IN ARRIVO DUE NUOVI STUDI SUL LITIO
Mercoledì 27 Febbraio 2008
notizia da www.aisla.it
Lo scorso mercoledì 20 febbraio il presidente di Aisla Onlus, dott. Mario Melazzini, ha incontrato il Prof. Francesco Fornai, autore dello studio “Lithium delays progression of amyotrophic lateral sclerosis” sul Litio pubblicato sulla rivista PNAS (vol. 105 , no. 6, 12 Febbraio 2008, pp. 2052–2057). Motivo dell’incontro era capire quali fossero le reali intenzioni affinché venisse concretamente applicato un protocollo con tale farmaco su un numero maggiore di pazienti. Il prof. Fornai ha dichiarato che a breve partirà il nuovo trial clinico in doppio cieco randomizzato multicentrico che coinvolgerà alcuni centri italiani, europei ed extra-europei. Nel contempo la comunità dei neurologi italiani che si occupa di Sclerosi Laterale Amiotrofica farà partire a breve uno studio osservazionale, sollecitato anche da Aisla Onlus, della durata di 12 mesi con il litio carbonato. Lo studio osservazionale non prevede il doppio cieco. Sarà premura di Aisla Onlus comunicare nel più breve tempo possibile quali saranno i centri coinvolti nella sperimentazione del Prof. Fornai con i relativi criteri di inclusione e quali saranno i centri italiani che parteciperanno allo studio osservazionale. Ricordiamo a tutti gli ammalati di Sclerosi laterale Amiotrofica che il litio carbonato è un farmaco che potenzialmente può provocare effetti collaterali anche di grave entità a livello cardiaco, renale e tiroideo. Pertanto è indispensabile che l’assunzione avvenga dietro precisa prescrizione e sotto sorveglianza medica.
Presidenza Aisla Onlus
6 commenti:
SALI DI LITIO
Il litio è un catione monovalente appartenente
al gruppo dei metalli alcalini, assunto per
via orale, utilizzato da oltre 50 anni nella cura
e nella prevenzione dei disturbi ciclici dell’umore
come il Disturbo Bipolare I e II, la Depressione
Maggiore Ricorrente, i Disturbi
Schizoaffettivi.
Il litio presenta un rapido assorbimento orale
a livello del tratto gastroenterico e le concentrazioni
seriche raggiungono il picco 2-4 ore
dopo l'assunzione della dose.
Si distribuisce inizialmente nei fluidi extracellulari
e poi si accumula gradualmente nei varitessuti. Non si lega alle proteine plasmatiche
e il passaggio attraverso la barriera emetoencefalica
è lento. Dopo circa una settimana
raggiunge lo steady-state (uno stato nel quale
si raggiunge un equilibrio tra la quantità costante
di farmaco assunta e le concentrazioni
ematiche dello stesso), le concentrazioni di
litio nel fluido cerebrospinale sono circa tra il
40 e il 50% di quelle del plasma.
Il litio non
viene metabolizzato a livello epatico e una
singola dose viene eliminata attraverso le urine
per il 95%. L'emivita è intorno alle 24 ore
e risulta prolungata, se il farmaco è assunto
in associazione con alcune classi di farmaci,
nell'insufficienza renale e nei pazienti anziani.
Il Litio è stato il primo farmaco utilizzato nel
trattamento del DB entrando, intorno agli
anni 60, nella pratica clinica del nostro paese
sia per il trattamento dell’episodio maniacale
acuto sia per la prevenzione delle recidive.
Sali di Litio:
MECCANISMO D'AZIONE
Nel cervello le cellule neuronali comunicano
tra di loro attraverso un processo elettricochimico
e grazie a sostanze chimiche chiamate
neurotrasmettitori. Questi sono anche
chiamati primi messaggeri perché portando il
messaggio dal neurone presinaptico a quello
postsinaptico, determinano modificazioni
nella cellula che lo riceve. I primi messaggeri
innescano una lunga catena di eventi che arriva
sino al nucleo cellulare. In particolare, nel
citoplasma modulano la produzione di sostanze
attive dette secondi messaggeri, perchè
in grado di determinare la risposta cellulare
alla stimolazione iniziale. I secondi messaggeri
esercitano i loro effetti regolando enzimi
chiamati protein-chinasi e proteinfosfatasi.
Le protein-chinasi fosforilano una
grande varietà di substrati proteici: canali ionici,
recettori, enzimi deputati alla sintesi di
neurotrasmettirori, proteine ribosomiali e
fattori di trascrizione nucleari; inoltre entrano
nel nucleo cellulare e regolano direttamente
la trascrizione genica. Le protein-fosfatasi,
invece, rimuovono gruppi fosforici da substrati
proteici. I Sali di Litio sarebbero in grado
di modificare la neurotrasmissione agendo
sui meccanismi di trasduzione del segnale
nervoso, ovvero sui secondi messaggeri, in
particolare sull’AMP-ciclico (AMPc) e sul
sistema dei fosfoinositidi. Infatti, studi sperimentali
indicano che il trattamento cronico
con litio inibisce la produzione di questi secondi
messaggeri e modifica il processo di
fosforilazione di proteine endogene. L’AMPc
viene sintetizzato a partire da un substrato
formato da adenosina trifosfato (ATP) e ioni
magnesio (Mg2+), in presenza dell’enzima
adenil-ciclasi, e viene rapidamente distrutto
da una fosfodiesterasi. L’adenil-ciclasi è ubiquitario,
regolato da numerosi neurotrasmettitori
e ormoni che agiscono attraverso recettori
accoppiati alle proteine G. Una volta formato,
l’AMPc regola l’attività di diverse proteine
cellulari. Le proteine G sono situate
sulla superficie interna della membrana neuronale,
in stretto contatto con i recettori e,
una volta attivate, contribuiscono a trasmettere
l’informazione da questi recettori verso
l’interno della cellula. Le proteine G sono
formate da tre subunità: alfa, beta e gamma.
La proteina G presenta due siti per il Mg2+,
uno ad alta affinità, importante per l’idrolisi
del guanosin trifosfato (GTP), e uno a bassa
affinità, necessario per la modificazione del
complesso GTP/subunità beta gamma della
proteina stessa. In presenza di ioni Mg2+ la
subunità alfa della proteina G si lega al GTP
formando un complesso che permette l’attivazione
dell’ATP in AMPc. Le proteine G
svolgono la loro funzione passando continuamente
da una conformazione inattiva ad
una attiva grazie all’interazione con il complesso
neurotrasmettitore/recettore. Questo
ciclo continuo permette l’amplificazione del
segnale che raggiunge l’interno della cellula. I
Sali di Litio entrando in competizione con il
Mg2+ determinando l’inibizione della sintesi
di AMPc, interferendo con la normale attività
delle proteine G.
Altrettanto importante è l’azione del Litio su
un altro sistema di secondi messaggeri, quello
dei fosfoinositidi. L’interazione tra un neurotrasmettitore,
un recettore e una proteina G
attiva un enzima di membrana, la fosfolipasi
C, che idrolizza i diversi fosfoinositoli per
produrre due secondi messaggeri l’inositolo
1,4,5-trisfosfato (IP3) e il diacilglicerolo
(DG). Il primo entra nel ciclo dei fosfoinositidi
e il secondo in quello dei lipidi, sino alla
formazione di derivati che si ricombinano
per formare nuovamente il fosfatidilinositolo
(PI). I Sali di Litio inibiscono un enzima
chiave, l’inositolo monofosfatasi che impedisce
la formazione di inositolo con l’interruzione
del ciclo della risintesi dei fosfolipidi di
membrana. Nel Sistema Nervoso Centrale la
formazione di PI dipende in gran parte dal
ciclo dei fosfoinositidi, per cui l’effetto del
Litio a questo livello è particolarmente rilevante.
Dal citoplasma il segnale prosegue all’interno
del nucleo con la regolazione di fattori
di trascrizione, alcuni dei quali sono substrato
di protein-chinasi, contribuendo alla
regolazione dell’espressione genica.
L’ipotesi che si può avanzare è che il Litio,
tramite l’attivazione dei secondi messaggeri,
può controllare la trascrizione genica di strutture
proteiche deputate alla neurotrasmissione
e al funzionamento cellulare (Figura 4).
Recenti ipotesi sul meccanismo
d’azione dei sali di litio
Numerosi e recenti lavori dimostrano che il
litio migliora la capacità di sopravvivenza delle
cellule nervose a vari insulti e induce la
formazione di nuove connessioni tra neuroni.
Questa azione del litio, inaspettata, di
mantenere e proteggere la funzionalità neuronale
potrebbe risultare determinante nel
comprendere l’azione terapeutica del litio.
Uno studio, condotto sull’ animale, ha dimostrato
che la somministrazione cronica di litio
determina in numerose aree cerebrali l’aumento
di concentrazione di una proteina
molto importante nei meccanismi di neuroprotezione,
chiamata SCL-2. L’importanza
di questa scoperta è data dal fatto che la proteina
SCL-2 promuove la rigenerazione degli
assoni nel Sistema Nervoso Centrale (S.N.C).
A seguito di questi dati ottenuti sull’animale,
altri studi condotti sull’uomo utilizzando la
MRS (una tecnica di neuro-imaging non invasiva)
ESAMI DA CONTROLLARE PERIODICAMENTE
Funzionalità renale
Funzionalità tiroidea
TSH, FT3, FT4,
anticorpi
Emocromo completo
con formula, piastrine,
glicemia, colesterolemia
Elettroencefalogramma
visita neurologica
Visita Cardiologia
+ E.C.G.
Esame urine
Elettroliti (K e Na)
INTOSSICAZIONE
Quando le concentrazioni ematiche del litio
superano il range terapeutico può essere sufficiente
la sospensione del litio per due – tre
giorni, e una ripresa graduale, con ripetuti
dosaggi ematici fino a nuovo adeguamento
dello stesso.
In tale situazione è necessario controllare i
sintomi e la posologia iniziale può essere di
300 mg in 3 somministrazioni giornaliere,
con una prima litiemia dopo una settimana
per l’adeguamento della posologia. In questi
casi, se necessario, si ricorre al ricovero in
regime di Day Hospital presso il Centro. In
genere la concentrazioni ematica non dovrebbe
essere inferiore ai 0.70 mEq/L e se
necessario possiamo raggiungere anche concentrazioni
di 1.00 mEq/L. In alcuni pazienti
per il controllo della sintomatologia psicotica
può rendersi necessario l’uso in associazione
al litio, di un antipsicotico a basso dosaggio.
Le visite e le concentrazioni ematiche andranno
eseguiti settimanalmente fino alla remissione
dell’episodio. Una volta controllato
l’episodio si valuterà la concentrazione ematica
ottimale per la terapia di mantenimento,
che comunque in rari casi potrà essere inferiore
allo 0.70 mEq/L. Anche in questo caso
il ripresentarsi di un episodio nei tre mesi
successivi dovrà essere valutato come un segno
di inefficacia e la litiemia dovrà essere
portata a valori più alti tra gli 0.80 e i 0.90
mEq/L. Se anche queste concentrazioni ematiche
dovessero risultare inefficaci nel
controllare le recidive, si dovrà prendere in
considerazione la possibilità di inserire un
secondo stabilizzante.
DOMANDE FREQUENTI
Con che rapidità funzionano i Sali di Litio?
E' importante sapere che i Sali di Litio raramente
risultano efficaci dopo l’assunzione di
poche capsule. Alcun persone si sentono clinicamente
meglio non appena iniziano il trattamento,
ma la maggior parte dei pazienti ha
un miglioramento graduale. I segni clinici di
un miglioramento possono richiedere da alcune
settimane ad un anno di assunzione regolare
del farmaco. Per tale motivo il medico
potrebbe consigliare farmaci addizionali, da
assumere per un breve periodo, in attesa che
lo stabilizzatore raggiunga l'effetto terapeutico
desiderato. Essere a conoscenza di tale
latenza aiuta a contrastare i sentimenti di scoraggiamento
e, ancor più pericolose, precoci
rinunce alla terapia ("smetto perché tanto
non funziona!").
In che modo assumere i Sali di Litio può
diventare pericoloso?
In generale i Sali di Litio sono sicuri se monitorati
in centri specializzati come una Lithium
Clinic o che applichino metodologia
dedicate. Se assunti in assenza di un attento
monitoraggio possono diventare pericolosi
quando le concentrazioni ematiche raggiungono
livelli molto alti (rischio di tossicità) o
molto basse (rischio di ricaduta/ricovero/
suicidio).
Si possono assumere i Sali di Litio durante
una gravidanza?
E’ sempre importante discutere con il medico
se si desidera una gravidanza durante il
trattamento con Sali di Litio per decidere
quale strategia terapeutica adottare. Il farmaco
è controindicato nel primo trimestre di
gravidanza poiché sono descritte malformazioni
a livello cardiaco nel nascituro.
Non sembrano esserci rischi per il nascituro
se il padre assume i Sali di Litio.
Che cosa è bene riferire al medico quando
si assumono i Sali di Litio?
Informare sempre il proprio medico sulle
terapie farmacologiche assunte per altre patologie
anche se per periodi molto brevi come
nel caso di un’influenza. Informare sempre il
medico se si stanno assumendo fitoterapici,
omeopatici, tisane di ogni tipo. Informare
sempre il medico se si stanno seguendo diete
dimagranti e/o si cambiano abitudini alimentari
(assunzione di caffè, alcool). Queste informazioni
permettono al medico di valutare
la posologia ottimale dei Sali di Litio e di non
incorrere in interazioni pericolose che potrebbero
aumentare o ridurre le concentrazioni
ematiche del farmaco.
Perché è importante eseguire regolarmente
il dosaggio dei Sali di Litio nel
sangue (litiemia)?
Il dosaggio ematico è particolarmente importante
al fine di quantificare quanto farmaco è
presente nel nostro organismo. Esso è espresso
in mEq per litro e permette al medico
di capire se la dose somministrata è corretta.
Effettuando litiemie periodiche il medico
è in grado di adeguare con sicurezza le
dosi da somministrare, evitando pericolosi
sovra o sotto dosaggi. I Sali di Litio raggiungono
una concentrazione stabile nel nostro
organismo dopo diversi giorni per tale motivo
è importante nelle prime settimane di terapia
effettuare dei prelievi settimanalmente
o ogni due settimane. Una volta raggiunta la
posologia e il dosaggio ematico ottimale, si
possono effettuare controlli ematici mensili o
trimestrali, secondo giudizio del medico. Nel
caso in cui si verifichino cambiamenti dello
stato dell’umore e/o eventi avversi è sempre
necessario effettuare un dosaggio ematico.
per il dosaggio dei Sali di Litio?
Assicurarsi che nessuna dose di farmaco sia
stata dimenticata o nessuna dose di farmaco
sia stata presa in più. Cioè aver seguito correttamente
la prescrizione del medico.
Fare in modo che il prelievo sia fatto la mattina
a 12 ore esatte dall'ultima somministrazione
serale precedente.
Se queste due regole non vengono seguite i
risultati dell'esame non sono attendibili, inducono
a conclusioni errate e quindi rischiose
per la salute. Un prelievo, ad esempio, fatto
solo poche ore dopo l'assunzione del farmaco
darà un livello falsamente elevato per effetto
di accumulo di farmaco nel sangue,
mentre un prelievo eseguito a più di 12 ore
dall'ultima somministrazione darà un livello
falsamente basso dovuto alla eliminazione del
farmaco dall'organismo.
L'esame del sangue deve essere eseguito la
mattina e senza assumere la prima dose del
farmaco che andrà presa sempre dopo il prelievo.
La mattina del prelievo non è necessario stare
a digiuno, perché il cibo non interferisce
con i risultati del test, è possibile fare una
colazione leggera.
Se viene dimenticata l’assunzione di una
dose di Sali di Litio cosa si deve fare?
Se ciò avviene entro le tre ore dalla normale
assunzione e possibile comunque assumere la
dose. Se si superano le tre ore si consiglia di
non farlo e continuare la terapia come prescritto
dal medico. In ogni caso non si deve
recuperare la dose saltata assumendola in aggiunta
a quella successiva.
Quali sono i sintomi per cui dovrei avvertire
immediatamente il medico ed interrompere
il farmaco?
I controlli periodici, necessari quando si assumono
i Sali di litio, servono a prevenire eventuali
reazioni avversi e ad insegnare al paziente
quando deve allarmarsi e chiamare subito
il medico: una febbre molto alta per più giorni
di seguito, la presenza di diarrea, nausea e
vomito persistenti non motivati, un tremore
ad ampie scosse, o contrazioni o scosse muscolari
mai notate in passato, una visione
confusa, intenso malessere o debolezza muscolare
generalizzata con difficoltà nel camminare,
linguaggio impacciato o poco chiaro
e comunque tutte le volte che compaiono
sintomi nuovi e mai notati in passato.
Cosa bisogna fare per evitare un eccessivo
aumento di peso durante la terapia
con Sali di Litio?
Una dieta equilibrata e un esercizio fisico regolare
sono fondamentali per il controllo del
peso. Se da un lato i Sali di Litio possono
rendere più facile l'aumento di peso, non bisogna
tuttavia lasciare che questi diventino
un alibi per mangiare di più o fare meno esercizio.
E' bene evitare diete drastiche o restrizioni
di liquidi, poiché queste possono
incrementare il rischio di tossicità del farmaco.
E' assolutamente sconsigliata l'assunzione
di farmaci anoressizzanti che possono indurre
veri e propri episodi maniacali.
E' importante non assumere bevande ad alto
contenuto di zucchero per tamponare l'aumento
della sete dovuto ai Sali di Litio in
quanto fanno aumentare di peso senza dare
nutrimento.
Programmi di rieducazione alimentare per la
riduzione del peso possono essere indicati in
accordo con il medico del Centro.
Si possono avere allergie durante l’assunzione
di Sali di Litio?
Una persona che assume i Sali di Litio può
sviluppare reazioni cutanee tipo eritema, prurito
diffuso e dermatite e questo può significare
la presenza di una reazione allergica al
farmaco. Durante la terapia si può verificare
un aumento dell’acne vulgaris e una moderata
alopecia. Non tutte le reazioni cutanee indicano
la presenza di allergia, tuttavia il medico
va sempre avvisato.
MONOGRAFIA - SALI DI LITIO
MECCANISMO D'AZIONE
Antidepressivo - sale di litio.
INDICAZIONI
Stati di eccitazione e depressione - forme maniacali ed ipomaniacali -
maniaco depressive - psicosi depressive croniche. Nella profilassi de
lle recidive maniacali e depressive. Cefalea a grappolo. Coadiuvante n
elle leucopenie da farmaci: da impiegare in ambiente ospedaliero e sot
to controllo metabolico.
CONTROINDICAZIONI
I sali di litio sono controindicati in pazienti cardiopatici con insuf
ficienza renale, in pazienti con grave stato di debilitazione, con aum
entata deplezione di sodio, ed in trattamento con diuretici. La sicure
zza e l'efficacia dei sali di litio nei bambini sotto i 12 anni non e'
stata ancora stabilita, pertanto l'uso in tali pazienti non e' consig
liato, salvo diverso parere dello specialista.
EFFETTI INDESIDERATI
EFFETTI INDESIDERATI NON COLLEGATI AL DOSAGGIO TERAPEUTICO: variazioni
transitorie dell'elettroencefalogramma ed elettrocardiogramma, stanch
ezza, letargia, disidratazione, perdita di peso, scotomi transitori, l
eucocitosi, cefalea, gozzo diffuso non tossico con o senza ipotiroidis
mo, iperglicemia transitoria, prurito generalizzato con o senza eruzio
ni cutanee, ulcere cutanee, albuminuria, peggioramento delle sindromi
cerebrali organiche, eccessivo aumento di peso, gonfiore ai polsi ed a
lle caviglie, sete o poliuria e gusto metallico. Una terapia prolungat
a con il litio puo' essere accompagnata da una diminuzione della capac
ita' di concentrazione renale, ed occasionalmente simulare un diabete
insipido di natura nefrogena con poliuria e polidipsia. Tali pazienti
dovrebbero essere messi in condizione di evitare la disidratazione con
conseguente ritenzione di litio. In tali casi la situazione e' revers
ibile con l'interruzione della terapia con litio. Cambiamenti morfolog
ici con fibrosi glomerulari ed interstiziali e atrofia dei nefroni, so
no stati riscontrati in pazienti sottoposti a terapia prolungata di li
tio. Tuttavia, finora, non e' stata stabilita una relazione tra dette
manifestazioni e sali di litio, in quanto uguali manifestazioni si son
o verificate anche in pazienti maniaco-depressivi mai trattati con sal
i di litio. Una volta valutata la funzionalita' renale, e' necessario,
prima di cominciare la litio-terapia o subito dopo, effettuare analis
i delle urine abitudinariamente ed altri test per valutare la funzione
tubulare e glomerulare. Durante la litio-terapia, graduali o improvvi
se variazioni della funzione renale, anche se entro i limiti normali,
indicano la necessita' di rivedere il trattamento. Una sindrome encefa
lopatica (caratterizzata da debolezza, letargia, febbre, tremori e con
fusione, sindromi extrapiramidali, leucocitosi) seguita da un irrevers
ibile danno cerebrale, si verifica in alcuni pazienti trattati con il
litio, contemporaneamente ad Aloperidolo. Benche' non sia stata sicura
mente stabilita una relazione casuale tra questi eventi e la concomita
nte somministrazione di litio ed Aloperidolo, i pazienti sottoposti a
questa terapia combinata devono essere assiduamente controllati, onde
svelare prontamente i primi segni di neurotossicita' che impongono la
sospensione immediata del trattamento. Esiste la possibilita' di simil
i reazioni contrarie con altri medicinali antipsicotici. EFFETTI DOSE
DIPENDENTI: raramente si sono riscontrate reazioni secondarie con live
lli ematici di litio sotto 1,5mEq/l, fatta eccezione per i pazienti in
solitamente sensibili al litio. A livelli ematici superiori possono pr
esentarsi reazioni tossiche di diversa gravita'. Leggero tremore alle
mani, poliuria e una sete moderata possono presentarsi durante la tera
pia iniziale della fase maniacale acuta, e possono persistere durante
il trattamento. Leggero senso di nausea ed un malessere generale posso
no verificarsi durante i primi giorni di somministrazione. Tali effett
i collaterali, generalmente, scompaiono con il prosieguo del trattamen
to, o con una temporanea riduzione del farmaco. Se persistono, e' nece
ssario interrompere il trattamento. Diarrea, vomito, sonnolenza, debol
ezza muscolare, incapacita' di coordinamento sono i primi sintomi di i
ntossicazione da litio, e possono verificarsi a livelli ematici sotto
ai 2,0 mEq/l. A piu' alti livelli si possono presentare atassia, verti
gini, tinnitus, annebbiamento della vista ed intensa poliuria. Livelli
ematici di litio superiori a 3,0 mEq/l possono produrre un complesso
quadro clinico, coinvolgendo vari organi ed apparati. In nessun moment
o della terapia e' opportuno superare il livello di 1 mEq/l. Le reazio
ni qui di seguito riportate sembrano essere in relazione ai livelli em
atici di litio, anche se non superiori a quelli raggiunti con dosaggio
terapeutico: Neuromuscolare: tremori, iperirritabilita' muscolare, (c
ontrazioni, movimenti clonici delle gambe), atassia, movimenti coreo-a
tetosici, ipereccitabilita' dei riflessi tendinei profondi. Sistema ne
rvoso centrale: assenze, attacchi epilettici, difficolta' della parola
, stordimento, vertigini, incontinenza delle urine e delle feci, sonno
lenza, ritardi psicomotori, confusione, irrequietezza, stupore, coma.
Cardiovascolari: aritmie cardiache, ipotensione, collasso periferico.
Gastrointestinali: anoressia, nausea, vomito e diarrea. Genitourinarie
: albuminuria, oliguria, poliuria, glicosuria. Dermatologiche: inaridi
mento ed assottigliamento dei capelli, alopecia, anestesia cutanea, fo
llicolite cronica, esacerbazione della psoriasi. Neurovegetativi: dist
urbi della vista, secchezza delle fauci. Endocrinologiche: anormalita'
tiroidee, gozzo tiroideo e/o ipotiroidismo (incluso mixedema). Sono s
tati riscontrat.i rari casi di ipertiroidismo.
INTERAZIONI
L'associazione con altri psicofarmaci richiede particolare cautela e v
igilanza da parte del medico, ad evitare inattesi fenomeni indesiderab
ili da interazione. Altre interazioni sono segnalate con le sostanze c
he aumentano la litemia: diuretici; l'indapamide ed il litio non devon
o essere usati in concomitanza per una possibile tossicita' del litio
conseguente ad una ridotta clearance renale; la contemporanea somminis
trazione di FANS provoca aumento dei livelli plasmatici di litio; alcu
ni FANS e corticoidi (provocano ritenzione idrosalina); aminofillina e
mannitolo diminuiscono la litiemia; la contemporanea terapia con farm
aci inibitori dell'enzima di conversione (ACE) puo' dar luogo ad un au
mento della concentrazione sierica di litio. E' comunque opportuno che
il paziente (o i suoi familiari) avvisino il medico di ogni trattamen
to o terapia concomitante.
POSOLOGIA E MODALITA' D'ASSUNZIONE
Il dosaggio del Carbolithium deve essere individualizzato in rapporto
ai livelli sierici del farmaco e alla risposta clinica. Nell'adulto da
2 a 6 capsule da 300 mg al di, equidistanziate nel corso della giorna
ta. Posologia nei ragazzi al di sotto dei 35 kg: da 2 a 6 capsule da 1
50 mg al di, equidistanziate nel corso della giornata. Le dosi massime
vanno impiegate nella terapia d'attacco delle forme gravi, le minime
nella terapia di mantenimento profilattico.
Oggi si celebra la Prima Giornata Europea delle Malattie Rare, voluta dall'organizzazione europea Eurordis e coordinata in Italia da UNIAMO-FIMR (Federazione Italiana Malattie Rare).
Numerose e molto interessanti le iniziative organizzate nel nostro Paese in occasione di questo importante evento, denominato Un giorno raro per persone molto speciali e già presentato a tutti nei giorni scorsi con una nota approfondita.
Tra queste iniziative, segnaliamo in particolare l'importante convegno sul tema organizzato dal Centro Nazionale Malattie Rare dell'Istituto Superiore di Sanità, in corso oggi a Roma all'interno dello stesso (Aula Pocchiari, ore 8.30-18), cui partecipa anche Mario Melazzini, presidente nazionale dell'AISLA, Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica, grave neuropatia degenerativa progressiva.
«Con questo convegno - ha spiegato nei giorni scorsi la responsabile scientifica del Centro Nazionale, Domenica Taruscio - intendiamo promuovere un momento di confronto e di riflessione sulle malattie rare, sui progressi compiuti fino ad oggi, sulle molte attività ancora da svolgere».
Sempre nell'ambito di questo evento europeo segnaliamo, inoltre, la giornata di studio organizzata dalla Regione Lombardia, che si sta svolgendo presso la sede di quest'ultima a Milano (Auditorium Giorgio Gaber, Piazza Duca d'Aosta, 3, ore 8.30-18), denominata Sviluppi della rete regionale per le malattie rare.
L'iniziativa, che si rivolge a tutti gli attori istituzionali e non, coinvolti in questi problemi, «è tesa ad attribuire il giusto valore ai problemi di salute delle persone affette da malattie rare - dichiarano gli organizzatori -, cercando condivisione tra i diversi operatori sanitari e le Associazioni degli ammalati e la più ampia legittimazione istituzionale attraverso l'adeguamento delle norme regionali in tema di continuità delle cure sull'analisi dei bisogni emergenti».
Un incontro di grande rilievo, dunque, cui partecipa anche l'AISLA, rappresentata per l'occasione dal suo Consigliere Nazionale Gabriella Manera Cattani. L'Associazione, grazie alla presenza di alcuni volontari, allestirà anche uno stand per sensibilizzare e diffondere informazioni sulla SLA e le problematiche ad essa correlate.
Padova, 29 febbraio 2008
Uno studio al Pederzoli di Verona
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18304580
J Neurol Sci. 2008 Feb 26
The effect of repetitive transcranial magnetic stimulation on motor performance, fatigue and quality of life in amyotrophic lateral sclerosis.
Department of Neurological Sciences and Vision, Section of Neurological Rehabilitation, University of Verona, Italy; Section of Neurology, Pederzoli Hospital, Peschiera del Garda – Verona, Italy.
BACKGROUND: The treatment of amyotrophic lateral sclerosis (ALS) is still disappointing. Repetitive transcranial magnetic stimulation (rTMS) has been suggested to modify the rate of disease progression in ALS. OBJECTIVE: In a pilot controlled study, we tested the effect of 5-Hz rTMS on motor performance, fatigue and quality of life (QoL) in ALS. METHODS: Ten ALS patients underwent a two-week period of daily active or sham 5-Hz rTMS. Outcome measures were assessed with functional, fatigue and QoL scales. Muscle strength was evaluated with the MRC scale and measured with isometric and isokinetic dynamometer. RESULTS: Significant difference at the end of rTMS treatment was found for QoL, maximum voluntary isometric contraction and isokinetic average power when comparing active vs sham treatment. These changes were transitory and outcome measures were not significant two weeks after discontinuation of rTMS.
CONCLUSIONS: Though preliminary, our results suggest that 5-Hz rTMS may improve motor function and QoL in ALS. The present data indicate the need of a double-blind therapeutic trial of rTMS in ALS.
------------------------------------------------------------------
CONCLUSIONI: Sebbene preliminari, i nostri risultati suggeriscono che la rTMS a 5Hz potrebbe migliorare la funzioni motorie e qualità della vita (QoL) nella SLA. I dati indicano la necessità di un trial in doppio cieco.
Lo studio con il doppio cieco è stato efettuato a Roma dal Prof. Di Lazzaro. Siamo in attesa dei risultati.
Il presidente di Aisla Onlus Mario Melazzini ha incontrato il prof. Vescovi, direttore scientifico di Neurothon.
Martedì 4 Marzo 2008
Al momento non esiste alcun protocollo clinico per il trapianto di cellule staminali neurali né una lista di attesa per partecipare al suddetto protocollo. La produzione cellulare presso il laboratorio di Terni potrebbe partire non prima del 2009.
Milano, 3 marzo 2008 - Lo scorso venerdì 29 febbraio il presidente nazionale di Aisla Onlus, dott. Mario Melazzini, ha incontrato presso il laboratorio “Cell Factory” di Terni il professor Angelo Vescovi, direttore scientifico di Neurothon, per raccogliere maggiori dettagli ed informazioni sullo stato di avanzamento del progetto relativo all’utilizzo di cellule staminali neurali per la Sclerosi Laterale Amiotrofica.
Dal colloquio è emerso che al momento attuale il laboratorio di Terni sta definendo la procedura di produzione cellulare al fine di poter successivamente richiedere all’Agenzia Italiana del Farmaco la certificazione internazionale GMP (relativa alle Norme di Buona Fabbricazione, che costituiscono quella parte dell'assicurazione di qualità la quale garantisce che i prodotti siano costantemente fabbricati e controllati in modo da soddisfare gli standard di qualità appropriati all'uso cui sono destinati e le prescrizioni dell'autorizzazione alla commercializzazione. La conformità alle GMP è un pre-requisito fondamentale per le attività di tipo farmaceutico).
La certificazione GMP è infatti un requisito indispensabile per iniziare la produzione di cellule staminali da poter eventualmente indirizzare ad un protocollo clinico. Se tutto dovesse procedere per il meglio in questo senso, la produzione cellulare presso il laboratorio di Terni potrebbe partire non prima dell’inizio del 2009.
Nel frattempo, non essendo attualmente disponibili dati su modelli animali di Sla sottoposti a trattamento con cellule staminali neurali, il dott. Melazzini ha suggerito al prof. Vescovi di iniziare una valutazione proprio in questo ambito per raccogliere il maggior numero possibile di dati.
Da segnalare che all’incontro di venerdì scorso ha partecipato anche il dott. Sandro Carletti, neurochirurgo della Chirurgia Spinale dell’Ospedale di Terni, il quale si è reso disponibile per l’applicazione di un possibile futuro protocollo clinico:
«Siamo disponibili a supportare anche questo tipo di sperimentazione, in quanto tra gli obiettivi della nostra associazione ci sono lo stimolo ed il sostegno della ricerca volta a scoprire una cura efficace per la Sla – sottolinea il presidente di Aisla Onlus, dott. Mario Melazzini – Tuttavia, per correttezza e completezza di informazione, bisogna precisare che oggi non esiste alcun protocollo clinico per il trapianto di cellule staminali neurali né un lista di attesa per partecipare al suddetto protocollo».
Filippo Bezio per
Ufficio Stampa Aisla Onlus
sali di litio e la SLA
Lunedì 28 aprile 2008
La sclerosi laterale amiotrofica (SLA) - malattia caratterizzata dalla degenerazione delle cellule situate nelle corna anteriori del midollo spinale e dei neuroni corticali motori - rappresenta la forma più comune di malattia del motoneurone con decorso fatale e incidenza annuale di 1-3 casi su 100.000, che aumenta con l’età. Il 90% dei casi sono sporadici e quasi il 10% sono familiari (SLAf).
Purtroppo sono ancora poco chiari i meccanismi patogenetici alla base della perdita dei motoneuroni nella SLA. Tra le diverse cause che sono state proposte per spiegare la degenerazione motoneuronale, ricordiamo fattori infettivi oppure genetici, fenomeni autoimmunitari, aumentato stress ossidativo, tossicità glutammatergica, aggregazione proteica, disfunzioni mitocondriali, alterazioni del citoscheletro, alterazioni del trasporto assonale e deficit di fattori neurotrofici. E tuttavia la causa di questa grave malattia rimane sconosciuta.
Il ruolo dei sali di litio
Attualmente l’unico trattamento approvato per la SLA è il riluzolo, farmaco di limitata efficacia che ha dimostrato di aumentare la vita media dei pazienti in media di circa sessanta giorni.
Recentemente si è parlato del ruolo dei sali di litio, come possibile sostanza efficace nei confronti della malattia. Il litio, infatti, farmaco utilizzato come stabilizzante dell’umore, ha dimostrato di avere un’importante azione neuroprotettiva, sia in modelli sperimentali in vitro che in vivo. Più nel dettaglio, esso inattiva il recettore NMDA, determina l’iperespressione di geni codificanti per proteine anti-apoptotiche (Bcl-2), diminuisce l’espressione di geni pro-apoptotici (p53 e Bax), induce l’espressione di fattori neurotrofici (BDNF) e stimola la proliferazione di neuroblasti in colture primarie di neuroni del sistema nervoso centrale.
Un recente studio pilota su pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica - coordinato da Francesco Fornai e condotto presso il Dipartimento di Morfologia Umana e Biologia Applicata dell’Università di Pisa e presso l’Istituto Neurologico Mediterraneo, IRCCS Neuromed di Pozzilli (Isernia) - ha evidenziato, in un periodo di quindici mesi di trattamento con litio, un rilevante rallentamento nell’evoluzione di malattia, valutata sia tramite il metodo ALS-FRS [FRS sta per Functional Rating Scale, vale a dire, letteralmente, “ Scala dei livelli di funzionamento”, N.d.R.], sia tramite la comune scala di Norris, con riduzione di mortalità rispetto al gruppo di controllo.
Il dosaggio iniziale di litio è stato di 150 mg x 2 al giorno, con successivi aggiustamenti, in modo da ottenere una litiemia compresa tra 0.4 e 0.8 mEq/l. Nessun paziente trattato con questi dosaggi ha mostrato effetti collaterali attribuibili alla terapia.
Inoltre, nel modello murino di SLA, associata a mutazione G93A nel gene SOD-1, è stata valutata la morfologia, la biochimica e la biologia molecolare dell’evoluzione della patologia e gli effetti protettivi indotti dai sali di litio somministrati agli stessi dosaggi dei pazienti. Ebbene, anche qui i risultati sono stati positivi, potendosi osservare che il meccanismo patogenetico - basato su una progressiva vacuolizzazione cellulare legata al blocco delle vie metaboliche dell’autofagia - è stato antagonizzato dal litio che ha prodotto un’induzione dei meccanismi autofagici. La lesione mitocondriale presente nei topi SLA è stata ulteriormente soppressa dalla neo-mitocondriogenesi promossa dal litio.
Un nuovo trial a Pisa
Allo stato attuale, dunque, sulla base essenzialmente di questi dati, è stata presa in considerazione la possibilità di praticare ulteriori studi clinici sull’effetto del litio nel decorso della sclerosi laterale amiotrofica. Recentemente, poi, il Comitato Etico dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana ha approvato in tal senso il trial clinico-terapeutico Studio in singolo cieco con placebo sull’efficacia della terapia con sali di litio e riluzolo verso riluzolo in pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica, che sarà condotto presso la Clinica Neurologica dell’ospedale pisano di Santa Chiara.
L’obiettivo principale dello studio sarà quello di confermare l’efficacia dei sali di litio nel ritardare la progressione di malattia nella SLA. Vediamone nei dettagli le caratteristiche.
Criteri di inclusione e di esclusione
I soggetti ammessi nel trial (120 pazienti, 60 in ogni “braccio”) sono individui adulti di entrambi i sessi, con diagnosi di SLA, che rientrino nei seguenti criteri di inclusione: SLA definita (probabile o probabile con supporto di laboratorio), secondo i criteri El Escorial rivisti; età superiore a 18 anni; durata di malattia inferiore a 36 mesi; trattamento con riluzolo e vitamina E (400 mg al giorno), come antiossidante; disabilità lieve o moderata, documentata da una funzione bulbare o spinale ancora soddisfacente (punteggio medio di 3 alla scala ALS-FRS-R, con punteggio non inferiore a 3 per la deglutizione) e da una funzione respiratoria soddisfacente (FVC, la capacità vitale forzata, superiore o pari al 60%).
I pazienti devono essere inoltre in grado di comprendere e di aderire a quanto richiesto dal protocollo dello studio e devono fornire consenso informato scritto. Dev’essere infine negativo il test di gravidanza per le donne in età fertile.
Sono invece ritenuti criteri di esclusione: gravi disturbi psichiatrici (Asse 1 o 2 del DSM IV [il DSM IV è il Manuale per la Classificazione dei Disturbi Psichiatrici, N.d.R.]); ritardo mentale grave o gravissimo (Quoziente d’Intelligenza calcolato con il metodo WAIS inferiore a 45); ipotiroidismo non compensato; terapie farmacologiche incompatibili con la terapia con sali di litio; pregresse reazioni allergiche o stati di ipersensibilità verso il litio; cardiopatia e/o insufficienza renale; pazienti in trattamento con diuretici; pazienti epilettici; malattie del motoneurone diverse dalla SLA (paralisi bulbare progressiva, atrofia muscolare progressiva, sclerosi laterale primaria); pazienti portatori di PEG [la gastrostomia endoscopica percutanea, N.d.R.] o con tracheostomia.
Gli obiettivi della ricerca
Due i gruppi in cui saranno divisi i pazienti, in maniera rigorosamente casuale. Il primo gruppo sarà trattato con riluzolo (50mg/per 2 al giorno) e carbonato di litio (inizialmente 300 mg al giorno in due somministrazioni), mentre ai componenti dell’altro verranno somministrati riluzolo (50 mg/per 2 al giorno) e placebo. Il piano dello studio prevede che, ove tra i due “bracci” si verifichino - dopo i primi 4 e/o dopo i primi 8 mesi - differenze relative superiori al 50% negli obiettivi (endpoints) secondari, il trial terapeutico si trasformi in “trial aperto”, con la convergenza dei pazienti nel gruppo migliore.
Infine, le persone verranno sottoposte a visite di reclutamento e a regolari accertamenti di controllo, con valutazione quantitativa del sistema motorio, usando la scala Medical Research Council (MRC), valutazione della disabilità funzionale attraverso la scala ALS-FRS-R, valutazione neurofisiologica con studio del numero delle unità motorie (MUNE), oltre che a regolari controlli della litiemia. Saranno anche eseguite le prove di funzionalità respiratoria con cadenza trimestrale e un questionario sulla qualità della vita (McGill Quality of Life Questionnaire).
Gli obiettivi (endpoints) primari saranno la valutazione della sopravvivenza senza complicanze e quella della sopravvivenza con complicanze (tracheotomia, PEG), mentre i secondari includeranno la valutazione dei punteggi ottenuti alla scala ALS-FRS-R, quella della forza attraverso la scala MRC, la valutazione neurofisiologica con studio del numero delle unità motorie, la funzione respiratoria e la modificazione dei punteggi di QoL (qualità della vita) McGill.
Niente litio al di fuori dei trial
È opportuno ribadire, in conclusione, che questo studio, al pari di altri già proposti sia in ambito nazionale che internazionale, ha lo scopo di verificare ulteriormente l’efficacia del litio nella terapia della sclerosi laterale amiotrofica, finalità che va perseguita sulla base, appunto, di studi controllati che arricchiscano l’esperienza pilota fin qui maturata.
Ne deriva che assumere il litio al di fuori di una tale cornice è assolutamente sconsigliabile, anche sulla base della potenziale tossicità che va attentamente e costantemente tenuta sotto controllo.
prof. Gabriele Siciliano (Dipartimento di Neuroscienze, Università di Pisa)
Posta un commento