giovedì 21 agosto 2014

AriSla: Nuova scoperta Italia-Usa sulle basi comuni della SLA e della demenza frontotemporale
“Il lavoro pubblicato dalla rivista internazionale Neuron”, spiega Vincenzo Silani, neurologo dell’IRCCS Istituto Auxologico Italiano e dell’Università di Milano, tra gli autori italiani dello studio, “rappresenta un importante momento sulla strada dello sviluppo di una terapia efficace per due malattie, la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) e la Demenza Frontotemporale (FTD)


6 commenti:

Fabio e Fabrizio ha detto...

Milano, 20 agosto 2014 - Rappresentano una delle maggiori sfide per le ricerche neurologiche attuali: la SLA e la demenza frontotemporale. Ora c’è l’evidenza scientifica che hanno basi neurobiologiche comuni. E ciò apre anche la strada a possibili terapie. A scoprirlo una collaborazione tra ricercatori Italia-USA come ormai si conviene per malattie così complesse il cui studio richiede tra l’altro investimenti economici non da poco. Tanto che - è notizia di questi giorni rimbalzata sui media di tutto il mondo - personaggi famosi a livello internazionale, tra cui da Bill Gates a Jeff Bezos, hanno lanciato una divertente sfida virale su Facebook, per raccogliere fondi a favore della ricerca sulla SLA autoinfliggendosi gavettoni di acqua gelata.

Fabio e Fabrizio ha detto...

“Il lavoro pubblicato dalla rivista internazionale Neuron”, spiega Vincenzo Silani, neurologo dell’IRCCS Istituto Auxologico Italiano e dell’Università di Milano, tra gli autori italiani dello studio, “rappresenta un importante momento sulla strada dello sviluppo di una terapia efficace per due malattie, la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) e la Demenza Frontotemporale (FTD), due patologie neurodegenerative oggi considerate un continuum. A dimostrazione di ciò, la causa più frequente delle forme sia sporadiche che familiari delle due malattie è rappresentata dalla mutazione del gene C9orf72 con espansione di sei basi (GGGGCC): la scoperta è del 2011ed ha rivoluzionato il mondo scientifico”.

Nell’ambito di una sinergia collaborativa con diverse istituzioni statunitensi, l’IRCCS Istituto Auxologico Italiano di Milano - Dipartimento di Fisiopatologia Medico-Chirurgica e dei Trapianti e il Centro “Dino Ferrari” dell’Università degli Studi di Milano con il Prof.

Vincenzo Silani, la Dott.ssa Antonia Ratti e la Dott.ssa Claudia Morelli hanno largamente contribuito a definire la struttura molecolare dell’RNA patologico trascritto dall’espansione del gene C9orf72 o r(GGGGCC)exp, successivamente disegnando 132 piccole molecole in grado di legare tale RNA patologico per neutralizzarne l’effetto tossico. Tre di queste molecole si sono dimostrate efficaci sia nell’inibire la traslazione dell’RNA patologico che nel prevenire la formazione dei foci nucleari, ossia aggregati di RNA, caratteristici appunto del quadro neuropatologico.

Fabio e Fabrizio ha detto...

“Tale evidenza”, prosegue Vincenzo Silani, “è stata comprovata in colture cellulari di fibroblasti ottenuti dalla cute dei pazienti stessi ed in cellule neuronali derivate da tali fibroblasti, mediante sviluppo di una innovativa tecnologia di transdifferenziamento diretto. Tale metodo sperimentale offre una prima ma sostanziale prospettiva, in cellule di derivazione umana coltivate in vitro, per un approccio terapeutico correttivo di un meccanismo patologico specifico, che coinvolge un grande numero di pazienti affetti da SLA e FTD. L’impiego di tali molecole di sintesi all’uomo dovrà guadagnare una serie di ulteriori rigorose evidenze sperimentali nonché informazioni relative alla sicurezza di impiego: gli autori sono impegnati in un programma di veloce sviluppo delle evidenze preliminari.

“Un ulteriore importantissimo risultato conseguito con questo lavoro è l’identificazione di un biomarcatore di patologia nel liquido cefalo-rachidiano (LCR): il gene C9orf72 espanso per multipli di sei basi (GGGGCC)n produce proteine denominate c9RAN che sono state per la prima volta evidenziate anche nel LCR di pazienti affetti da SLA portatori della mutazione, rispetto ai controlli sani ed ai pazienti affetti da SLA non mutati in C9orf72”.

Ciò, secondo gli autori dello studio, potrà facilitare l’identificazione dei portatori del gene espanso e offrire la possibilità di correlare gravità di malattia e relativa progressione con i livelli di c9RNA nel LCR. L’efficacia di una eventuale terapia nell’uomo con molecole mirate dispone da oggi di un biomarcatore liquorale che potrebbe rispondere al trattamento con normalizzazione dei valori. La ricerca di biomarcatori sierici e/o liquorali nella SLA e nella FTD ha impiegato diversi Laboratori negli anni e l’IRCCS Istituto Auxologico Italiano ha già attivamente contribuito con una vasta banca di LCR ottenuta dai pazienti. Tutto ciò allo scopo di ottimizzare le tecniche di determinazione dei marcatori ad oggi individuati, nella convinzione che il LCR possa dare indicazioni utili per la definizione di un biomarcatore sensibile e specifico di patologia. La dimostrazione della presenza di proteine c9RAN nel LCR di pazienti mutati in C9orf72 fornisce ad oggi il biomarcatore più specifico per questo gruppo di pazienti, ad ulteriore dimostrazione della validità delle scelte strategiche di ricerca perseguite.

Fabio e Fabrizio ha detto...

“Il significato del lavoro recentemente pubblicato”, conclude Vincenzo Silani, “è quindi rimarchevole perché suggerisce un approccio terapeutico per i pazienti affetti da SLA e/o FTD con espansione del gene C9orf72, fornendo inoltre un biomarcatore sensibile nel LCR utilizzabile per verificare l’efficacia biologica del trattamento. La strategia descritta per ottenere direttamente cellule neuronali da fibroblasti ottenibili dalla cute dei pazienti fornisce un modello biologico di straordinario valore per ricapitolare in vitro la patologia umana ed, in contemporanea, per definire l’efficacia terapeutica di molecole di impiego clinico, permettendo di confrontare il risultato clinico con l’effetto biologico.

“Il lavoro recentemente pubblicato su Neuron qualifica ulteriormente la determinazione degli scienziati dell‘IRCCS Istituto Auxologico Italiano a perseguire, dopo definizione delle basi molecolari della SLA e FTD, un approccio terapeutico quanto più personalizzato, giovandosi di una vasta collaborazione internazionale per il conseguimento dell’obbiettivo. L’impegno alla scoperta di una terapia per i pazienti affetti da SLA e FTD rappresenta uno degli obbiettivi critici dei ricercatori dell’IRCCS Istituto Auxologico Italiano che sono attivamente impegnati nella definizione dei meccanismi patogenetici delle due malattie in un contesto collaborativo internazionale sia Europeo che Nord-Americano”.
La ricerca è stata realizzata grazie al contributo di AriSLA, la Fondazione Italiana di ricerca per la SLA, attraverso il finanziamento dei progetti EXOMEFALS nel 2009 e NOVALS nel 2012. Per questi progetti la Fondazione ha destinato la totalità delle donazioni raccolte con il 5x1000 della Ricerca sanitaria del Ministero della Salute. La ricerca si è avvalsa anche del contributo del Ministero della Salute-Ricerca Finalizzata 2009, di due progetti della Comunità Europea (JNPD SOPHIA e STRENGTH) ma è stata possibile, soprattutto, grazie ai pazienti che hanno contribuito all’arricchimento della banca biologica dell’IRCCS Istituto Auxologico, elargendo spesso anche donazioni per la ricerca.
“Siamo molto soddisfatti di aver sostenuto questo studio - ha commentato il Presidente di AriSLA, Mario Melazzini - che non solo ha il merito di aprire le porte a possibili terapie per sconfiggere la SLA, ma soprattutto testimonia l’importanza di continuare ad investire nella ricerca scientifica di eccellenza, l’unica in grado di fornire concreti risultati”.

Pino ha detto...

Buongiorno Fabio, sinceramente apprezzerei un tuo parere riguardo a quello che ho capito svolgendo una ricerca sulle cause della SLA. Riflettiamo, se i ricercatori indicano che la SLA e la demenza frontotemporale hanno basi neurobiologiche comuni, vuol dire che le due patologie possono avere una causa comune.
A seguito della mia ricerca posso affermare con certezza che, la causa comune delle patologie neurodegenerative è la CARENZA di energia elettrochimica prodotta dall'Ossigeno Disciolto PARAMAGNETICO nel sangue che affluisce al Cervello e in tutto il Corpo.
Il Paramagnetismo dell'Ossigeno Disciolto è INDISPENSABILE per la generazione dei potenziali elettrici di membrana (potenziali d'azione) i quali determinano tutte le attività del Cervello, del Cuore, e dei Muscoli, producendo inoltre l'energia elettrochimica per tutti gli altri Organi del Corpo.
Si può capire che un'eventuale carenza di Ossigeno Paramagnetico (diminuzione della pO2) nel sangue che affluisce al Cervello, causa la RIDUZIONE dell'Attività Bioelettrica Cerebrale causando la disattivazione e il conseguente deterioramento dei Motoneuroni e delle altre Cellule del Cervello, provocando in questo modo le malattie neurodegenerative.
Come si puossono dimostrare queste affermazioni?
E' abbastanza semplice, è sufficiente controllare tramite l'Emogasanalisi la pO2 arfteriosa alle Persone ammalate della SLA e delle altre malattie neurologiche, in queste Persone si osserverà senz'altro una pO2 arteriosa INFERIORE ALLA NORMA, dimostrando senza ombra di dubbio che è indispensabile incrementare i livelli dell'Ossigeno Disciolto Paramagnetico (pO2) per ottenere la regressione fino alla guarigione dalla SLA, dalla demenza frontotemporale, dall'Alzheimer, e dalle altre malattie neurodegenerative.
Fabio, puoi fidarti, come ho scritto sopra, facendo l'Emogasanalisi alle Persone ammalate ci si accorgerà che la loro pO2 arteriosa è molto inferiore alla norma, in questo modo sarà chiaro qual'è la terapia giusta per una CURA EFFICACE dellA SLA e delle altre malattie.
Un Sincero Saluto
Pino Fronzi
Ancona

Pino ha detto...

Salve, se sarà consentito vorrei fare alcune osservazioni, quando si fa una ricerca per capire le cause delle malattie sarebbe necessaria la collaborazione delle Persone, perché collaborando insieme si può ottenere più facilmente il risultato positivo. Ho iniziato la ricerca sulla SLA e sull'Alzheimer dopo un'intuizione sulle cause di queste malattie neurodegenerative. L'intuizione riguarda la carenza dell'Ossigeno Disciolto nel sangue, la quale ho potuto osservare controllando la mia saturimetria durante la corsa anaerobica, osservando le DESATURAZIONI DI OSSIGENO su me stesso.
Io ho riscontrato solo due o tre volte le desaturazioni di ossigeno durante la corsa, ma, facciamo un'esempio, nei giocatori di calcio i quali in seguito si sono ammalati della SLA, se avessero controllato la loro saturimetria quante volte si sararebbero riscontrate le stesse desaturazioni di ossigeno?
Ecco che sarebbe molto importante la collaborazione dei giocatori di calcio ammalati della SLA, chiediamo loro, avete mai controllato la vostra saturimetria quando giocavate a calcio?
La risposta di questi atleti è fondamentale per capire le cause della SLA, perché sapendo che sono state proprio le ripetute DESATURAZIONI di ossigeno la causa che ha provocato la SLA ai giocatori di calcio si potrà facilmente capire perché si sono ammalate della SLA tutte le altre Persone, anche quelli che non hanno mai giocato a calcio.
Le ripetute desaturazioni di ossigeno indicano la FREQUENTE CARENZA dell'Ossigeno Disciolto nel sangue, il quale essendo paramagnetico è INDISPENSABILE per far generare i POTENZIALI D'AZIONE i quali determinano l'attività bioelettrica dei Motoneuroni e delle altre cellule del Cervello e del Corpo.
Possiamo in questo modo capire che, la rischiosa carenza di Ossigeno Disciolto nel sangue causa la diminuzione di energia elettrochimica determinata dal paramagnetismo dell'ossigeno irradiato nel flusso sanguigno Cerebrale, causando il deterioramento progressivo dei Motoneuroni e delle altre Cellule della Corteccia Cerebrale, provocando conseguentemente la SLA e la Demenza Frontotemporale.
Questa è una realtà della quale sarebbe bene parlarne a tutte le Persone ammalate di SLA e ai Medici, in questo modo potranno iniziare i controlli per verificare se veramente la carenza di Ossigeno Disciolto nel sangue causa le malattie Neurodegenerative.