SESSIONE PLENARIA DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE
DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
IN OCCASIONE DELL'INAUGURAZIONE DI
UN BUSTO IN ONORE DI PAPA BENEDETTO XVI
IN OCCASIONE DELL'INAUGURAZIONE DI
UN BUSTO IN ONORE DI PAPA BENEDETTO XVI
Anche
in Italia c’è bisogno di scienziati credenti e coraggiosi !!!
Vi incoraggio a continuare i vostri lavori e a realizzare le felici iniziative teoriche e pratiche a favore degli esseri umani che vi fanno onore. Consegno ora con gioia il collare, che mons. Sánchez Sorondo darà ai nuovi membri. Grazie
4 commenti:
L’appello ad un’armonia tra scienza e fede lanciato recentemente da Papa Francesco ha immediatamente fatto scattare in Italia, scandalizzato, il laicismo bigotto e conservatore. Come abbiamo rilevato, il quotidiano “Repubblica” ha storpiato le parole del Pontefice facendolo passare il Pontefice per un creazionista protestante, il fisico Carlo Rovelli si è precipitato a ricordare che tutti gli scienziati sono atei e l’immancabile e ormai imbarazzante Piergiorgio Odifreddi ha scritto che la scienza dimostra che Dio non esiste.
Tutto già visto, solite reazioni standardizzate e e meccaniche come avviene da anni in Italia. All’estero le cose sono differenti, anche perché a parlare dell’armonia tra scienza e fede (in televisione come sui quotidiani) non vengono chiamati sempre il solito teologo/sacerdote a difendere una tesi e lo scienziato ateo dall’altra parte. Ma è un dialogo tra scienziati, o tra filosofi o tra teologi e intellettuali non credenti. Ognuno si confronta con l’altro nello stesso campo di appartenenza.
E’ infatti così possibile leggere quasi quotidianamente interventi molto interessanti, vediamo i più recenti. Uno di questi è quello del biologo Jan F. Dudt, docente presso il Grove City College. «Alcuni cristiani», ha spiegato, «si sentono in dovere di respingere le spiegazioni scientifiche dell’evoluzione a causa della “colpa per associazione”, ovvero associando esse a quei teorici che si dichiarano apertamente ostili alle dottrine cristiane». Eppure, «ci sono alcune cose che impariamo soltanto dalla Bibbia e che non possiamo trovare studiando la natura. La Genesi è chiara sui rapporti tra Dio, gli esseri umani e il resto della creazione. La Scrittura ci informa anche del nostro bisogno di redenzione, che Cristo è nato da una vergine e che Egli è morto ed è risorto dai morti. Queste verità non sono ipotesi da verificare, ma proposizioni che vanno giudicate con la fede, spiritualmente». Dall’altra parte, «la scienza ha contribuito ad aiutarci a leggere la Scrittura. L’evolutione può essere un esempio». Per questo, «il giorno che faremo cattivo uso della scienza dicendo che un miracolo non è mai avvenuto, né assumendo che Adamo non era storico, è il giorno che avremo fatto un grande passo verso un malsano sincretismo con il naturalismo».
Su “The Guardian” abbiamo apprezzato anche la recensione del libro “Faith and Wisdom in Science” del prof. Tom McLeish, docente di Fisica presso l’Università di Durham e membro del Biophysical Sciences Institute. Egli offre una moltitudine di ragioni storiche, culturali e antropologiche perché occorre guardare la scienza e la teologia come parte di un’unica “città” culturale. McLeish offre un quadro della scienza come disciplina di saggezza che aiuta una migliore comprensione della creazione nei libri della Genesi, dei Proverbi, delle lettere di San Paolo e, soprattutto, in quel meraviglioso inno alla scienza della terra che è il Libro di Giobbe. Chi lo ha scritto, afferma il fisico, «stava pensando al ciclo idrologico, sotto forma di poesia e teologia». Egli mostra che nelle Scritture si riflette spesso una tensione tra caos e ordine che è alla base di tutti i tipi di fenomeni studiati dalla scienza moderna.
In un’intervista il giovane fisico Ken Hahn, nuovo professore di Fisica presso la John Brown University, ha raccontato la sua storia di cristiano e di scienziato. «Non vedo alcun grande conflitto», ha affermato, «ma nella cultura c’è un grande scisma tra la fede e la scienza. Sono pienamente consapevole del fatto che nella chiesa ci sono molte voci in competizione. Ma so che Dio non mente. La Bibbia non è un libro di testo di scienza, ma è vero».
Alvin Platinga, prestigioso filosofo americano, professore emerito di Filosofia presso Calvin College e l’University of Notre Dame, ha risposto ad un’intervista spiegando: «La maggior parte delle persone che afferma ci sia un conflitto tra scienza e fede, aggiungono qualcosa alla scienza. Pensano che essa possa dire qualcosa su Dio ed invece non è così. Se si accetta la fede in Dio, penserete della scienza solo come un modo di scoprire questo mondo che Dio ha creato». La tensione su questo argomento «arriva da due lati. Da una parte ci sono persone come Richard Dawkins e Daniel Dennett, che affermano che la scienza sia incompatibile con il cristianesimo o qualsiasi altra religione. Essi stessi sono atei e vogliono sostenere che la scienza implichi l’ateismo in qualche modo. Beh, abbastanza naturalmente, alcuni cristiani credono a loro e si sentono molto sospettosi verso la scienza e sono inclini a non prenderla sul serio. Dall’altro lato ci sono i creazionisti cristiani, che prendono i primi capitoli della Genesi in modo letterale e pensano che il mondo abbia 6.000 o 8.000 anni. Così respingono la teoria scientifica dell’evoluzione, che ovviamente dice che l’universo è di gran lunga più antico». Entrambi questi gruppi «stanno pensando al naturalismo, più che all’evoluzione, che è l’idea che non ci sia alcuna persona come Dio o qualcosa di simile a Dio. Ma l’evoluzione non dice nulla sul fatto che ci sia o no una persona come Dio. E’ un’aggiunta metafisica che importano nella nozione scientifica dell’evoluzione».
Abbiamo citato qualche esempio di interventi che si trovano sui media occidentali, cosa che non avviene in Italia. Eppure, c’è bisogno anche in Italia che gli scienziati credenti entrino nel dibattito culturale per contribuire a smontare la leggenda sul presunto conflitto tra scienza e fede, di cui fin troppi hanno abusato. Come ha spiegato Matteo Bonato, dottorando del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Padova: «Molto lavoro rimane ancora da fare, anche da parte della comunicazione scientifica e di quella religiosa, per rassicurare la frazione di popolazione che mostra ancora un atteggiamento di timore o diffidenza verso le spiegazioni scientifiche e per mostrare la ricchezza degli studi interdisciplinari nella descrizione della realtà e nella ricerca della verità».
La redazione
Signori Cardinali,
Cari Fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio,
Illustri Signore e Signori!
Mentre cadeva il velo dal busto, che gli Accademici hanno voluto nella sede della Pontificia Accademia delle Scienze in segno di riconoscimento e gratitudine, un’emozione gioiosa si è fatta viva nella mia anima. Questo busto di Benedetto XVI rievoca agli occhi di tutti la persona e il volto del caro Papa Ratzinger. Rievoca anche il suo spirito: quello dei suoi insegnamenti, dei suoi esempi, delle sue opere, della sua devozione alla Chiesa, della sua attuale vita “monastica”. Questo spirito, lungi dallo sgretolarsi con l’andare del tempo, apparirà di generazione in generazione sempre più grande e potente. Benedetto XVI: un grande Papa. Grande per la forza e penetrazione della sua intelligenza, grande per il suo rilevante contributo alla teologia, grande per il suo amore nei confronti della Chiesa e degli esseri umani, grande per la sua virtù e la sua religiosità. Come voi ben sapete, il suo amore per la verità non si limita alla teologia e alla filosofia, ma si apre alle scienze. Il suo amore per la scienza si riversa nella sollecitudine per gli scienziati, senza distinzione di razza, nazionalità, civiltà, religione; sollecitudine per l’Accademia, da quando san Giovanni Paolo II lo nominò membro. Egli ha saputo onorare l’Accademia con la sua presenza e con la sua parola, e ha nominato molti dei suoi membri, compreso l’attuale Presidente Werner Arber. Benedetto XVI invitò, per la prima volta, un Presidente di questa Accademia a partecipare al Sinodo sulla nuova evangelizzazione, consapevole dell’importanza della scienza nella cultura moderna. Certo di lui non si potrà mai dire che lo studio e la scienza abbiano inaridito la sua persona e il suo amore nei confronti di Dio e del prossimo, ma al contrario, che la scienza, la saggezza e la preghiera hanno dilatato il suo cuore e il suo spirito. Ringraziamo Dio per il dono che ha fatto alla Chiesa e al mondo con l’esistenza e il pontificato di Papa Benedetto. Ringrazio tutti coloro che, generosamente, hanno reso possibile quest’opera e questo atto, in modo particolare l’autore del busto, lo scultore Fernando Delia, la famiglia Tua, e tutti gli Accademici. Desidero ringraziare tutti voi che siete qui presenti ad onorare questo grande Papa.
Alla conclusione della vostra Sessione plenaria, cari Accademici, sono felice di esprimere la mia profonda stima e il mio caloroso incoraggiamento a portare avanti il progresso scientifico e il miglioramento delle condizioni di vita della gente, specialmente dei più poveri.
State affrontando il tema altamente complesso dell’evoluzione del concetto di natura. Non entrerò affatto, lo capite bene, nella complessità scientifica di questa importante e decisiva questione. Voglio solo sottolineare che Dio e Cristo camminano con noi e sono presenti anche nella natura, come ha affermato l’apostolo Paolo nel discorso all’Areopago: «In Dio infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17,28).
Quando leggiamo nella Genesi il racconto della Creazione rischiamo di immaginare che Dio sia stato un mago, con tanto di bacchetta magica in grado di fare tutte le cose. Ma non è così. Egli ha creato gli esseri e li ha lasciati sviluppare secondo le leggi interne che Lui ha dato ad ognuno, perché si sviluppassero, perché arrivassero alla propria pienezza. Egli ha dato l’autonomia agli esseri dell’universo al tempo stesso in cui ha assicurato loro la sua presenza continua, dando l’essere ad ogni realtà. E così la creazione è andata avanti per secoli e secoli, millenni e millenni finché è diventata quella che conosciamo oggi, proprio perché Dio non è un demiurgo o un mago, ma il Creatore che dà l’essere a tutti gli enti. L’inizio del mondo non è opera del caos che deve a un altro la sua origine, ma deriva direttamente da un Principio supremo che crea per amore. Il Big-Bang, che oggi si pone all’origine del mondo, non contraddice l’intervento creatore divino ma lo esige. L’evoluzione nella natura non contrasta con la nozione di Creazione, perché l’evoluzione presuppone la creazione degli esseri che si evolvono.
Per quanto riguarda l’uomo, invece, vi è un cambiamento e una novità. Quando, al sesto giorno del racconto della Genesi, arriva la creazione dell’uomo, Dio dà all’essere umano un’altra autonomia, un’autonomia diversa da quella della natura, che è la libertà. E dice all’uomo di dare il nome a tutte le cose e di andare avanti nel corso della storia. Lo rende responsabile della creazione, anche perché domini il Creato, perché lo sviluppi e così fino alla fine dei tempi. Quindi allo scienziato, e soprattutto allo scienziato cristiano, corrisponde l’atteggiamento di interrogarsi sull’avvenire dell’umanità e della terra, e, da essere libero e responsabile, di concorrere a prepararlo, a preservarlo, a eliminarne i rischi dell’ambiente sia naturale che umano. Ma, allo stesso tempo, lo scienziato dev’essere mosso dalla fiducia che la natura nasconda, nei suoi meccanismi evolutivi, delle potenzialità che spetta all’intelligenza e alla libertà scoprire e attuare per arrivare allo sviluppo che è nel disegno del Creatore. Allora, per quanto limitata, l’azione dell’uomo partecipa della potenza di Dio ed è in grado di costruire un mondo adatto alla sua duplice vita corporea e spirituale; costruire un mondo umano per tutti gli esseri umani e non per un gruppo o una classe di privilegiati. Questa speranza e fiducia in Dio, Autore della natura, e nella capacità dello spirito umano sono in grado di dare al ricercatore un’energia nuova e una serenità profonda. Ma è anche vero che l’azione dell’uomo, quando la sua libertà diventa autonomia – che non è libertà, ma autonomia – distrugge il creato e l’uomo prende il posto del Creatore. E questo è il grave peccato contro Dio Creatore.
Vi incoraggio a continuare i vostri lavori e a realizzare le felici iniziative teoriche e pratiche a favore degli esseri umani che vi fanno onore. Consegno ora con gioia il collare, che mons. Sánchez Sorondo darà ai nuovi membri. Grazie
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