Ottenuti in laboratorio astrociti del cervello
Una nuova speranza
contro le
malattie del
sistema nervoso
-Università di Wisconsin-Madison-
SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA: ...AIUTIAMOCI A TROVARE IN QUESTO BUIO UNA LUCE ... CHE CHI DOVREBBE NON HA TEMPO O CORAGGIO DI ACCENDERE... VI LASCIO UNA VOCE CHE CON SACRIFICIO HO CONQUISTATO... MA QUESTO TRISTE E INCONSOLABILE PATRIMONIO E' DI OGNI MALATO ... DI OGNI FAMILIARE CHE PIANGE IN SILENZIO... DA QUANDO QUESTE TRE LETTERE SONO ENTRATE NELLA NOSTRA VITA E CHE MESSE INSIEME FORMANO UNA COSI' PROFONDA E INGIUSTA MALATTIA...
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Un gruppo di scienziati americani dell’Università di Wisconsin-Madison è riuscito, partendo da cellule staminali embrionali, a ottenere e coltivare in laboratorio gli astrociti: le cellule più comuni del sistema nervoso, strutture a forma di stella praticamente ubiquitarie.
Lo studio è pubblicato su Nature Biotechnology e secondo gli autori potrà contribuire non solo a comprendere meglio il ruolo di queste cellule “prezzemoline”, ma anche a identificare nuovi farmaci efficaci contro le malattie cerebrali.
In un futuro più lontano, precisa inoltre Su-Chun Zhang, coordinatore della ricerca, gli astrociti potrebbero addirittura essere trapiantati nei pazienti vittime di traumi, con danni alla colonna vertebrale, oppure malati di Parkinson o altre patologie neurologiche fra cui la Sla.
Se infatti in passato gli astrociti venivano considerati una sorta di “stucco” senza particolari funzioni, successivamente queste cellule sono state riabilitate dalla scienza. In sintesi, si è capito che «senza astrociti i neuroni non funzionano», spiega Zhang. Gli astrociti, con le loro “braccia”, «avvolgono le cellule nervose, le proteggono e le mantengono sane. Virtualmente partecipano a tutte le funzioni del cervello, sia a quelle normali che a quelle “malate”».
Il vantaggio degli astrociti, scoperto dal team Usa, è che coltivati in laboratorio hanno una resa molto alta: «Partendo da una singola cellula staminale possiamo ottenerne miliardi o trilioni», ossia migliaia di miliardi. Secondo Zheng, «queste cellule rappresentano un target terapeutico molto utile».
L’idea del ricercatore è che, in caso di danno, «sia possibile recuperare i neuroni responsabili del movimento inserendo nel cervello un astrocita normale e sano».
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