l’Associazione calciatori lancerà un’adesione volontaria al progetto Sla della Federcalcio. «Oggi gli atleti sono molto spaventati—conferma il professor Adriano Chiò del dipartimento di neuroscienze di Torino —. La sclerosi rimane una patologia rarissima, giocare a calcio non comporta rischi. Purché sia calcio pulito».

C’è anche Bernardini

Lo scafandro e la farfalla. Prigionieri del proprio corpo e, forse, dello sport a cui si è dedicata una vita. Pochi sanno che Fulvio Bernardini, ex calciatore, allenatore di Fiorentina e Bologna, ct dell’Italia ha molto in comune con Segato, Rognoni, Vincenzi, Soldan, Gritti, Lombardi, l’arbitro Giovanni Nuvoli e Gianluca Signorini, la bandiera del Genoa ammainata a 42 anni. Il Professore morì il 13 gennaio 1984, a 79 anni. Di sclerosi laterale amiotrofica. La prima moglie della Sla a chiedere a un magistrato di aprire un’inchiesta sul pallone avvelenato fu la vedova di Bruno Beatrice, centrocampista della Fiorentina dei misteri, quattro morti (Saltutti, infarto; Ferrante, tumore; Longoni, vasculopatia cardiaca; Beatrice, leucemia) e troppi drammi sfiorati, perché il calcio non si ammala solo di sclerosi,ma di improvvise patologie mai del tutto chiarite. Nel 2006 la figlia di Beatrice, Claudia, ha fondato l’Associazione vittime del doping. Che è una delle ipotesi alla base della Sla. 24 mila calciatori monitorati dalla fine degli Anni 60 al 2007. Su un sottocampione di 7325 professionisti, l’incidenza attesa della Sla era 1,24. Quella osservata: 6,45. Cinquantuno i casi noti, decessi inclusi. Sei le società più colpite: Fiorentina, Torino, Genoa, Samp, Como e Pisa. «Pensavo di imbattermi in qualche tumore—racconta ilpmdi Torino Raffaele Guariniello —, ho trovato una patologia professionale». Muratori, agricoltori, contadini. E calciatori. Cortex (la corteccia surrenale molto evocata da medici e atleti), Micoren, Voltaren, antinfiammatori: i verbali degli interrogatori sono una spoon river di bugiardini. «Non è utile legare il calcio alla Sla in modo indifferenziato: ai fini della prevenzione sul lavoro, bisogna capire. Perché nessun ex è venuto a trovarmi? Perché all’estero nulla si muove? Perché Fifa e Uefa non prendono iniziative? ».

Molte ipotesi, nessuna cura

Su un pilastro di partenza sono tutti d’accordo: «Per ammalarsi di Sla ci vuole una predisposizione genetica » spiega Mario Melazzini, presidente dell’Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica (Aisla), malato lui stesso. Sottolinea: «La Sla è una malattia per ricchi: un tetraplegico ha un costo per la famiglia che si aggira sui 60 mila euro all’anno». Anche la ricerca è cara. E avanza con fatica. «È un lavoro lento e complesso: gli atleti hanno contratto il fattore di rischio 15-20 anni fa, risalire non è facile—dice il professor Chiò —. La recente scoperta di una proteina collegata alla malattia, la Tdp43, potrebbe essere un’importante chiave di volta. Abbiamomandato 800 campioni di Dna di pazienti italiani al National Institute of Health di Washington, un importante istituto di ricerca. Al momento, per la scienza, tutte le concause si equivalgono». Eccole. 1) Traumi agli arti e alla testa. C’è un’evidenza: i calciatori spesso sviluppano la forma bulbare di Sla, con danni al blocco facciale. I centrocampisti corrono molto, e prendono più colpi nei contrasti. Nessun caso di Sla registrato tra i portieri, infatti. 2) Il contatto con pesticidi e diserbanti dei campi. Guariniello ha mandato i suoi ispettori negli stadi e agli allenamenti dei club più colpiti, ha fatto interrogare i giardinieri e i manutentori dei prati, sta ricostruendo l’elenco dei prodotti più usati per curare il verde: ricorre la formaldeide, un potentissimo battericida. Nella cantina di una squadra sono stati trovati vecchi barattoli, subito mandati a esaminare. 3) Il doping. Tesi mai provata ma non esclusa da un lavoro del professor Angelo Poletti dell’Università di Milano: «La morte del neurone motorio potrebbe essere provocata da eccessivi livelli di androgeni nel sangue, come quelli ottenuti assumendo ormoni o anabolizzanti. 4) Abuso di farmaci non vietati, spesso fuori dalle esigenze terapeutiche. Anche gli integratori possono influire: Stefano Belli e Nicola Vanacore, dell’Istituto superiore di Sanità, ipotizzano il ruolo degli aminoacidi ramificati e della creatina come motore della Sla.

Gaia Piccardi

Anonimo ha detto...

leggendo ...ho trovato questo articolo

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