Annunciati durante un webinar sulla ricerca scientifica d’eccellenza i progetti vincitori del Bando di AriSla con i quali, ha detto Mario Melazzini: «Puntiamo ad avvincinarci e indentificare una soluzione per contrastare la malattia».Tra i partecipanti all’incontro il consulente del ministro della Salute, Walter Ricciardi, il responsabile scientifico AriSla, Anna Ambrosini, e i ricercatori finanziati di Milano, Pavia, Padova, Torino, Trieste e Verona
sabato 12 dicembre 2020
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Annunciati in occasione del Webinar “Ricerca scientifica d’eccellenza: prospettive e sfide per un futuro senza Sla” promosso da AriSla, Fondazione Italiana di ricerca per la Sclerosi Laterale Amiotrofica (Sla) i sette nuovi progetti selezionati con il Bando 2020 (aperto la scorsa primavera per selezionare la migliore ricerca scientifica in Italia sulla Sla, gravissima malattia neurodegenerativa che nel nostro Paese colpisce circa 6mila persone). L’annuncio fatto da Mario Melazzini, presidente di AriSla.
L’investimento complessivo erogato dalla Fondazione per i sette nuovi studi di ricerca di base, pre-clinica e osservazionale sarà di 762mila euro. Coinvolti nove gruppi di ricerca distribuiti tra Milano, Pavia, Padova, Torino, Trieste e Verona.
«In questo difficile momento, in cui anche il mondo della ricerca è sotto pressione a causa dell’emergenza sanitaria, abbiamo voluto rinnovare il nostro impegno al fianco di chi fa ricerca sulla SLA, per tenere alta l’attenzione su patologie come questa, che non possono aspettare», ha sottolineato il presidente di Arisla, Mario Melazzini. «Il nostro finanziamento ci permette di contrastare la Sla su diversi fronti, sia attraverso studi molto solidi che utilizzano metodologie all’avanguardia, che grazie a progetti che consentono di sviluppare idee innovative più rischiose. Il nostro compito come AriSLA è supportare le migliori idee progettuali e fare in modo che anche i più giovani e chi arriva da ambiti di studio diversi possa contribuire a questo progetto. Gli studi sostenuti fino ad oggi hanno raggiunto risultati importanti in termini di aumento della conoscenza, con pubblicazioni scientifiche di impatto sulla comunità internazionale. Grazie al nostro impegno in questi anni sono stati investiti oltre 12,4 milioni di euro per la ricerca, finanziati ben 78 progetti e supportati 129 ricercatori su tutto il territorio italiano, a cui si aggiungeranno quelli sostenuti con l’ultimo bando. È fondamentale non fermare il lavoro fatto fino ad oggi e andare avanti, con speranza e fiducia, finché la SLA non sarà sconfitta».
«La risposta dei ricercatori al Bando AriSla quest’anno è stata significativa con oltre 100 proposte ricevute. Questo significa che esiste una comunità di ricercatori che non si arrende e vuole mettersi in gioco per sconfiggere questa malattia. Il processo di selezione in “peer-review”, che premia il merito scientifico, l’originalità e l’innovatività dei progetti, ci ha permesso di individuare anche quest’anno studi molto competitivi. Alcuni progetti proseguiranno su filoni di ricerca su cui la Fondazione ha già investito in precedenza, quali la genetica, i meccanismi di danno e riparazione del Dna, le modificazioni epigenetiche del Dnae il ruolo del sistema immunitario. Altri andranno» ha detto Anna Ambrosini, responsabile scientifico di AriSla, «ad affrontare aree di studio ancora poco esplorate come la Sla giovanile e l’impatto di mutazioni che solo di recente si è ipotizzato possano essere correlate all’insorgenza della malattia. Attraverso tecnologie innovative che permettono di studiare il nucleo di singoli motoneuroni, sarà inoltre studiata la differente suscettibilità alla degenerazione dei motoneuroni per comprendere quali siano i fattori molecolari che causano un diverso decorso della patologia. Grazie a questi progetti potremo compiere nuovi passi verso l’identificazione di terapie efficaci per le persone con Sla».
A presentare gli obiettivi dei nuovi progetti nel corso del Webinar sono stati direttamente i ricercatori intervenuti. Il coordinatore del progetto ‘DDR&ALS’ Fabrizio d’Adda di Fagagna, dell’Ifom-Istituto Fondazione Firc di Oncologia Molecolare di Milano, insieme al partner Sofia Francia dell’Istituto di Genetica Molecolare Luigi Luca Cavalli Sforza – Cnr di Pavia, hanno spiegato che lo studio avrà lo scopo di «testare nuovi approcci farmacologici in grado di modulare la risposta del DDR (DNA Damage Response), ovvero il meccanismo, riscontrato alterato nei pazienti SLA, che le cellule adottano per rilevare il danno al DNA e ripararlo rapidamente».
Il coordinatore del progetto ‘AZYGOS 2.0’ Nicola Ticozzi dell’Istituto Auxologico Italiano, Irccs, di Milano e dell’Università degli Studi di Milano, insieme al partner Andrea Calvo dell’Università degli Studi di Torino e dell'Aou Città della Salute e della Scienza di Torino, punteranno a «identificare nuovi geni recessivi (cioè che determinano la comparsa della Sla solo quando un soggetto eredita mutazioni geniche identiche da entrambi i genitori), analizzando un gruppo di pazienti con Sla i cui genitori siano cugini di primo o di secondo grado, al fine di comprendere come le mutazioni individuate contribuiscano a causare la morte dei motoneuroni».
Marco Baralle del Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologia (Icgeb) di Trieste e coordinatore del progetto “Epicon” ha spiegato che lo scopo del progetto è «capire come la regolazione epigenetica influenzi l’espressione della proteina TDP-43, la cui aggregazione avviene in maniera aberrante nella maggior parte dei pazienti con SLA, anche in assenza di specifiche mutazioni».
Marco Bisaglia dell’Università degli Studi di Padova ha illustrato lo scopo del suo progetto ‘ALSoDJ-1’ che è «comprendere in che modo la proteina DJ-1 sia implicata nella Sla e valutare se e come la sua interazione con altre proteine associate a forme familiari di Sla, come SOD1, TDP-43 e FUS, sia implicata nell’insorgenza della malattia».
Giovanni Nardo dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri Irccs di Milano ha presentato il suo progetto ‘MacrophALS’ che mira a “verificare se sia possibile modulare gli effetti del sistema immunitario sulle fibre muscolari e comprendere il ruolo dei macrofagi durante la degenerazione muscolare”.
Andrea Vettori dell’Università degli Studi di Verona, con il progetto “zebraSLA”, si pone come obiettivo quello di «studiare la funzione dell’alsina2 (ALS2) e il suo coinvolgimento nella Sla giovanile (JALS), attraverso la generazione di un nuovo modello di zebrafish, un piccolo pesce d’acqua dolce già utilizzato con successo per studiare altre malattie neurodegenerative».
Emanuela Zuccaro dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (Vimm) di Padova ha spiegato come il suo progetto ‘MOVER’ intenda «studiare la diversa suscettibilità alla degenerazione dei motoneuroni nella SLA attraverso l’identificazione del profilo di espressione genica di specifici gruppi neuronali tramite tecniche all'avanguardia».
Nicholas Maragakis, professore di Neurologia alla Johns Hopkins University in Baltimora, Maryland, Usa, è stato il presidente della Commissione scientifica che ha valutato i progetti, e Ludo Van Den Bosch, Professore di Neurobiologia al "VIB-KU Leuven Center for Brain & Disease Research" a Leuven in Belgio ha co- presieduto la Commissione quest’anno: da loro arriva una testimonianza della passione e scrupolosità con cui è stato realizzato il processo di selezione delle candidature al Bando AriSla 2020. «Il confronto tra i revisori, a volte anche intenso, permette di selezionare i progetti più meritevoli e concretamente fattibili» ha spiegato il presidente della Commissione Maragakis. «È importante che nessuno dei revisori coinvolti abbia reali conflitti di interesse e valuti il progetto esclusivamente per il suo valore scientifico» ha aggiunto il vice presidente Van Den Bosch. «Dalle candidature emerge uno spaccato della ricerca italiana di “alta qualità”», hanno affermato, «che negli anni continua a crescere e a migliorarsi. Per questo, come scienziati, siamo dispiaciuti di non poter supportare un numero maggiore di progetti». Ma l’invito che arriva, rivolto soprattutto ai giovani ricercatori e a coloro che lavorano in altri ambiti di ricerca, è quello di «continuare a proporre idee innovative per studiare la SLA da diverse prospettive e riuscire a comprenderla meglio».
Il Webinar si è concluso con un momento di confronto tra il presidente di AriSlaMario Melazzini e il professor Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza per l'emergenza Coronavirus e professore ordinario d'Igiene e Medicina Preventiva all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, oltre che Direttore scientifico centrale ICS Maugeri. Dal dibattito è emerso come l’emergenza sanitaria abbia portato in primo piano il valore della ricerca scientifica e quanto sia importante continuare a investire per sostenere il lavoro prezioso degli scienziati. Entrambi hanno convenuto su quanto anche la pandemia abbia dimostrato che le risposte più efficaci arrivino dalla forte alleanza tra mondo della scienza e quello delle Istituzioni e che con la ricerca si possano vincere le battaglie più difficili, non solo contro l’emergenza attuale ma anche contro patologie come la Sla. In particolar modo il presidente Melazzini ha sottolineato l’impegno di AriSla a fare in modo che la ricerca sulla Sla vada avanti, puntando sull’eccellenza e innovatività dei progetti finanziati, per trovare al più presto le risposte attese dalla comunità dei pazienti.
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