lunedì 16 febbraio 2015

Nuovo studio sulla Sla: “C'è anche la ‘mancanza’ di un enzima specifico dietro la malattia e la sua progressione”

Si chiama Ppia e quando manca sembra "scatenare" in modo anomalo la proteina Tdp-43, anomalia presente nella maggior parte dei paziente con sclerosi laterale amiotrofica. Inoltre il Ppia ha un ruolo protettivo all’interno dei motoneuroni. Una possibile cura potrebbe venire quindi dalla stimolazione o sostituzione di questa proteina. Lo studio su Brain

 

2 commenti:

Fabio e Fabrizio ha detto...

Un enzima, il Ppia (peptidilprolyl isomerasi A), è alla base di un’anomalia molto frequente tra i pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica (Sla), che coinvolge la proteina Tdp-43. Lo rileva uno studio* dell’Irccs Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano, finanziato dalla Fondazione Telethon. I risultati sono stati pubblicati* sulla rivista scientifica Brain.

Partendo proprio dalla dimostrazione dell’anomalia della proteina Tdp-43, presente nella maggior parte dei pazienti con Sla, lo studio ha stabilito che ciò dipende dall’enzima Ppia, e in particolare dalla sua mancanza.
Nella sclerosi laterale amiotrofica, dunque, questa interazione sarebbe danneggiata. “A conferma del ruolo importante di questo enzima", spiega Valentina Bonetto del Mario Negri e coordinatrice del progetto, "abbiamo visto che la sua mancanza, in un modello di Sla nel topo, accelera la progressione della malattia. Inoltre una relativa carenza dell’enzima è stata riscontrata in vari modelli cellulari e animali malati, nonché nei pazienti con Sla sporadica”. I dati suggeriscono che “la mancanza di questo enzima aggravi la ‘patologia Tdp-43’ ed acceleri la progressione della malattia”.





La sclerosi laterale amiotrofica è una malattia neurodegenerativa ad esito fatale che in Italia colpisce attualmente circa 4.000 pazienti e per la quale ad oggi non ci sono cure. La malattia colpisce i motoneuroni, le cellule nervose che impartiscono ai muscoli il comando di movimento, comportando una progressiva perdita delle funzioni motorie.
“Grazie a questi studi”, aggiunge Caterina Bendotti, anche lei del Mario Negri, “abbiamo capito che la Ppia all’interno dei motoneuroni esercita un effetto protettivo. Questi risultati prospettano la possibilità di ottenere un effetto terapeutico attraverso la stimolazione o la sostituzione di questo enzima”.

Fabio e Fabrizio ha detto...

Ci sono difetti di interazione fra un enzima e una proteina tra i fattori responsabili della sclerosi laterale amiotrofica. A svelare queste ‘relazioni pericolose’ è uno studio italiano pubblicato su ‘Brain’, condotto dagli scienziati dell’Irccs Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano e finanziato dalla Fondazione Telethon. Il lavoro, partendo dalla dimostrazione che la proteina TDP-43 è anomala nella grande maggioranza dei malati di Sla, ha stabilito che questo dipende dall’enzima PPIA (peptidilprolyl isomerasi A).

“A conferma del ruolo importante di questo enzima – spiega Valentina Bonetto del ‘Mario Negri’, coordinatrice del progetto – abbiamo visto che la sua mancanza, in un modello di Sla nel topo, accelera la progressione della malattia. Inoltre, una relativa carenza dell’enzima è stata riscontrata in vari modelli cellulari e animali di Sla, nonché nei pazienti con Sla sporadica”. “Grazie a questi studi – aggiunge Caterina Bendotti dell’Irccs diretto da Silvio Garattini – abbiamo capito che PPIA all’interno dei motoneuroni esercita un effetto protettivo. Questi risultati prospettano la possibilità di ottenere un effetto terapeutico attraverso la stimolazione o la sostituzione dell’enzima”.

La Sla è una malattia neurodegenerativa senza cura che colpisce i motoneuroni, le cellule nervose che impartiscono ai muscoli il comando di movimento. In generale, si assiste alla perdita progressiva delle funzioni motorie fino alla paralisi dei muscoli respiratori, ricorda una nota dal Mario Negri. Ogni anno in Italia la malattia colpisce circa 3 persone ogni 100.000, per un totale di oltre 4.000 persone oggi colpite nel nostro Paese. Lo studio è stato condotto in collaborazione con i neurologi Gabriele Mora della Fondazione Salvatore Maugeri di Milano, Christian Lunetta del Centro clinico Nemo-ospedale Niguarda del capoluogo lombardo, e Massimo Corbo della Casa di cura del Policlinico di Milano. Lo studio è sostenuto anche da Fondazione Aldo e Cele Daccò, Comunità europea, Associazione ‘Amici del Mario Negri’ e Fondazione ‘Vialli e Mauro’