Il Telegraph e quella sospetta incidenza di malattie neuromotorie che colpiscono gli ex calciatori
L’università di Glasgow ha dimostrato che avrebbero una probabilità sei volte più alta di soffrire di malattie neuromotorie come l’Alzheimer, il morbo di Parkinson, la malattia cronica cerebro-vascolare e demenza con corpi di Lewy
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Il Telegraph ha riportato in questi giorni i risultati di uno studio condotto in Italia sul legame tra l’insorgenza di malattie neuro-motorie e calcio.
Lo studio mette in chiaro che oltre l’encefalopatia traumatica cronica (CTE), ci sono una lunga serie di possibili conseguenze legate in particolare agli ex giocatori di calcio e rugby.
In Italia a marzo è stata presentata un’indagine epidemiologica italiana condotta dai ricercatori dell’Istituto Mario Negri di Milano, coordinati da Ettore Beghi, in collaborazione con l’Ospedale universitario di Novara e l’Istituto superiore di sanità (Iss). Indagine che ha messo in luce l’esistenza di un’associazione tra la Sclerosi laterale amiotrofica (Sla) e i calciatori professionisti che “si ammalano mediamente due volte di più rispetto alla popolazione generale”.
Un nuovo studio condotto all’università di Glasgow su alcuni calciatori ha dimostrato che essi avrebbero una probabilità sei volte più alta di soffrire di malattie neuromotorie come l’Alzheimer, il morbo di Parkinson, la malattia cronica cerebro-vascolare e demenza con corpi di Lewy.
I soggetti presi in considerazione dallo studio hanno giocato a calcio o rugby per periodi che vanno dagli 11 a 32 anni e non hanno praticato altri sport di contatto che hanno dimostrato l’insorgenza di queste patologie in età molto precoce come ha riportato Will Dr. Willie Stewart, capo dello studio di Glasgow. «Ciò che colpisce è il grado di patologie miste. È qualcosa che conoscevamo, ma in pazienti molto vecchi. Questi ex giocatori non sono “molto vecchi”»
In Italia l’argomento era stato affrontato, concentrandosi sulla SLA, anche da Massimiliano Castellani sulle pagine dell’Avvenire
“La maggior parte delle morti bianche del pallone – scrive Castellani – affondano nel calcio del dilettantismo, ancora più torbido ed esente dai controlli del dorato mondo professionistico. È sempre stato così, e fino a quando la tanto sbandierata nuova cultura sportiva non metterà inderogabilmente al vertice della classifica dei valori la salute degli atleti, non avanzeremo di un passo”.
Perché i calciatori presentano un rischio 24 volte maggiore, rispetto alla popolazione generale, di ammalarsi di SLA?
Sul banco degli imputati troviamo:
stress ossidativo e postumi per traumi da gioco
doping
erbicidi-pesticidi sull’erba del campo
“La vita è come il calcio, non sai come andrà a finire”, diceva Krzystof Damian Nowak, calciatore polacco, morto di Sla come Signorini, Borgonovo e altri 28 ex calciatori italiani.
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