sabato 17 novembre 2012

Borgonovo si dissocia:
"la Sla non si combatte
con le proteste estreme"!!!.......


«Sbagliato minacciare di lasciarsi morire».
Critiche all'associazione che vuole compiere un gesto eclatante contro
il taglio dei fondi  !!!!     "???"


LE POLEMICHE TRA MALATI  NON SONO CONCEPIBILI SECONDO ME....
VISTO CHE ALTRI MALATI  SONO PRONTI A MORIRE PER I LORO DIRITTI.....
 
"Le nostre esistenze hanno bisogno di libertà per la ricerca scientifica. Ma non possono aspettare. Non possono aspettare le scuse di uno dei prossimi Papi"

Luca Coscioni


2 commenti:

Fabio e Fabrizio ha detto...

Il pallonetto che il 18 aprile '90, semifinale contro il Bayern, spedì il Milan nella finale di coppa Campioni (poi vinta con il Benfica) e quel talentuoso bomber numero 16 dentro la storia, oggi è il filo d'acciaio che lo annoda alla vita. Stefano Borgonovo, 48 anni, l'altra metà della mela Robi Baggio alla Fiorentina, il tocco fatato che regalò ai rossoneri la seconda Europa di fila, da malato di sclerosi laterale amiotrofica (Sla) mantiene le caratteristiche del centravanti atipico che fu. Le statistiche spietate della Sla (5 mila malati in Italia, un'inquietante incidenza tra gli ex calciatori su cui indaga il pm di Torino Guariniello: l'80-90% si arrende entro 3 anni, il 10% entro 5, una percentuale minima sopravvive oltre) lo vorrebbero morto. E invece, sei anni dopo, Stefano continua a fare fantastici traversoni dal letto della casa di Giussano, stabilizzato nei sintomi dalla tracheotomia, lo spirito conficcato dentro l'esistenza con la tenacia con cui razziava l'area.

A pochi giorni dalla clamorosa protesta che mercoledì prossimo i malati del Comitato 16 novembre vorrebbero inscenare a Roma davanti al ministero dell'Economia per protestare contro i 200 milioni previsti nel ddl di Stabilità («Un'elemosina... Volete il morto in diretta tv? Sarete accontentati» è la drammatica nota del segretario Salvatore Usala, malato anch'egli), Stefano entra in dribbling con la classe di allora. La sua voce, prima di quella metallica del comunicatore che comanda con gli occhi, è Chantal, granitica e soave moglie della Sla, mamma di Andrea (25 anni, fresco papà di Alessandro), Alessandra (22, laureanda in cinema e fotografia), Benedetta (15) e Gaia (9), la squadra del cuore con cui il Borgo scende ancora in campo ogni giorno. «Non siamo d'accordo né con gli scioperi della fame né con la minaccia di lasciarsi morire soffocati senza ventilatore polmonare del Comitato 16 novembre - dice Chantal a nome di Stefano con la forza pacata che le è propria -, che non è l'Associazione italiana Sla. È un atteggiamento che comprendiamo, perché deriva da una sacrosanta esasperazione, ma non è questo il modo di ottenere le cose. ...........................

Fabio e Fabrizio ha detto...

........................... Stefano non si sente rappresentato da queste persone. La situazione per le famiglie è pesantissima però così diventa una guerra tra poveri che non possiamo condividere nei modi e nei toni. E, se si fa qualcosa, la si fa tutti insieme».

L'assistenza privata di un malato di Sla costa. «2.400 euro di badante al mese, perché non ne basta una. E quella delle badanti è una giungla: gente spesso irregolare, non formata, con abitudini e cultura diverse dalla nostra». Il servizio sanitario nazionale funziona a macchia di leopardo: «Varia da regione in regione ma anche, paradossalmente, da Asl a Asl. In questo, Stefano è un lungodegente privilegiato: la Lombardia è all'avanguardia, ci ha fornito letto, ventilatore, comunicatore, aspiratore e sedia a rotelle. Godiamo di un sussidio mensile di 500 euro per il caregiver del malato che non c'è in tutte le regioni italiane e che presto verrà integrato da un ulteriore assegno in base al reddito. Quello che manca è l'assistenza: un malato di Sla va seguito 24 ore su 24. Quando sono in casa da sola con Stefano non posso nemmeno fare una doccia».

E l'evoluzione del modello di famiglia, che da gruppo matriarcale si è sbriciolato in molti rivoli, non aiuta. «Le donne non stanno più in casa ad accudire gli uomini. Oggi le famiglie sono sempre più piccole e isolate. Quelle tradizionali allargate, che erano piene di figure femminili pronte ad aiutare, sono sempre più rare». Il capitolo istituzioni del calcio rivela sorprese amare. «Ho trovato più apertura e collaborazione a Zurigo, alla Fifa di Blatter, che a Roma, alla Federcalcio di Abete. Guariniello ha scoperchiato la pentola, il caso Sla tra i calciatori è più italiano che europeo però da noi si stanziano le briciole: l'unica preoccupazione è negare a priori qualsiasi relazione, tutta da dimostrare, tra la sclerosi laterale amiotrofica e l'ambiente del pallone».

Chantal rivedrà Blatter a gennaio, alla consegna del Pallone d'Oro. E lavora a un match benefico con la Fondazione Borgonovo e la Fondazione Milan nel 2013, magari a New York. Intanto Neurothon onlus, con il professor Vescovi e la dottoressa Mazzini, ha avviato, prima in tutta Europa, una sperimentazione con trapianto di cellule staminali cerebrali. Quattro malati già operati, non Stefano: «Non ha i requisiti» spiega Chantal. Unico e uguale solo a se stesso, fino in fondo.

Gaia Piccardi