lunedì 9 aprile 2012


"THE ANTIOXIDANT PROTECTION OF CELLFOOD®
AGAINST OXIDATIVE DAMAGE INVITRO."
 Publication in Food and Chemical Toxicology.
Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo"
Dipartimento di Scienze Biomolecolari
Sezione di Biochimica Clinica

Protezione Trofica Neuronale e benefici nelle
 patologie cronico degenerative

16 commenti:

Fabio e Fabrizio ha detto...

L’inventore di CELLFOOD®, il leggendario Everett Storey, chiamò questo prodotto un’equazione elettromagnetica. Poiché il sangue e il fluido linfatico sono colloidali e caricati negativamente, la sincronia tra CELLFOOD® e questi fluidi vitali assicura la biodisponibilità dei nutrienti di CELLFOOD® a tutte e cellule del corpo.

CELLFOOD® è unico nella sua capacità di generare Ossigeno allo stato nascente (che significa neo-nato). In termini biochimici, Ossigeno “nascente” si riferisce all’Ossigeno singoletto (O-) che non ha ancora iniziato la reazione biochimica. I radicali liberi, (una delle cause primarie dell’invecchiamento e delle malattie degenerative), sono ioni di ossigeno relativamente carichi in modo positivo (per comodità esplicativa è indicato con O+). Poiché le molecole di Ossigeno nascenti sono caricate negativamente, cercano e attraggono questi pericolosi radicali liberi, combinandosi con loro a formare semplice ossigeno stabile puro (O2).

CELLFOOD® forma questo Ossigeno nascente così come Idrogeno nascente che costituisce il corpo, mediante la dissociazione (o scissione) della molecola di acqua, indebolendo i legami tra gli atomi. Il rilascio a cascata dell’Ossigeno e dell’Idrogeno raggiunge il suo massimo in 8-12 ore, e può continuare fino a tre giorni. Minerali, enzimi, amminoacidi ed elettroliti essenziali sono forniti contemporaneamente fino al livello cellulare più profondo.

CELLFOOD® è stato sviluppato come un sistema di trasporto di-polo, di-base – per trasportare i nutrienti a cellule e tessuti in ogni condizione. Di-polo significa che CELLFOOD® è efficace in ogni situazione di polarità del corpo. Di-base significa che CELLFOOD® è efficace in ogni condizione di pH all’interno del corpo e tenderà a regolarizzare l’equilibrio acido-base. Questa condizione consente il trasporto dei 78 minerali essenziali come co-fattori enzimatici, contribuendo così a far procedere in maniera ottimale le reazioni enzimatiche. Sebbene sia molto potente, non si conosce alcuna tossicità associata a CELLFOOD®. Gli scienziati Simeonton, Likhovsky e Bovis stimarono che mediamente il corpo umano emette una frequenza vitale di 6500 Angstrom, mentre i pazienti malati di cancro emettono a 1800 Angstrom (la stessa frequenza rilevata nel pane bianco raffinato).

Una sola goccia della potente equazione elettromagnetica di CELLFOOD® in 5 cl di acqua emana 77000 unità di energia vitale radiante, apportando un importante aumento in forza vitale a tutte le cellule del corpo. Per produrre ogni partita di CELLFOOD® sono necessari 6 mesi, con un processo simile all’invecchiamento del vino di qualità. Ricavato da fonti naturali e pure, è unico tra gli integratori.

Fabio e Fabrizio ha detto...

Benefici
I principali benefici che si ottengono nell’assunzione di CellFood sono:

1. Aumento della respirazione cellulare
Quando CELLFOOD® viene mescolato all’acqua, ha luogo una reazione esotermica che fornisce ossigeno e idrogeno alle singole cellule del corpo. Il flusso costante di ossigeno e idrogeno verso tutte le parti del corpo permette l’ossigenazione e la riduzione simultanea all’interno delle cellule.
2. Catalizzatore di efficienza metabolica
CELLFOOD® aumenta l’assorbimento delle sostanze nutritive e il metabolismo; mette a disposizione una maggior quantità di vitamine, minerali, erbe, e altre sostanze nutritive.
3. Proprietà d’amplificazione di energia
CELLFOOD® permette al corpo di funzionare in modo pulito ed efficiente, dando come risultato un maggior livello energetico nel tempo.
4. Disintossica il corpo profondamente
Dopo che il potenziale di energia nel corpo è aumentato, il meccanismo naturale nel corpo aumenta il metabolismo delle scorie e le elimina dal corpo.
5. Equilibra il metabolismo del corpo
CELLFOOD® è caricato elettricamente in modo elevato e la sua soluzione bibasica ha una valenza bipolare, che crea un approccio dualistico alla risoluzione degli squilibri nei tessuti.
6. Minerali colloidali
I minerali contenuti in CELLFOOD® sono una speciale sospensione colloidale per un più facile assorbimento e utilizzo da parte del corpo.
7. Forma ionica speciale
Poiché gli elementi contenuti in CELLFOOD® si trovano in uno stato ionico speciale, sono prontamente assorbiti dal corpo.

Effetti Collaterali
Il CellFood non ha effetti collaterali e può essere preso sia dagli adulti che dai bambini.
Posologia

Dosaggio consigliato:
Dal 1° giorno al 3° giorno

Una goccia in un bicchiere d’acqua al mattino e alla sera
Dal 4° giorno al 6° giorno

Aumentare a 2 gocce al mattino e alla sera
Dal 7° giorno al 9° giorno

Aumentare a 2 gocce al mattino, 2 gocce a mezzogiorno e 2 gocce alla sera.
Dal 10° giorno in poi

Aumentare ogni giorno di una goccia ogni volta che si assume la soluzione, fino ad arrivare a 8 gocce il giorno.
Esempio:

Il 10° giorno prendere 3 gocce al mattino, mezzogiorno e sera. L’11° giorno prendere 4 gocce al mattino, mezzogiorno e sera, e così via.

Si consiglia di prendere il prodotto, almeno mezz’ora prima dei pasti o 2 ore dopo pasti. Questa procedura consentirà al corpo di disintossicarsi lentamente senza subire gli effetti collaterali della disintossicazione.
Effetto della purificazione

Quando si assume CELLFOOD per la prima volta, si possono verificare sintomi quali lievi mal di testa, leggero fastidio allo stomaco, costipazione, diarrea, un’iniziale diminuzione di energia, o altri sintomi di un possibile processo di purificazione. Questa reazione di detossificazione è causata da incrementati livelli di ossigeno nel sangue e nel circolo linfatico a livello cellulare.
CELLFOOD Inizia ad eliminare la tossicità nel nostro sistema, e si sente il proprio corpo purificato come mai prima; ad es. saranno eliminati o escreti più materiali di rifiuto e tossine – un modo naturale di comportarsi per un corpo sano.
Piuttosto che allarmarsi, è necessario divenire consapevoli che si sta migliorando la nostra salute. Se si riscontrano sintomi, ridurre il dosaggio e poi gradualmente aumentarlo sino ad un livello adatto a se stessi.

Da ricordare
Questo prodotto non intende essere diagnosi, trattamento, cura, o prevenzione malattia.
...

Fabio e Fabrizio ha detto...

"THE ANTIOXIDANT PROTECTION OF CELLFOOD® AGAINST OXIDATIVE DAMAGE IN
VITRO." Publication in Food and Chemical Toxicology.
L’ossigeno è essenziale per la vita degli organismi aerobi e circa l’1% di quello da noi consumato è
convertito in specie reattive dell’ossigeno (ROS). A questa aliquota cosiddetta fisiologica di ROS si deve
aggiungere quella derivante da esposizioni esogene ambientali o dovuta a trattamenti quali la radio e
chemioterapia nel caso di patologie cronico-degenerative. Per evitare l’estinzione gli organismi hanno
sviluppato meccanismi complessi per far fronte ai ROS e agli xenobiotici come i sistemi di difesa
antiossidante. Trattandosi di sistemi che lavorano a livello cellulare in concentrazioni molto basse, gli
antiossidanti seguono una logica ormetica e cioè ad uno stimolo radicalico la cellula risponde con segnali in
grado di potenziare la difesa antiossidante e quindi sostanzialmente tutto ciò ricade nella teoria evolutiva.
In presenza di un disequilibrio del sistema proossidante/antiossidante a favore del primo la risposta
adattativa non è più sufficiente e quindi si possono sviluppare patologie interessanti la cellula, i tessuti e gli
organi ed in questo caso parleremo di patologie sistemiche. Poichè tutte le molecole biologiche possono
interagire chimicamente con i radicali liberi e venire danneggiate qualora i livelli di antiossidanti endogeni
risultino insufficienti, si sono sviluppati metodi analitici per valutare la situazione anche a livello ematico,
comparto organico facilmente accessibile. Conoscere il problema permette altresì di predisporre i rimedi
adatti e in tale ambito abbiamo condotto una sperimentazione su un integratore nutrizionale antiossidante:
CELLFOOD che si può ritenere un vero “ modulatore fisiologico” poichè risponde a due logiche
fondamentali per la prevenzione e per la cura, è infatti in grado di liberare ossigeno e fornire elementi
micronutrizionali essenziali. Al fine di meglio comprenderne i meccanismi d’azione abbiamo indagato in
vitro le proprietà antiossidanti di CF valutando l’effetto protettivo di CF nei confronti sia di biomolecole
(glutatione e DNA) sia di cellule ematiche circolanti (quali eritrociti e linfociti) sottoposte a danno
ossidativo. I risultati ottenuti evidenziano come CF sia ampiamente efficace nel proteggere le biomolecole e
le cellule dall’ossidazione; in particolare, negli eritrociti CF riduce l’emolisi cellulare da parte degli ossidanti
preservando contemporaneamente le difese antiossidanti dell’eritrocita. La riduzione della lisi ossidativa
eritrocita ria da parte di CF può essere particolarmente importante negli atleti che, a causa dell’elevato
consumo di ossigeno per la produzione di energia, possono ritrovarsi in condizione di stress ossidativo con
conseguente anemia. Anche nei linfociti CF si è dimostrato efficace nel ridurre lo stress ossidativo
intracellulare, confermando l’azione protettiva diretta di CF contro i comuni ossidanti fisiologici,
responsabili del danno ossidativo alle biomolecole quali lipidi, proteine e acidi nucleici.
Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo"
Dipartimento di Scienze Biomolecolari
Sezione di Biochimica Clinica

Fabio e Fabrizio ha detto...

Bilancio ossidativo ed integrazione nutrizionale nelle patologie cronico-degenerative
Dr. Eugenio Luigi Iorio, MD, PhD
Osservatorio Internazionale Stress Ossidativo (Salerno)
Le malattie degenerative costituiscono un gruppo eterogeneo di patologie, ad eziopatogenesi multifattoriale, spesso etichettate come “idiopatiche”, probabilmente correlate ad alterazioni del sistema immunitario, ad accentuazione della risposta infiammatoria e/o a processi infettivi, a decorso subdolo, generalmente cronico e, nella gran parte dei casi, inesorabilmente progressivo (1).
Target primari di queste complesse malattie sono, con elevata frequenza, il sistema nervoso (es. sclerosi multipla, slerosi laterale amiotrofica, malattia di Alzheimer, malattia di Parkinson, etc.) e l’apparato muscolo-scheletrico (es. distrofie muscolari), sebbene nessun organo possa considerarsi virtualmente “immune” dalle loro più o meno tipiche alterazioni (2).
Le malattie neurodegenerative, in particolare, sono particolarmente diffuse nell’età avanzata, con proiezioni a dir poco allarmanti (3). In Italia, per esempio, l’allungamento dell’aspettativa di vita ad 87 anni per la donna e ad 85 per l’uomo lascia prevedere che entro il 2025 si conteranno almeno 3 milioni di persone affette da una forma di demenza e ciò provocherà inevitabilmente una lievitazione della speciale, che andrà ad aggiungersi alla sofferenza dei pazienti e al disagio dei loro familiari. Di qui la necessità di mettere appunto nuove ed efficaci strategie preventive, sui soggetti a rischio, e di trattamento, a malattia conclamata.

Fabio e Fabrizio ha detto...

In tale contesto, l’applicazione sistematica, sia in vitro che in vivo, di metodiche di separazione cromatografica ad elevata risoluzione (es. high performance liquid chromatography, HPLC) spesso in associazione con specifiche tecniche di rivelazione (es. spettroscopia di risonanza di spin dell’elettrone, spettrometria di massa, spettrofotometria, fluorimetria, etc.), ha iniziato a gettare nuova luce sulle basi biochimiche di un considerevole numero di patologie neurodegenerative, aprendo così la strada all’impiego di trattamenti volti a ripristinare l’equilibrio tra produzione e inattivazione di specie chimiche reattive, alterato in conseguenza del cosiddetto “stress ossidativo” (4). Quest’ultimo può essere definito come una condizione patologica “trasversale” a molte malattie, ma non per questo priva di una sua identità, secondaria all’accentuarsi in senso pro-ossidante del fisiologico equilibrio tra la produzione e l’eliminazione, da parte dei fisiologici sistemi di difesa antiossidante, di specie chimiche ossidanti, generalmente, ma non esclusivamente, di natura radicalica e centrate sull'ossigeno (Reactive Oxygen Species, ROS) (5).
Le evidenze scientifiche disponibili sono attualmente concordi nel ritenere che lo stress ossidativo costituisce uno dei fattori di rischio emergenti per la salute (6). Ad esso, infatti, risultano associati non solo l'invecchiamento precoce, ma una serie di quadri morbosi, spesso di natura degenerativa e ad andamento cronico, con target elettivo nel sistema nervoso centrale, nell’apparato osteoarticolare, nel sistema cardiovascolare etc. (5, 6).
Uno dei meccanismi più comuni, attraverso il quale le ROS, una volta superate le difese antiossidanti, attaccano le varie componenti biochimiche cellulari ed extracellulari dell’organismo, è quello legato alla produzione dei cosiddetti idroperossidi (5, 7).

Fabio e Fabrizio ha detto...

In tale modello fisiopatologico, una cellula, sia per effetto di stressori esogeni (agenti fisici, chimici e biologici) che per la sua stessa attività metabolica (soprattutto a livello della plasmamembrana, deimitocondri, del reticolo endoplasmatico e del citosol) inizia a produrre quantità elevate di radicali liberi, tra cui il temibilissimo radicale idrossile (HOB), una delle più istolesive specie reattive dell’ossigeno (Reactive Oxygen Species, ROS). Infatti, il suddetto radicale può “attaccare” qualsiasi substrato molecolare (glicidi, lipidi, amminoacidi, peptidi, proteine, acidi nucleici, etc.) e, strappando un elettrone (sotto forma di atomo di idrogeno), radicalizzarlo. Dalla reazione a catena che ne deriva, in presenza di ossigeno molecolare, sono, infine, generati gli idroperossidi (ROOH), agenti relativamente stabili ma dotati di potenzialità ossidanti. Per tale motivo, la cellula espelle al suo esterno questi metaboliti reattivi dell’ossigeno (Reactive Oxygen Metabolites), i quali, a loro volta, diffondono, attraverso le pareti del microcircolo, sia nella matrice, innescando o accentuando il processo infiammatorio, che nei liquidi extracellulari, quali il sangue. Qui, in condizioni di ischemia anche lieve, l’attivazione del metabolismo anaerobio induce un rilascio di cataboliti acidi che, provocando un lieve abbassamento del pH, inducono, tra l’altro, una modifica della conformazione della trasferrina, che viene così costretta a rilasciare il ferro in forma libera. Sarà questo elemento di transizione, poi, a provocare per via catalitica (reazione di Fenton) la scissione degli idroperossidi in radicali alcossilici (ROB) e perossilici (ROOB), in definitiva responsabili di lesioni ossidative a carico sia dell’endotelio che di componenti plasmatiche, quali le LDL. E’ evidente, quindi, che gli ROOH rappresentano non solo i “testimoni” ma anche i potenziali “amplificatori” del danno ossidativo a tutte le cellule dell’organismo (5, 7).

Fabio e Fabrizio ha detto...

Fattori specifici, legati alle peculiarità del sistema nervoso centrale (metabolismo neuronale, reattività della microglia, composizione in proteoglicani della matrice, efficienza della barriera ematoencefalica e suscettibilità del sistema microvascolare), potranno di volta in volta accentuare o attenuare i suddetti fenomeni ossidativi (8). Non v’è dubbio, tuttavia, che l’asse cerebro-spinale è per definizione una struttura anatomica altamente suscettibile all’attacco delle ROS. Infatti, il solo encefalo, pur rappresentando il 2% del peso dell’intero organismo, utilizza circa il 20% dell’ossigeno inspirato, l’elemento base per le ROS. Inoltre, in varie aree cerebrali sono riscontrabili cospicue concentrazioni di ferro, il cui ruolo nella generazione di radicali liberi è ampiamente noto (vedi sopra). Ed ancora, alcuni neuromediatori, quali le catecolammine (adrenalina, noradrenalina, diidrossifenilalanina etc.), possono andare incontro a fenomeni di autoossidazione generando ROS. A ciò si aggiunga che le membrane dei neuroni sono particolarmente ricche, nella frazione fosfolipidica, di acidi grassi poliinsaturi, i cui doppi legami sono target elettivo dell’attacco di specie chimiche ossidanti. Infine, se si considera che già fisiologicamente il sistema nervoso centrale presenta bassi livelli di antiossidanti, si comprende, in definitiva, come esso possa essere sede preferenziale di sviluppo di processi degenerativi ove lo stress ossidativo gioca un ruolo determinante (8). Ulteriori meccanismi biochimici, quali le alterazioni nell’arrangiamento tridimensionale delle proteine al fine di raggiungere la prestabilita struttura terziaria o quaternaria (misfolding), eventualmente associate a processi indesiderati aggregazione sopramolecolare (proteosomal malfunction), l’eccitotossicità, la disfunzione mitocondriale, l’attivazione gliale e l’innesco dei processi apoptotici, possono di volta in volta, intervenire nella patogenesi delle singole patologie neurodegenerative, in primis la malattia di Alzheimer, la malattia di Parkinson, la sclerosi laterale amiotrofica e la sclerosi multipla, senza trascurare patologie a forte impronta genetica, quali la sindrome di Down (9).

Fabio e Fabrizio ha detto...

Dal punto di vista pratico, la documentazione in un soggetto apparentemente sano di fattori di rischio specifici o, in un paziente, di sintomi e segni di malattia (neuro)degenerativa, dovrebbe fare scattare sempre, nel clinico, l’ipotesi di un coinvolgimento dello stress ossidativo nella patogenesi del disturbo (5). E siccome questa condizione è di natura squisitamente biochimica, ossia non dà luogo ad un proprio corteo sintomatologico, è assolutamente indispensabile che l’ipotesi diagnostica venga suffragata dai risultati di test di laboratorio precisi, affidabili, di facile esecuzione e di favorevole rapporto costo-benefici, specificamente disegnati per la valutazione del bilancio ossidativo (10). Fra i vari panel attualmente disponibili, quello sviluppato dal chimico Carratelli su

Fabio e Fabrizio ha detto...

campioni di sangue, ha dimostrato di possedere, sulla base della vasta letteratura disponibile, tutti i suddetti requisiti (11).
Tale panel si basa sull’esecuzione del d-ROMs test, per la misura dello stato ossidante globale del plasma nei confronti della N,N-dietilparafenilendiammina (valori normali 250-300 U CARR) (6, 7), ed il BAP test, per la quantificazione del potenziale biologico antiossidante del plasma espresso come capacità ferro-riducente (valori normali >2200 μEq/L) (12). Ambedue possono essere effettuati in laboratorio, mediante comuni fotometri o analizzatori multipli, oppure in ambulatorio o al domicilio del paziente, mediante strumentazioni analitiche dedicate, quali i sistemi FREE (Diacron International, Grosseto) e FRAS (HeD, Parma) (13).
Tali test si sono rivelati preziosi strumenti di valutazione per l’identificazione di alterazioni del bilancio ossidativo e per il monitoraggio del corrispondente trattamento mediante terapie convenzionali e/o integrazioni antiossidanti nella malattia di Alzheimer (14, 15), nella sclerosi multipla (16), nella sclerosi laterale amiotrofica (17) e nella malattia di Parkinson (18, 19). Aumentati valori del d-ROMs test sono stati riscontrati recentemente anche nella Progeria, prototipo delle malattie da invecchiamento precoce, e in uno studio preliminare condotto su un gruppo di soggetti affetti da Sindrome di Williams. Le alterazioni riscontrate nel bilancio ossidativo sono simili a quelle osservate in passato, con la medesima metodologia, nella sindrome di Down (20). Ciò apre interessanti prospettive relativamente all’uso più estensivo del panel Carratelli anche nelle malattie degenerative su base genetica, ove lo stress ossidativo gioca sicuramente un ruolo rilevante (21).

Fabio e Fabrizio ha detto...

Attualmente, nel vasto panorama delle formulazioni antiossidanti, Deutrosulfazyme® (Cellfood®, Eurodream, La Spezia), una soluzione colloidale in fase disperdente acquosa a base di amminoacidi, minerali, enzimi e deuterio solfato in tracce (22), che ha già dimostrato di possedere potente azione antiossidante sia in vitro che in vitro (23), si propone, anche per il suo favorevole impatto sul consumo di ossigeno, come formulazione potenzialmente in grado di migliore il trofismo neuronale, più o meno gravemente compromesso dallo squilibrio del bilancio ossidativo tipico delle malattie croniche e degenerative. Particolarmente innovative appaiono tre formulazioni di Deutrosulfazyme®, arricchite rispettivamente, con S-Adenosilmetionina (SAMe®), con vitamine (Multivitamine®) e con coenzimi e cofattori del ciclo folato-cobalamina (DNA-RNA®), proposte in versione gocce sublinguali la prima e spray orale le rimanenti due, per un più rapido assorbimento ed una più immediata biodisponibilità.
Infine, alquanto promettenti appaiono le associazioni di Gin Pent Makino, papaia fermentata e glutatione ridotto (GPG, Ambros Plant) e gli estratti di Ginkgo biloba (Agheron, Fasepharma), dei quali la prima già preliminarmente sperimentata con successo attraverso l’impiego del d-ROMs test e del BAP test (24).
In conclusione, lo stress ossidativo sembra giocare un ruolo rilevante nella patogenesi delle malattie croniche e degenerative, in particolare, nelle forme che coinvolgono il sistema nervoso centrale. Pertanto, in attesa della più ampia diffusione della farmacogenomica (25) o ad integrazione di essa, quando disponibile, una valutazione biochimica del bilancio ossidativo dovrebbe essere sistematicamente proposta sia ai pazienti che soffrono di tali patologie che ai soggetti a rischio. Dall’esatta interpretazione dei risultati di questi test, da inserire nel contesto del singolo caso clinico, possono scaturire importanti informazioni sulla base delle quali ridisegnare in maniera più corretta e razionale non solo i trattamenti convenzionali ma anche quelli specificamente volti a riequilibrare il bilancio ossidativo, per una migliore qualità della vita del paziente ed un abbattimento dei costi sociali di affezioni così gravemente invalidanti ed onerose (10)

Fabio e Fabrizio ha detto...

Bibliografia
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2. Perry VH, Cunningham C, Holmes C. Systemic infections and inflammation affect chronic neurodegeneration. Nat Rev Immunol. 2007. 7 (2): 161–167.
3. McGeer PL, McGeer EG. Inflammation and the degenerative diseases of aging. Ann N Y Acad Sci. 2004. 1035: 104–116.
4. Favier A. Oxidative stress in human diseases. Ann Pharm Fr. 2006. 64 (6): 390–396.
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6. Cornelli U, Cornelli M, Terranova R, Luca S, Belcaro G. The importance of oxidative stress as a risk factor for morbidity. La Medicina Biologica. 2004. 1: 13–18.
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8. Iorio EL. What’s news. The latest information about the oxidative stress researches with d-ROM, BAP, and OXY adsorbent tests. Proceedings IV Free Radical Seminar. Tokyo. 2007. 9th July. P. 3.
9. Goodall EF, Morrison KE. Amyotrophic lateral sclerosis (motor neuron disease): proposed mechanisms and pathways to treatment. Expert Rev Mol Med. 2006. 8 (11): 10.1017/S1462399406010854.
10. Iorio EL, Cinquanta L, Pisano R. A diagnostic algorithm to manage oxidative stress. Australasian J Cosmet Surg. 2006. 2 (1) : 26-30.
11. Carratelli M, Iorio EL, Bianchi L. Metodi di misurazione dello stress ossidativo. ADI Magazine. 2006. 4 (10): 405 – 414.
12. Dohi K, Satoh K, Ohtaki H, Shioda S, Miyake Y, Shindo M, Aruga T. Elevated plasma levels of bilirubin in patients with neurotrauma reflect its pathophysiological role in free radical scavenging. In Vivo. 2005. 19 (5): 855–860.
13. Iorio EL. La valutazione globale dello stress ossidativo. Il Patologo Clinico. 2003. 5/6: 155–159.
14. Guidi I, Galimberti D, Lonati S, Novembrino C, Bamonti F, Tiriticco M, Fenoglio C, Venturelli E, Baron P, Bresolin N, Scarpini E. Oxidative imbalance in patients with mild cognitive impairment and Alzheimer's disease. Neurobiol Aging. 2006. 27 (2): 262 – 269.
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17. Siciliano G, D'Avino C, Del Corona A, Barsacchi R, Kusmic C, Rocchi A, Pastorini E, Murri L. Impaired oxidative metabolism and lipid peroxidation in exercising muscle from ALS patients. Amyotroph Lateral Scler Other Motor Neuron Disord. 2002. 3 (2): 57–62.
18. Forte G, Bocca B, Senofonte O, Petrucci F, Brusa L, Stanzione P, Zannino S, Violante N, Alimenti A, Sancesario G. Trace and major elements in whole blood, serum, cerebrospinal fluid and urine of patients with Parkinson’s disease. Journal of Neural Transmission. 2004. 111 (8): 1031–1040.
19. Alimonti A, Bocca B, Forte G, Pino A, Ruggirei F. Morbo di Parkinson: biomonitoraggio degli elementi chimici e del danno ossidativo. Rapporti ISTISAN – 05/23 Istituto Superiore di Sanità. Roma (Italy). 2005 (3): Suppl. 11.

Fabio e Fabrizio ha detto...

20. Carratelli M, Porcaro R, Ruscica M, De Simone E, Bertelli AAE, Corsi MM. Reactive Oxygen Metabolites (ROMs) and prooxidant status in children with Down Syndrome. International Journal of Clinical Pharmacology Research. 2001.
21 (2): 79–84. 21. Gualandri W, Gualandri L, Demartini G, Esposti R, Marthyn P, Volontà S, Stangoni L, Borgonovo M, Fraschini F. Redox balance in patients with Down’s sindrome before and after dietary supplementation with a-lipoic acid and L-cysteine. Int J Clin Pharm Res. 2003. 23 (1): 23–30.
22. Iorio EL. Deutrosulfazyme® (Cellfood®). Overview clinico-farmacologica. Proceedings International Conference Safety Evaluation of Complementary and Alternative Medicine. Empoli. 2003. October 24-25.
23. Iorio EL, Bianchi L, Storti A. Deutrosulfazyme®: un potente antiossidante. La Medicina Estetica. 2006. 30 (1): 115 – 116.
24. Iorio EL. A diagnostic algorythm to manage oxidative stress. Proceedings I International Congress of Antiaging Medicine. Milan. 2006. May 20.
25. Kaput J, Perlina A, Bartholomew A, Nikolsky Y. Nutrigenomics: concepts and applications to pharmacogenomics and clinical medicine. Pharmacogenomics. 2007. 8 (4): 369–390.

Pino ha detto...

Bene Fabio, davvero utile e molto apprezzato il tuo approfondimento sull'Integratore Cellfood.
Io stesso sono andato a La Spezia per parlare con Giorgio Terziani, titolare dell'azienda Eurodream la quale importa dagli Stati Uniti di America il prodotto Cellfood, questo Integratore, come anche altri Integratori di Ossigeno, contengono una percentuale di Ossigeno Disciolto, ed è proprio questa minima quantità di O2 disciolto ad AUMENTARE L'ATTIVITA' ELETTRICA CELLULARE, permettendo in questo modo la regressione di alcune malattie neurodegenerative come la Sla, l'Alzheimer, la Sclerosi Multipla e altre gravi malattie.

Dobbiamo chiederci una cosa di fondamentale importanza Fabio:

Qual'è il preciso meccanismo organico che produce l'Attività Elettrica Cellulare??

La scienza medica suggerisce che, gli elettroliti caricano elettricamente le membrane cellulari polarizzate, le quali generano i POTENZIALI D'AZIONE, generano cioè l'attività elettrica che determina tutte le funzionalità del Cervello e del corpo.

Però, in questa descrizione c'è un ERRORE DETERMINANTE, per questo motivo ancora non si conoscono le cause della Sla e di molte altre malattie.

Proviamo a riflettere insieme Fabio.

Descriviamo prima la parte esatta dell'automatismo organico:
gli elettroliti caricano elettricamente le membrane cellulari polarizzate, fino quì va bene,
però ancora non si è considerato che, LE MEMBRANE CELLULARI CARICATE ELETTRICAMENTE FORMANO UN CAMPO BIO-ELETTROMAGNETICO, il quale attira LE MOLECOLE PARAMAGNETICHE DELL'OSSIGENO DISCIOLTO NEL SANGUE, ed è proprio il contatto fra membrane ELETTROMAGNETICHE ED OSSIGENO PARAMAGNETICO A PRODURRE UNA REAZIONE ELETTROCHIMICA CHE GENERA I POTENZIALI D'AZIONE, e quindi si genera in questo modo tutta l'Attività Elettrica Cellulare la quale aziona tutte le funzionalità del Cervello e del corpo.

Sono riuscito a descrivere l'automatismo che genera l'attività elettrica cellulare Fabio??

Possiamo così capire che, un'eventuale carenza di Ossigeno Disciolto nel sangue, causa L'INATTIVITA' ELETTRICA CELLULARE, causando la neurodegenerazione progressiva delle Cellule Cerebrali e di tutte le altre cellule del corpo, provocando l'insorgenza delle malattie come la Sla e altre gravissime malattie.

Ecco perchè assumendo quotidianamente una giusta dose in gocce di Integratore di Ossigeno, si aumentano minimamente i livelli di Ossigeno Disciolto nel sangue, (pO2 arteriosa) determinando una MIGLIORE ATTIVITA' ELETTRICA CELLULARE, la quale porrà termine alla neurodegenerazione progressiva che si riscontra in malattie come la Sla, l'Alzheimer, il Parkinson, la Sclerosi Multipla.

Fabio, posso chiedere ancora il tuo apprezzatissimo parere su quanto da me scritto?

Un sincero saluto.

Pino

Pino ha detto...

Fabio, aggiungo un'altra breve considerazione perchè tu capisca meglio quella che io penso sia una realtà importantissima: la scienza medica parla frequentemente di STRESS OSSIDATIVO, ebbene io sono certo che lo Stress Ossidativo è causato dalla CARENZA DI OSSIGENO DISCIOLTO PARAMAGNETICO NEL SANGUE, questa è l'esatta causa che provoca lo Stress Ossidativo Cellulare.

Fabio, ritieni che si possa controllare tramite verifiche di laboratorio questa possibile realtà?

Ciao, alla prossima

Fabio e Fabrizio ha detto...

Ciao Pino,
Ho sentito parlare di questi TEST,
non ne conosco molto ma cercherò di capirne qualcosa di più.

Il d-ROMs test, l’unico test raccomandato dalla comunità scientifica internazionale e dall’Osservatorio Internazionale dello Stress Ossidativo, appare l’unico test attualmente disponibile per la valutazione dello stress ossidativo, Il d-ROMs test misura la capacità “ossidante” di un campione di plasma nei confronti di una particolare sostanza (un’ammina aromatica modificata) usata come indicatore (cromogeno). Il fenomeno si associa al graduale e progressivo viraggio verso il rosa della miscela di reazione (plasma + cromogeno), dapprima incolore. La variazione cromatica misurata attraverso un particolare dispositivo (fotometro) che converte in un “numero” la capacità ossidante così determinata. Contribuiscono a determinare la capacità ossidante misurata dal d-ROMs Test soprattutto i radicali alcossili e idroperossili, derivati dagli idroperossidi (ROOH).
Nei soggetti sani il d-ROMs assume un valore compreso fra 250 e 300 UNITÀ CARR (U CARR), che ne rappresenta anche l’intervallo o range di normalità. Valori superiori a 300 U CARR sono indicativi di una condizione di stress ossidativo.
A Milano è possibile effettuare il test presso:

Laboratorio Analisi - Fondazione Ospedale Maggiore Policlinico, via F. Sforza, 35 - Milano


Mentre il BAP test consente la determinazione del potere antiossidante del plasma.

Pino ha detto...

OK Fabio, grazie davvero per l'apprezzata comunicazione.