giovedì 20 agosto 2015

Staminali per bloccare la Sla:

la sfida che impegna Novara e Atlanta

     Primo trapianto al mondo di staminali cerebrali su un paziente malato: nel team internazionale la neurologa Letizia Mazzini del centro ricerca novarese sulla Sla
 
 

1 commento:

Fabio e Fabrizio ha detto...

Ne parla come fosse qualcosa di ordinario, in un attimo di pausa dal turno del Pronto soccorso. Ma è reduce da poco dal primo trapianto al mondo di cellule staminali cerebrali su un paziente malato di Sla. Una ricerca partita dieci anni fa e destinata a durare: «E’ un lavoro condiviso col gruppo di neurochirurgia del Memorial Medical Center di Atlanta, una procedura chirurgica migliorata nel tempo, che ora abbiamo messo in pratica» racconta Letizia Mazzini, neurologa responsabile del Centro regionale Sclerosi laterale amiotrofica di Novara. C’era anche lei, prima in Italia ad essere autorizzata all’uso terapeutico delle cellule staminali, nel team coordinato dal professor Angelo Vescovi che all’ospedale di Terni ha effettuato il primo trapianto, fase uno della sperimentazione autorizzata dall’Istituto superiore di Sanità.



Obiettivo: salvare le parti sane

«Le cellule neuronali provenienti da un feto deceduto sono state iniettate nel midollo di pazienti malati di Sla in fase avanzata» spiega. L’obiettivo non è creare nuove cellule o rigenerare quelle malate. Niente fretta in medicina: «L’obiettivo è proteggere i motoneuroni sani - spiega Mazzini -, rallentare il decorso della malattia nei territori che coinvolgono la muscolatura respiratoria». L’intervento di Terni, che ha coinvolto un maxi team di biologi, neurochirurghi, fisiatri, fisioterapisti, neurologi, costituisce la fase uno della ricerca: «Verificare la sicurezza della procedura chirurgica - precisa Mazzini -, in pratica, non aggravare la condizione dei pazienti. Non abbiamo avuto problemi, ma con le cellule non ci si può sbilanciare troppo». La fase due dovrebbe testare invece l’efficacia del metodo. Serviranno 80 malati in fase meno avanzata e un budget milionario: «L’obiettivo sarò verificare se l’operazione riesce a tutelare le parti sane».



Assistenza e ricerca

L’obiettivo è aumentare le aspettative di vita dei pazienti affetti da Sclerosi laterale amiotrofica, la malattia neurodegenerativa che porta progressivamente alla paralisi della muscolatura, compresa quella respiratoria. Nel centro Sla dell’ospedale Maggiore di Novara, aperto dal 2004, ogni anno vengono visitati 200 nuovi pazienti arrivati da tutta italia. In cura ci sono in media 80 malati, seguiti da uno staff ampio, che va dal neurologo al logopedista, pneumologo, psicologo, fisioterapista. Ma è la ricerca la ragione per cui il centro novarese è diventato un punto di riferimento per la Sla in Italia: «Lavoriamo con l’istituto di genetica per studiare le origini della malattia, cosa fa ammalare i motoneuroni? - dice Mazzini -. Poi, si fa ricerca sulle cure». Ma tra gli obiettivi c’è anche migliorare la vita quotidiana dei pazienti con cure domiciliari più organizzate: «La sfida è portare a casa l’assistenza».