Tutta Bologna per Sergio Isabella
Lotta contro la Sla
e non si arrende
L'ex attaccante delle giovanili rossoblù oggi ha 40 anni: tre anni fa ha scoperto di essere malato. "Mi reputo fortunato, posso ancora parlare e respirare. Ma perché tolgono i fondi alla ricerca?"
L'ex attaccante delle giovanili rossoblù oggi ha 40 anni: tre anni fa ha scoperto di essere malato. "Mi reputo fortunato, posso ancora parlare e respirare. Ma perché tolgono i fondi alla ricerca?"
Stefano Borgonovo, colpito
dallo stesso male,
chiama la Sla "la stronza".
Sergio non ha dato un nome alla sua:
« GLI STRONZI – dice -
SONO QUELLI che TAGLIANO i FONDI alla RICERCA e PONGONO LIMITI MORALI ALL'USO DELLE CELLULE STAMINALI .
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5 commenti:
All´inizio fu solo un sintomo, un braccio diventato improvvisamente anarchico. Ma molto prima c´erano stati i presagi. Si svegliava all´improvviso e raccontava alla moglie un incubo, sempre lo stesso. «Strano, ho sognato che non riuscivo più a muovermi». Adesso che la sua corazza è un barattolo preso a calci dalla sorte, Sergio Isabella, ex calciatore, da tre anni malato di Sla, ha dato un significato al pensiero che lo tormentava di notte, quando ancora dettava legge sui campetti bolognesi. Cresciuto nella Felsinea, passato subito al Bologna (dov´è rimasto fino alla Berretti, allenato da Ragonesi, attuale vice di Colomba), Isabella ha poi cambiato tante maglie, girando la provincia: Crevalcore, Mezzolara, Sasso, Vigor Pieve, Pontevecchio, con due lunghe parentesi nel calcio a cinque. Un Dieci, di ruolo. Anzi, un Nove e mezzo, per il fiuto del gol. Un talento fuori dagli schemi: ambidestro, buon fisico, grande carattere. In squadra, non voleva mammolette. E nei tornei estivi, se c´erano lui e soci, si giocava per il secondo posto. Lo sapevano tutti.
La Sla l´ha colpito tre anni fa. Era a Formentera, dove aveva aperto un ristorante italiano e s´era trasferito con Anna, la moglie: in Spagna è nata anche Angelica, che ha 5 anni e ha smesso di chiedere perché papà gioca a stare immobile, e ora invece si domanda perché non guarisce in fretta. Un braccio che si blocca, poi l´altro. Una gamba, poi l´altra. La scintigrafia, sincera come un pugnale. Adesso Sergio, a 40 anni, può muovere solo alcune dita. «I medici dicono che sono fortunato, m´ha preso una forma lieve, riesco a parlare e respirare da solo», racconta con occhi che disegnano la voglia di vincere ancora. A sostenerlo ci sono sua moglie, che ha problemi di salute, e due amici d´un tempo, Manuele e Brinta. Sui campi, finiva spesso così: Brinta attaccava briga, Sergio lo difendeva e venivano espulsi insieme, inseparabili. Adesso, è Brinta che lo difende nella mischia più difficile. Sergio, Anna, Angelica e i due infermieri per caso e per amicizia che non lo lasciano un minuto. Stanno tutti insieme in un bilocale nella casa di riposo Giovanni XXIII: chiedono da tempo una casa, sono stati esclusi due volte dalle graduatorie, e hanno esposto il caso anche al presidente del consiglio comunale, Maurizio Cevenini, presente ieri all´amichevole benefica voluta dal Bologna. «E´ strano, fino a qualche tempo fa ero io l´ammalata e lui mi assisteva», dice Anna, compagna di una vita: vicini di casa in zona Mazzini, stessa scuola elementare, si sono conosciuti lì, non si sono più lasciati. «Qualche volta ho paura di non farcela, di perdere la calma, di impazzire. E´ lui, però, che mi dà coraggio. Quando ha scoperto la malattia, sono scappati quasi tutti: avevano paura di vedere un mostro o di prendere un impegno. Per questo, i primi tempi, Sergio preferì non avvisare nessuno dei suoi ex compagni: s´era demoralizzato, rifiutava altri esami. Ora, invece, la solidarietà arrivata in questi giorni dal mondo del calcio gli ha dato nuova linfa. Abbiamo esaurito i nostri risparmi per cercare una soluzione in Spagna e in Germania, a luglio stavamo volando a Bangkok, ma fummo scoraggiati dai medici. Dicono che non c´è una cura, ma non ci arrendiamo. Continuiamo a lottare: questi soldi raccolti li teniamo da parte, pronti ad andare dovunque ci daranno una speranza»
Stefano Borgonovo, colpito dallo stesso male, chiama la Sla "la stronza". Sergio non ha dato un nome alla sua: «Gli stronzi – dice - sono quelli che tagliano i fondi alla ricerca e pongono limiti morali all´uso delle staminali. Poi si spendono milioni per vaccinarsi contro l´influenza». Non sa perché sia toccata a lui, ma esclude che c´entrino gli integratori: lui, ricordano gli amici, non prendeva neppure vitamine. Quando giocava, per una stagione la squadra ebbe come sponsor il Centro Volontari per la Sofferenza: sul petto, il logo con una carrozzina. Adesso, una mano serve a lui. E´ in cura al Bellaria, rifiuta tranquillanti, non ne ha bisogno, spera, lotta. Ogni mattina, si sveglia e fischia. Questo, almeno, la "stronza" non glielo può impedire.
(15 novembre 2009)
di Francesco Saverio Intorcia
GRANDE SERGIO...
HAI RAGIONE GLI STRONZIII SONO CHI NON SOSTIENE LA RICERCA CHI CON LA MORALE UCCIDE PIU' DELLE MALATTIE..
LA SCIENZA DEVE ANDARE AVANTI SENZA LA POLITICA E LA RELIGIONE..
CARO SERGIO SIAMO TUTTI CON TE... E CONTRO QEGLI STRONZIIIIIIIII
Marianna da MI
SERGIO NON MOLLARE
UN ABBRACCIO A SERGIO
SOSTENIAMO LA RICERCA SULLE CELLULE STAMINALI SENZA PAURA...
PER TUTTI I MALATI E PER IL NOSTRO FUTURO... DOMANI E' GIà TARDI
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