mercoledì 7 maggio 2014

Dopo più di due anni di promesse e di prese in giro, di fondi tolti, rimessi e ritolti da parte del troikume di governo, i malati di Sla tornano in piazza e riformano un presidio davanti al ministero dell’economia per chiedere che si apra il tavolo di trattativa promesso già l’anno scorso sull’ aumento del fondo nazionale per le disabilità gravi e gravissime.


1 commento:

Fabio e Fabrizio ha detto...

Dopo più di due anni di promesse e di prese in giro, di fondi tolti, rimessi e ritolti da parte del troikume di governo, i malati di Sla tornano in piazza e riformano un presidio davanti al ministero dell’economia per chiedere che si apra il tavolo di trattativa promesso già l’anno scorso sull’ aumento del fondo nazionale per le disabilità gravi e gravissime. Questa volta nel tentativo di smuovere un governo determinato a raccogliere qualsiasi spicciolo per fare bella figura in Europa, pagare il fiscal compact e obbedire ai padroni che producono sempre nuovi Masanielli, intendono fare lo sciopero della fame e della sete, minacciano anche di non ricaricare le batterie che garantiscono la ventilazione forzata: “ci faremo morire, ci autorottameremo”.

E’ davvero triste che si sia arrivati a questo punto punto di non ritorno della grecizzazione del Paese, ma temo che questa protesta se pure produrrà qualche effetto, l’ennesimo tavolo di discussione e di confronto pronto a fornire ambigue soluzioni, vada in realtà incontro ai segreti desideri dei manovali e capicantiere della politica di osservanza finanziaria: ormai da qualche anno si susseguono gli allarmi da parte dell’Fmi e dei potentati del denaro, sull’aumento della vita media che renderebbe insostenibili i sistemi pensionistici e/o di assistenza. Un invito nemmeno tanto velato a dismetterli o in alternativa a riconsiderare l’opportunità di avere sistemi sanitari meno attenti alla durata della vita o magari attenti, anche in via indiretta a ridurli.

Potrebbe sembrare fantascienza oppure un’idea balzana, il morbido materasso di chi non vuol vedere, ma purtroppo le parole della signora Lagarde non lasciano troppo spazio ad altre i potesi: e del resto la stretta continua sulle sanità pubbliche, la loro lenta, ma inesorabile trasformazione in presidi privati accessibili nelle sue punte solo agli “abbienti” e ai consenzienti del sistema, se non ai ricchi per gli interventi più costosi, porterà di fatto a un’inversione di tendenza riguardo alla durata della vita. E così tutto sarà finalmente sostenibile e compatibile con i profitti stratosferici dello 0,1% della popolazione e con tutto il pantheon di cazzate che è stato eretto negli ultimi decenni.

Difficile chiedere alle persone teleguidate da questi poteri di ricordare cos’è la civiltà e la dignità: in un certo senso la loro scelta è già stata fatta. Così i malati, gli inermi sono costretti a mettere in gioco la propria vita, come purtroppo è già accaduto, che d’altronde è anche l’unico bene e l’unico potere di cui essi dispongono. E questo mentre i quararraquà del recinto finanziario strepitano di La Pira e Dossetti con grande gioia del santo centralinista Bergoglio che raccoglie i frutti concreti di tutto questo. Sia fatta la volontà dei Signori.