Tredici malati di Sla
chiedono aiuto a Napolitano
SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA: ...AIUTIAMOCI A TROVARE IN QUESTO BUIO UNA LUCE ... CHE CHI DOVREBBE NON HA TEMPO O CORAGGIO DI ACCENDERE... VI LASCIO UNA VOCE CHE CON SACRIFICIO HO CONQUISTATO... MA QUESTO TRISTE E INCONSOLABILE PATRIMONIO E' DI OGNI MALATO ... DI OGNI FAMILIARE CHE PIANGE IN SILENZIO... DA QUANDO QUESTE TRE LETTERE SONO ENTRATE NELLA NOSTRA VITA E CHE MESSE INSIEME FORMANO UNA COSI' PROFONDA E INGIUSTA MALATTIA...
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Lamezia Terme - A tutti i malati di sclerosi laterale amiotrofica (Sla) rendere possibile l'accesso ad un trattamento terapeutico innovativo in grado, attraverso l'impianto di cellule staminali autologhe, di arrestare la malattia. È l'appello che l'avvocato Fabio Trapuzzano, del foro lametino, a nome di 13 suoi assistiti tutti malati di Sla, lancia in una lettera aperta al presidente della Repubblica.
In particolare il legale fa riferimento ai contenuti di una recente intervista di Mario Melazzini, medico affetto da Sla e presidente dell'Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica, che, secondo quanto riferito dall'avvocato, «ha dichiarato di essersi sottoposto qualche anno fa ad un trattamento terapeutico consistito nell'impianto di cellule staminali autologhe, sulla base di un protocollo al cui studio avrebbe lui stesso partecipato, e di avere così ottenuto l'arresto della malattia».
«Ci rendiamo conto», prosegue l'avvocato nella sua lettera al Capo dello Stato in visita in Calabria, «che l'applicazione di questo protocollo terapeutico imporrebbe delle doverose cautele», ma bisogna considerare, «la straordinarietà del risultato e l'inesistenza di altre terapie efficaci in questa patologia».
«La parità di diritti dei cittadini», afferma nella lettera Trapuzzano, «riguardo a trattamenti salvavita o anche semplicemente migliorativi dello stato di salute, che dovrebbero essere patrimonio dell'intera umanità, ci impongono di rivolgerci a lei, per la sua umanità e per il suo ruolo di garante della pari dignità e dei diritti dei cittadini, ancor più quando riguardano il diritto alla salute, affinchè un suo interessamento faccia sì che, a tale protocollo terapeutico, al pari del dottor Melazzini, abbiano al più presto accesso i miei assistiti e tutti i malati che ne facciano richiesta».
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