giovedì 28 febbraio 2008


IN ARRIVO DUE NUOVI STUDI SUL LITIO
Mercoledì 27 Febbraio 2008

notizia da www.aisla.it
Lo scorso mercoledì 20 febbraio il presidente di Aisla Onlus, dott. Mario Melazzini, ha incontrato il Prof. Francesco Fornai, autore dello studio “Lithium delays progression of amyotrophic lateral sclerosis” sul Litio pubblicato sulla rivista PNAS (vol. 105 , no. 6, 12 Febbraio 2008, pp. 2052–2057). Motivo dell’incontro era capire quali fossero le reali intenzioni affinché venisse concretamente applicato un protocollo con tale farmaco su un numero maggiore di pazienti. Il prof. Fornai ha dichiarato che a breve partirà il nuovo trial clinico in doppio cieco randomizzato multicentrico che coinvolgerà alcuni centri italiani, europei ed extra-europei. Nel contempo la comunità dei neurologi italiani che si occupa di Sclerosi Laterale Amiotrofica farà partire a breve uno studio osservazionale, sollecitato anche da Aisla Onlus, della durata di 12 mesi con il litio carbonato. Lo studio osservazionale non prevede il doppio cieco. Sarà premura di Aisla Onlus comunicare nel più breve tempo possibile quali saranno i centri coinvolti nella sperimentazione del Prof. Fornai con i relativi criteri di inclusione e quali saranno i centri italiani che parteciperanno allo studio osservazionale. Ricordiamo a tutti gli ammalati di Sclerosi laterale Amiotrofica che il litio carbonato è un farmaco che potenzialmente può provocare effetti collaterali anche di grave entità a livello cardiaco, renale e tiroideo. Pertanto è indispensabile che l’assunzione avvenga dietro precisa prescrizione e sotto sorveglianza medica.
Presidenza Aisla Onlus

6 commenti:

  1. SALI DI LITIO

    Il litio è un catione monovalente appartenente
    al gruppo dei metalli alcalini, assunto per
    via orale, utilizzato da oltre 50 anni nella cura
    e nella prevenzione dei disturbi ciclici dell’umore
    come il Disturbo Bipolare I e II, la Depressione
    Maggiore Ricorrente, i Disturbi
    Schizoaffettivi.


    Il litio presenta un rapido assorbimento orale
    a livello del tratto gastroenterico e le concentrazioni
    seriche raggiungono il picco 2-4 ore
    dopo l'assunzione della dose.

    Si distribuisce inizialmente nei fluidi extracellulari
    e poi si accumula gradualmente nei varitessuti. Non si lega alle proteine plasmatiche
    e il passaggio attraverso la barriera emetoencefalica
    è lento. Dopo circa una settimana
    raggiunge lo steady-state (uno stato nel quale
    si raggiunge un equilibrio tra la quantità costante
    di farmaco assunta e le concentrazioni
    ematiche dello stesso), le concentrazioni di
    litio nel fluido cerebrospinale sono circa tra il
    40 e il 50% di quelle del plasma.

    Il litio non
    viene metabolizzato a livello epatico e una
    singola dose viene eliminata attraverso le urine
    per il 95%. L'emivita è intorno alle 24 ore
    e risulta prolungata, se il farmaco è assunto
    in associazione con alcune classi di farmaci,
    nell'insufficienza renale e nei pazienti anziani.
    Il Litio è stato il primo farmaco utilizzato nel
    trattamento del DB entrando, intorno agli
    anni 60, nella pratica clinica del nostro paese
    sia per il trattamento dell’episodio maniacale
    acuto sia per la prevenzione delle recidive.

    Sali di Litio:
    MECCANISMO D'AZIONE

    Nel cervello le cellule neuronali comunicano
    tra di loro attraverso un processo elettricochimico
    e grazie a sostanze chimiche chiamate
    neurotrasmettitori. Questi sono anche
    chiamati primi messaggeri perché portando il
    messaggio dal neurone presinaptico a quello
    postsinaptico, determinano modificazioni
    nella cellula che lo riceve. I primi messaggeri
    innescano una lunga catena di eventi che arriva
    sino al nucleo cellulare. In particolare, nel
    citoplasma modulano la produzione di sostanze
    attive dette secondi messaggeri, perchè
    in grado di determinare la risposta cellulare
    alla stimolazione iniziale. I secondi messaggeri
    esercitano i loro effetti regolando enzimi
    chiamati protein-chinasi e proteinfosfatasi.
    Le protein-chinasi fosforilano una
    grande varietà di substrati proteici: canali ionici,
    recettori, enzimi deputati alla sintesi di
    neurotrasmettirori, proteine ribosomiali e
    fattori di trascrizione nucleari; inoltre entrano
    nel nucleo cellulare e regolano direttamente
    la trascrizione genica. Le protein-fosfatasi,
    invece, rimuovono gruppi fosforici da substrati
    proteici. I Sali di Litio sarebbero in grado
    di modificare la neurotrasmissione agendo
    sui meccanismi di trasduzione del segnale
    nervoso, ovvero sui secondi messaggeri, in
    particolare sull’AMP-ciclico (AMPc) e sul
    sistema dei fosfoinositidi. Infatti, studi sperimentali
    indicano che il trattamento cronico
    con litio inibisce la produzione di questi secondi
    messaggeri e modifica il processo di
    fosforilazione di proteine endogene. L’AMPc
    viene sintetizzato a partire da un substrato
    formato da adenosina trifosfato (ATP) e ioni
    magnesio (Mg2+), in presenza dell’enzima
    adenil-ciclasi, e viene rapidamente distrutto
    da una fosfodiesterasi. L’adenil-ciclasi è ubiquitario,
    regolato da numerosi neurotrasmettitori
    e ormoni che agiscono attraverso recettori
    accoppiati alle proteine G. Una volta formato,
    l’AMPc regola l’attività di diverse proteine
    cellulari. Le proteine G sono situate
    sulla superficie interna della membrana neuronale,
    in stretto contatto con i recettori e,
    una volta attivate, contribuiscono a trasmettere
    l’informazione da questi recettori verso
    l’interno della cellula. Le proteine G sono
    formate da tre subunità: alfa, beta e gamma.
    La proteina G presenta due siti per il Mg2+,
    uno ad alta affinità, importante per l’idrolisi
    del guanosin trifosfato (GTP), e uno a bassa
    affinità, necessario per la modificazione del
    complesso GTP/subunità beta gamma della
    proteina stessa. In presenza di ioni Mg2+ la
    subunità alfa della proteina G si lega al GTP
    formando un complesso che permette l’attivazione
    dell’ATP in AMPc. Le proteine G
    svolgono la loro funzione passando continuamente
    da una conformazione inattiva ad
    una attiva grazie all’interazione con il complesso
    neurotrasmettitore/recettore. Questo
    ciclo continuo permette l’amplificazione del
    segnale che raggiunge l’interno della cellula. I
    Sali di Litio entrando in competizione con il
    Mg2+ determinando l’inibizione della sintesi
    di AMPc, interferendo con la normale attività
    delle proteine G.
    Altrettanto importante è l’azione del Litio su
    un altro sistema di secondi messaggeri, quello
    dei fosfoinositidi. L’interazione tra un neurotrasmettitore,
    un recettore e una proteina G
    attiva un enzima di membrana, la fosfolipasi
    C, che idrolizza i diversi fosfoinositoli per
    produrre due secondi messaggeri l’inositolo
    1,4,5-trisfosfato (IP3) e il diacilglicerolo
    (DG). Il primo entra nel ciclo dei fosfoinositidi
    e il secondo in quello dei lipidi, sino alla
    formazione di derivati che si ricombinano
    per formare nuovamente il fosfatidilinositolo
    (PI). I Sali di Litio inibiscono un enzima
    chiave, l’inositolo monofosfatasi che impedisce
    la formazione di inositolo con l’interruzione
    del ciclo della risintesi dei fosfolipidi di
    membrana. Nel Sistema Nervoso Centrale la
    formazione di PI dipende in gran parte dal
    ciclo dei fosfoinositidi, per cui l’effetto del
    Litio a questo livello è particolarmente rilevante.
    Dal citoplasma il segnale prosegue all’interno
    del nucleo con la regolazione di fattori
    di trascrizione, alcuni dei quali sono substrato
    di protein-chinasi, contribuendo alla
    regolazione dell’espressione genica.
    L’ipotesi che si può avanzare è che il Litio,
    tramite l’attivazione dei secondi messaggeri,
    può controllare la trascrizione genica di strutture
    proteiche deputate alla neurotrasmissione
    e al funzionamento cellulare (Figura 4).

    Recenti ipotesi sul meccanismo
    d’azione dei sali di litio

    Numerosi e recenti lavori dimostrano che il
    litio migliora la capacità di sopravvivenza delle
    cellule nervose a vari insulti e induce la
    formazione di nuove connessioni tra neuroni.

    Questa azione del litio, inaspettata, di
    mantenere e proteggere la funzionalità neuronale
    potrebbe risultare determinante nel
    comprendere l’azione terapeutica del litio.

    Uno studio, condotto sull’ animale, ha dimostrato
    che la somministrazione cronica di litio
    determina in numerose aree cerebrali l’aumento
    di concentrazione di una proteina
    molto importante nei meccanismi di neuroprotezione,
    chiamata SCL-2. L’importanza
    di questa scoperta è data dal fatto che la proteina
    SCL-2 promuove la rigenerazione degli
    assoni nel Sistema Nervoso Centrale (S.N.C).
    A seguito di questi dati ottenuti sull’animale,
    altri studi condotti sull’uomo utilizzando la
    MRS (una tecnica di neuro-imaging non invasiva)


    ESAMI DA CONTROLLARE PERIODICAMENTE
    Funzionalità renale

    Funzionalità tiroidea
    TSH, FT3, FT4,
    anticorpi
    Emocromo completo
    con formula, piastrine,
    glicemia, colesterolemia

    Elettroencefalogramma
    visita neurologica
    Visita Cardiologia
    + E.C.G.
    Esame urine
    Elettroliti (K e Na)

    INTOSSICAZIONE
    Quando le concentrazioni ematiche del litio
    superano il range terapeutico può essere sufficiente
    la sospensione del litio per due – tre
    giorni, e una ripresa graduale, con ripetuti
    dosaggi ematici fino a nuovo adeguamento
    dello stesso.

    In tale situazione è necessario controllare i
    sintomi e la posologia iniziale può essere di
    300 mg in 3 somministrazioni giornaliere,
    con una prima litiemia dopo una settimana
    per l’adeguamento della posologia. In questi
    casi, se necessario, si ricorre al ricovero in
    regime di Day Hospital presso il Centro. In
    genere la concentrazioni ematica non dovrebbe
    essere inferiore ai 0.70 mEq/L e se
    necessario possiamo raggiungere anche concentrazioni
    di 1.00 mEq/L. In alcuni pazienti
    per il controllo della sintomatologia psicotica
    può rendersi necessario l’uso in associazione
    al litio, di un antipsicotico a basso dosaggio.
    Le visite e le concentrazioni ematiche andranno
    eseguiti settimanalmente fino alla remissione
    dell’episodio. Una volta controllato
    l’episodio si valuterà la concentrazione ematica
    ottimale per la terapia di mantenimento,
    che comunque in rari casi potrà essere inferiore
    allo 0.70 mEq/L. Anche in questo caso
    il ripresentarsi di un episodio nei tre mesi
    successivi dovrà essere valutato come un segno
    di inefficacia e la litiemia dovrà essere
    portata a valori più alti tra gli 0.80 e i 0.90
    mEq/L. Se anche queste concentrazioni ematiche
    dovessero risultare inefficaci nel
    controllare le recidive, si dovrà prendere in
    considerazione la possibilità di inserire un
    secondo stabilizzante.


    DOMANDE FREQUENTI

    Con che rapidità funzionano i Sali di Litio?
    E' importante sapere che i Sali di Litio raramente
    risultano efficaci dopo l’assunzione di
    poche capsule. Alcun persone si sentono clinicamente
    meglio non appena iniziano il trattamento,
    ma la maggior parte dei pazienti ha
    un miglioramento graduale. I segni clinici di
    un miglioramento possono richiedere da alcune
    settimane ad un anno di assunzione regolare
    del farmaco. Per tale motivo il medico
    potrebbe consigliare farmaci addizionali, da
    assumere per un breve periodo, in attesa che
    lo stabilizzatore raggiunga l'effetto terapeutico
    desiderato. Essere a conoscenza di tale
    latenza aiuta a contrastare i sentimenti di scoraggiamento
    e, ancor più pericolose, precoci
    rinunce alla terapia ("smetto perché tanto
    non funziona!").


    In che modo assumere i Sali di Litio può
    diventare pericoloso?
    In generale i Sali di Litio sono sicuri se monitorati
    in centri specializzati come una Lithium
    Clinic o che applichino metodologia
    dedicate. Se assunti in assenza di un attento
    monitoraggio possono diventare pericolosi
    quando le concentrazioni ematiche raggiungono
    livelli molto alti (rischio di tossicità) o
    molto basse (rischio di ricaduta/ricovero/
    suicidio).

    Si possono assumere i Sali di Litio durante
    una gravidanza?
    E’ sempre importante discutere con il medico
    se si desidera una gravidanza durante il
    trattamento con Sali di Litio per decidere
    quale strategia terapeutica adottare. Il farmaco
    è controindicato nel primo trimestre di
    gravidanza poiché sono descritte malformazioni
    a livello cardiaco nel nascituro.
    Non sembrano esserci rischi per il nascituro
    se il padre assume i Sali di Litio.

    Che cosa è bene riferire al medico quando
    si assumono i Sali di Litio?
    Informare sempre il proprio medico sulle
    terapie farmacologiche assunte per altre patologie
    anche se per periodi molto brevi come
    nel caso di un’influenza. Informare sempre il
    medico se si stanno assumendo fitoterapici,
    omeopatici, tisane di ogni tipo. Informare
    sempre il medico se si stanno seguendo diete
    dimagranti e/o si cambiano abitudini alimentari
    (assunzione di caffè, alcool). Queste informazioni
    permettono al medico di valutare
    la posologia ottimale dei Sali di Litio e di non
    incorrere in interazioni pericolose che potrebbero
    aumentare o ridurre le concentrazioni
    ematiche del farmaco.

    Perché è importante eseguire regolarmente
    il dosaggio dei Sali di Litio nel
    sangue (litiemia)?
    Il dosaggio ematico è particolarmente importante
    al fine di quantificare quanto farmaco è
    presente nel nostro organismo. Esso è espresso
    in mEq per litro e permette al medico
    di capire se la dose somministrata è corretta.
    Effettuando litiemie periodiche il medico
    è in grado di adeguare con sicurezza le
    dosi da somministrare, evitando pericolosi
    sovra o sotto dosaggi. I Sali di Litio raggiungono
    una concentrazione stabile nel nostro
    organismo dopo diversi giorni per tale motivo
    è importante nelle prime settimane di terapia
    effettuare dei prelievi settimanalmente
    o ogni due settimane. Una volta raggiunta la
    posologia e il dosaggio ematico ottimale, si
    possono effettuare controlli ematici mensili o
    trimestrali, secondo giudizio del medico. Nel
    caso in cui si verifichino cambiamenti dello
    stato dell’umore e/o eventi avversi è sempre
    necessario effettuare un dosaggio ematico.

    per il dosaggio dei Sali di Litio?
    Assicurarsi che nessuna dose di farmaco sia
    stata dimenticata o nessuna dose di farmaco
    sia stata presa in più. Cioè aver seguito correttamente
    la prescrizione del medico.
    Fare in modo che il prelievo sia fatto la mattina
    a 12 ore esatte dall'ultima somministrazione
    serale precedente.
    Se queste due regole non vengono seguite i
    risultati dell'esame non sono attendibili, inducono
    a conclusioni errate e quindi rischiose
    per la salute. Un prelievo, ad esempio, fatto
    solo poche ore dopo l'assunzione del farmaco
    darà un livello falsamente elevato per effetto
    di accumulo di farmaco nel sangue,
    mentre un prelievo eseguito a più di 12 ore
    dall'ultima somministrazione darà un livello
    falsamente basso dovuto alla eliminazione del
    farmaco dall'organismo.
    L'esame del sangue deve essere eseguito la
    mattina e senza assumere la prima dose del
    farmaco che andrà presa sempre dopo il prelievo.
    La mattina del prelievo non è necessario stare
    a digiuno, perché il cibo non interferisce
    con i risultati del test, è possibile fare una
    colazione leggera.

    Se viene dimenticata l’assunzione di una
    dose di Sali di Litio cosa si deve fare?
    Se ciò avviene entro le tre ore dalla normale
    assunzione e possibile comunque assumere la
    dose. Se si superano le tre ore si consiglia di
    non farlo e continuare la terapia come prescritto
    dal medico. In ogni caso non si deve
    recuperare la dose saltata assumendola in aggiunta
    a quella successiva.
    Quali sono i sintomi per cui dovrei avvertire
    immediatamente il medico ed interrompere
    il farmaco?

    I controlli periodici, necessari quando si assumono
    i Sali di litio, servono a prevenire eventuali
    reazioni avversi e ad insegnare al paziente
    quando deve allarmarsi e chiamare subito
    il medico: una febbre molto alta per più giorni
    di seguito, la presenza di diarrea, nausea e
    vomito persistenti non motivati, un tremore
    ad ampie scosse, o contrazioni o scosse muscolari
    mai notate in passato, una visione
    confusa, intenso malessere o debolezza muscolare
    generalizzata con difficoltà nel camminare,
    linguaggio impacciato o poco chiaro
    e comunque tutte le volte che compaiono
    sintomi nuovi e mai notati in passato.

    Cosa bisogna fare per evitare un eccessivo
    aumento di peso durante la terapia
    con Sali di Litio?
    Una dieta equilibrata e un esercizio fisico regolare
    sono fondamentali per il controllo del
    peso. Se da un lato i Sali di Litio possono
    rendere più facile l'aumento di peso, non bisogna
    tuttavia lasciare che questi diventino
    un alibi per mangiare di più o fare meno esercizio.
    E' bene evitare diete drastiche o restrizioni
    di liquidi, poiché queste possono
    incrementare il rischio di tossicità del farmaco.
    E' assolutamente sconsigliata l'assunzione
    di farmaci anoressizzanti che possono indurre
    veri e propri episodi maniacali.
    E' importante non assumere bevande ad alto
    contenuto di zucchero per tamponare l'aumento
    della sete dovuto ai Sali di Litio in
    quanto fanno aumentare di peso senza dare
    nutrimento.
    Programmi di rieducazione alimentare per la
    riduzione del peso possono essere indicati in
    accordo con il medico del Centro.

    Si possono avere allergie durante l’assunzione
    di Sali di Litio?
    Una persona che assume i Sali di Litio può
    sviluppare reazioni cutanee tipo eritema, prurito
    diffuso e dermatite e questo può significare
    la presenza di una reazione allergica al
    farmaco. Durante la terapia si può verificare
    un aumento dell’acne vulgaris e una moderata
    alopecia. Non tutte le reazioni cutanee indicano
    la presenza di allergia, tuttavia il medico
    va sempre avvisato.

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  2. MONOGRAFIA - SALI DI LITIO

    MECCANISMO D'AZIONE
    Antidepressivo - sale di litio.

    INDICAZIONI
    Stati di eccitazione e depressione - forme maniacali ed ipomaniacali -
    maniaco depressive - psicosi depressive croniche. Nella profilassi de
    lle recidive maniacali e depressive. Cefalea a grappolo. Coadiuvante n
    elle leucopenie da farmaci: da impiegare in ambiente ospedaliero e sot
    to controllo metabolico.

    CONTROINDICAZIONI
    I sali di litio sono controindicati in pazienti cardiopatici con insuf
    ficienza renale, in pazienti con grave stato di debilitazione, con aum
    entata deplezione di sodio, ed in trattamento con diuretici. La sicure
    zza e l'efficacia dei sali di litio nei bambini sotto i 12 anni non e'
    stata ancora stabilita, pertanto l'uso in tali pazienti non e' consig
    liato, salvo diverso parere dello specialista.

    EFFETTI INDESIDERATI
    EFFETTI INDESIDERATI NON COLLEGATI AL DOSAGGIO TERAPEUTICO: variazioni
    transitorie dell'elettroencefalogramma ed elettrocardiogramma, stanch
    ezza, letargia, disidratazione, perdita di peso, scotomi transitori, l
    eucocitosi, cefalea, gozzo diffuso non tossico con o senza ipotiroidis
    mo, iperglicemia transitoria, prurito generalizzato con o senza eruzio
    ni cutanee, ulcere cutanee, albuminuria, peggioramento delle sindromi
    cerebrali organiche, eccessivo aumento di peso, gonfiore ai polsi ed a
    lle caviglie, sete o poliuria e gusto metallico. Una terapia prolungat
    a con il litio puo' essere accompagnata da una diminuzione della capac
    ita' di concentrazione renale, ed occasionalmente simulare un diabete
    insipido di natura nefrogena con poliuria e polidipsia. Tali pazienti
    dovrebbero essere messi in condizione di evitare la disidratazione con
    conseguente ritenzione di litio. In tali casi la situazione e' revers
    ibile con l'interruzione della terapia con litio. Cambiamenti morfolog
    ici con fibrosi glomerulari ed interstiziali e atrofia dei nefroni, so
    no stati riscontrati in pazienti sottoposti a terapia prolungata di li
    tio. Tuttavia, finora, non e' stata stabilita una relazione tra dette
    manifestazioni e sali di litio, in quanto uguali manifestazioni si son
    o verificate anche in pazienti maniaco-depressivi mai trattati con sal
    i di litio. Una volta valutata la funzionalita' renale, e' necessario,
    prima di cominciare la litio-terapia o subito dopo, effettuare analis
    i delle urine abitudinariamente ed altri test per valutare la funzione
    tubulare e glomerulare. Durante la litio-terapia, graduali o improvvi
    se variazioni della funzione renale, anche se entro i limiti normali,
    indicano la necessita' di rivedere il trattamento. Una sindrome encefa
    lopatica (caratterizzata da debolezza, letargia, febbre, tremori e con
    fusione, sindromi extrapiramidali, leucocitosi) seguita da un irrevers
    ibile danno cerebrale, si verifica in alcuni pazienti trattati con il
    litio, contemporaneamente ad Aloperidolo. Benche' non sia stata sicura
    mente stabilita una relazione casuale tra questi eventi e la concomita
    nte somministrazione di litio ed Aloperidolo, i pazienti sottoposti a
    questa terapia combinata devono essere assiduamente controllati, onde
    svelare prontamente i primi segni di neurotossicita' che impongono la
    sospensione immediata del trattamento. Esiste la possibilita' di simil
    i reazioni contrarie con altri medicinali antipsicotici. EFFETTI DOSE
    DIPENDENTI: raramente si sono riscontrate reazioni secondarie con live
    lli ematici di litio sotto 1,5mEq/l, fatta eccezione per i pazienti in
    solitamente sensibili al litio. A livelli ematici superiori possono pr
    esentarsi reazioni tossiche di diversa gravita'. Leggero tremore alle
    mani, poliuria e una sete moderata possono presentarsi durante la tera
    pia iniziale della fase maniacale acuta, e possono persistere durante
    il trattamento. Leggero senso di nausea ed un malessere generale posso
    no verificarsi durante i primi giorni di somministrazione. Tali effett
    i collaterali, generalmente, scompaiono con il prosieguo del trattamen
    to, o con una temporanea riduzione del farmaco. Se persistono, e' nece
    ssario interrompere il trattamento. Diarrea, vomito, sonnolenza, debol
    ezza muscolare, incapacita' di coordinamento sono i primi sintomi di i
    ntossicazione da litio, e possono verificarsi a livelli ematici sotto
    ai 2,0 mEq/l. A piu' alti livelli si possono presentare atassia, verti
    gini, tinnitus, annebbiamento della vista ed intensa poliuria. Livelli
    ematici di litio superiori a 3,0 mEq/l possono produrre un complesso
    quadro clinico, coinvolgendo vari organi ed apparati. In nessun moment
    o della terapia e' opportuno superare il livello di 1 mEq/l. Le reazio
    ni qui di seguito riportate sembrano essere in relazione ai livelli em
    atici di litio, anche se non superiori a quelli raggiunti con dosaggio
    terapeutico: Neuromuscolare: tremori, iperirritabilita' muscolare, (c
    ontrazioni, movimenti clonici delle gambe), atassia, movimenti coreo-a
    tetosici, ipereccitabilita' dei riflessi tendinei profondi. Sistema ne
    rvoso centrale: assenze, attacchi epilettici, difficolta' della parola
    , stordimento, vertigini, incontinenza delle urine e delle feci, sonno
    lenza, ritardi psicomotori, confusione, irrequietezza, stupore, coma.
    Cardiovascolari: aritmie cardiache, ipotensione, collasso periferico.
    Gastrointestinali: anoressia, nausea, vomito e diarrea. Genitourinarie
    : albuminuria, oliguria, poliuria, glicosuria. Dermatologiche: inaridi
    mento ed assottigliamento dei capelli, alopecia, anestesia cutanea, fo
    llicolite cronica, esacerbazione della psoriasi. Neurovegetativi: dist
    urbi della vista, secchezza delle fauci. Endocrinologiche: anormalita'
    tiroidee, gozzo tiroideo e/o ipotiroidismo (incluso mixedema). Sono s
    tati riscontrat.i rari casi di ipertiroidismo.

    INTERAZIONI
    L'associazione con altri psicofarmaci richiede particolare cautela e v
    igilanza da parte del medico, ad evitare inattesi fenomeni indesiderab
    ili da interazione. Altre interazioni sono segnalate con le sostanze c
    he aumentano la litemia: diuretici; l'indapamide ed il litio non devon
    o essere usati in concomitanza per una possibile tossicita' del litio
    conseguente ad una ridotta clearance renale; la contemporanea somminis
    trazione di FANS provoca aumento dei livelli plasmatici di litio; alcu
    ni FANS e corticoidi (provocano ritenzione idrosalina); aminofillina e
    mannitolo diminuiscono la litiemia; la contemporanea terapia con farm
    aci inibitori dell'enzima di conversione (ACE) puo' dar luogo ad un au
    mento della concentrazione sierica di litio. E' comunque opportuno che
    il paziente (o i suoi familiari) avvisino il medico di ogni trattamen
    to o terapia concomitante.

    POSOLOGIA E MODALITA' D'ASSUNZIONE
    Il dosaggio del Carbolithium deve essere individualizzato in rapporto
    ai livelli sierici del farmaco e alla risposta clinica. Nell'adulto da
    2 a 6 capsule da 300 mg al di, equidistanziate nel corso della giorna
    ta. Posologia nei ragazzi al di sotto dei 35 kg: da 2 a 6 capsule da 1
    50 mg al di, equidistanziate nel corso della giornata. Le dosi massime
    vanno impiegate nella terapia d'attacco delle forme gravi, le minime
    nella terapia di mantenimento profilattico.

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  3. Oggi si celebra la Prima Giornata Europea delle Malattie Rare, voluta dall'organizzazione europea Eurordis e coordinata in Italia da UNIAMO-FIMR (Federazione Italiana Malattie Rare).
    Numerose e molto interessanti le iniziative organizzate nel nostro Paese in occasione di questo importante evento, denominato Un giorno raro per persone molto speciali e già presentato a tutti nei giorni scorsi con una nota approfondita.

    Tra queste iniziative, segnaliamo in particolare l'importante convegno sul tema organizzato dal Centro Nazionale Malattie Rare dell'Istituto Superiore di Sanità, in corso oggi a Roma all'interno dello stesso (Aula Pocchiari, ore 8.30-18), cui partecipa anche Mario Melazzini, presidente nazionale dell'AISLA, Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica, grave neuropatia degenerativa progressiva.
    «Con questo convegno - ha spiegato nei giorni scorsi la responsabile scientifica del Centro Nazionale, Domenica Taruscio - intendiamo promuovere un momento di confronto e di riflessione sulle malattie rare, sui progressi compiuti fino ad oggi, sulle molte attività ancora da svolgere».

    Sempre nell'ambito di questo evento europeo segnaliamo, inoltre, la giornata di studio organizzata dalla Regione Lombardia, che si sta svolgendo presso la sede di quest'ultima a Milano (Auditorium Giorgio Gaber, Piazza Duca d'Aosta, 3, ore 8.30-18), denominata Sviluppi della rete regionale per le malattie rare.
    L'iniziativa, che si rivolge a tutti gli attori istituzionali e non, coinvolti in questi problemi, «è tesa ad attribuire il giusto valore ai problemi di salute delle persone affette da malattie rare - dichiarano gli organizzatori -, cercando condivisione tra i diversi operatori sanitari e le Associazioni degli ammalati e la più ampia legittimazione istituzionale attraverso l'adeguamento delle norme regionali in tema di continuità delle cure sull'analisi dei bisogni emergenti».
    Un incontro di grande rilievo, dunque, cui partecipa anche l'AISLA, rappresentata per l'occasione dal suo Consigliere Nazionale Gabriella Manera Cattani. L'Associazione, grazie alla presenza di alcuni volontari, allestirà anche uno stand per sensibilizzare e diffondere informazioni sulla SLA e le problematiche ad essa correlate.


    Padova, 29 febbraio 2008

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  4. Uno studio al Pederzoli di Verona

    http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18304580

    J Neurol Sci. 2008 Feb 26

    The effect of repetitive transcranial magnetic stimulation on motor performance, fatigue and quality of life in amyotrophic lateral sclerosis.

    Department of Neurological Sciences and Vision, Section of Neurological Rehabilitation, University of Verona, Italy; Section of Neurology, Pederzoli Hospital, Peschiera del Garda – Verona, Italy.

    BACKGROUND: The treatment of amyotrophic lateral sclerosis (ALS) is still disappointing. Repetitive transcranial magnetic stimulation (rTMS) has been suggested to modify the rate of disease progression in ALS. OBJECTIVE: In a pilot controlled study, we tested the effect of 5-Hz rTMS on motor performance, fatigue and quality of life (QoL) in ALS. METHODS: Ten ALS patients underwent a two-week period of daily active or sham 5-Hz rTMS. Outcome measures were assessed with functional, fatigue and QoL scales. Muscle strength was evaluated with the MRC scale and measured with isometric and isokinetic dynamometer. RESULTS: Significant difference at the end of rTMS treatment was found for QoL, maximum voluntary isometric contraction and isokinetic average power when comparing active vs sham treatment. These changes were transitory and outcome measures were not significant two weeks after discontinuation of rTMS.

    CONCLUSIONS: Though preliminary, our results suggest that 5-Hz rTMS may improve motor function and QoL in ALS. The present data indicate the need of a double-blind therapeutic trial of rTMS in ALS.
    ------------------------------------------------------------------
    CONCLUSIONI: Sebbene preliminari, i nostri risultati suggeriscono che la rTMS a 5Hz potrebbe migliorare la funzioni motorie e qualità della vita (QoL) nella SLA. I dati indicano la necessità di un trial in doppio cieco.

    Lo studio con il doppio cieco è stato efettuato a Roma dal Prof. Di Lazzaro. Siamo in attesa dei risultati.

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  5. Il presidente di Aisla Onlus Mario Melazzini ha incontrato il prof. Vescovi, direttore scientifico di Neurothon.


    Martedì 4 Marzo 2008

    Al momento non esiste alcun protocollo clinico per il trapianto di cellule staminali neurali né una lista di attesa per partecipare al suddetto protocollo. La produzione cellulare presso il laboratorio di Terni potrebbe partire non prima del 2009.


    Milano, 3 marzo 2008 - Lo scorso venerdì 29 febbraio il presidente nazionale di Aisla Onlus, dott. Mario Melazzini, ha incontrato presso il laboratorio “Cell Factory” di Terni il professor Angelo Vescovi, direttore scientifico di Neurothon, per raccogliere maggiori dettagli ed informazioni sullo stato di avanzamento del progetto relativo all’utilizzo di cellule staminali neurali per la Sclerosi Laterale Amiotrofica.
    Dal colloquio è emerso che al momento attuale il laboratorio di Terni sta definendo la procedura di produzione cellulare al fine di poter successivamente richiedere all’Agenzia Italiana del Farmaco la certificazione internazionale GMP (relativa alle Norme di Buona Fabbricazione, che costituiscono quella parte dell'assicurazione di qualità la quale garantisce che i prodotti siano costantemente fabbricati e controllati in modo da soddisfare gli standard di qualità appropriati all'uso cui sono destinati e le prescrizioni dell'autorizzazione alla commercializzazione. La conformità alle GMP è un pre-requisito fondamentale per le attività di tipo farmaceutico).
    La certificazione GMP è infatti un requisito indispensabile per iniziare la produzione di cellule staminali da poter eventualmente indirizzare ad un protocollo clinico. Se tutto dovesse procedere per il meglio in questo senso, la produzione cellulare presso il laboratorio di Terni potrebbe partire non prima dell’inizio del 2009.
    Nel frattempo, non essendo attualmente disponibili dati su modelli animali di Sla sottoposti a trattamento con cellule staminali neurali, il dott. Melazzini ha suggerito al prof. Vescovi di iniziare una valutazione proprio in questo ambito per raccogliere il maggior numero possibile di dati.
    Da segnalare che all’incontro di venerdì scorso ha partecipato anche il dott. Sandro Carletti, neurochirurgo della Chirurgia Spinale dell’Ospedale di Terni, il quale si è reso disponibile per l’applicazione di un possibile futuro protocollo clinico:
    «Siamo disponibili a supportare anche questo tipo di sperimentazione, in quanto tra gli obiettivi della nostra associazione ci sono lo stimolo ed il sostegno della ricerca volta a scoprire una cura efficace per la Sla – sottolinea il presidente di Aisla Onlus, dott. Mario Melazzini – Tuttavia, per correttezza e completezza di informazione, bisogna precisare che oggi non esiste alcun protocollo clinico per il trapianto di cellule staminali neurali né un lista di attesa per partecipare al suddetto protocollo».


    Filippo Bezio per
    Ufficio Stampa Aisla Onlus

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  6. sali di litio e la SLA


    Lunedì 28 aprile 2008

    La sclerosi laterale amiotrofica (SLA) - malattia caratterizzata dalla degenerazione delle cellule situate nelle corna anteriori del midollo spinale e dei neuroni corticali motori - rappresenta la forma più comune di malattia del motoneurone con decorso fatale e incidenza annuale di 1-3 casi su 100.000, che aumenta con l’età. Il 90% dei casi sono sporadici e quasi il 10% sono familiari (SLAf).
    Purtroppo sono ancora poco chiari i meccanismi patogenetici alla base della perdita dei motoneuroni nella SLA. Tra le diverse cause che sono state proposte per spiegare la degenerazione motoneuronale, ricordiamo fattori infettivi oppure genetici, fenomeni autoimmunitari, aumentato stress ossidativo, tossicità glutammatergica, aggregazione proteica, disfunzioni mitocondriali, alterazioni del citoscheletro, alterazioni del trasporto assonale e deficit di fattori neurotrofici. E tuttavia la causa di questa grave malattia rimane sconosciuta.

    Il ruolo dei sali di litio
    Attualmente l’unico trattamento approvato per la SLA è il riluzolo, farmaco di limitata efficacia che ha dimostrato di aumentare la vita media dei pazienti in media di circa sessanta giorni.
    Recentemente si è parlato del ruolo dei sali di litio, come possibile sostanza efficace nei confronti della malattia. Il litio, infatti, farmaco utilizzato come stabilizzante dell’umore, ha dimostrato di avere un’importante azione neuroprotettiva, sia in modelli sperimentali in vitro che in vivo. Più nel dettaglio, esso inattiva il recettore NMDA, determina l’iperespressione di geni codificanti per proteine anti-apoptotiche (Bcl-2), diminuisce l’espressione di geni pro-apoptotici (p53 e Bax), induce l’espressione di fattori neurotrofici (BDNF) e stimola la proliferazione di neuroblasti in colture primarie di neuroni del sistema nervoso centrale.
    Un recente studio pilota su pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica - coordinato da Francesco Fornai e condotto presso il Dipartimento di Morfologia Umana e Biologia Applicata dell’Università di Pisa e presso l’Istituto Neurologico Mediterraneo, IRCCS Neuromed di Pozzilli (Isernia) - ha evidenziato, in un periodo di quindici mesi di trattamento con litio, un rilevante rallentamento nell’evoluzione di malattia, valutata sia tramite il metodo ALS-FRS [FRS sta per Functional Rating Scale, vale a dire, letteralmente, “ Scala dei livelli di funzionamento”, N.d.R.], sia tramite la comune scala di Norris, con riduzione di mortalità rispetto al gruppo di controllo.
    Il dosaggio iniziale di litio è stato di 150 mg x 2 al giorno, con successivi aggiustamenti, in modo da ottenere una litiemia compresa tra 0.4 e 0.8 mEq/l. Nessun paziente trattato con questi dosaggi ha mostrato effetti collaterali attribuibili alla terapia.
    Inoltre, nel modello murino di SLA, associata a mutazione G93A nel gene SOD-1, è stata valutata la morfologia, la biochimica e la biologia molecolare dell’evoluzione della patologia e gli effetti protettivi indotti dai sali di litio somministrati agli stessi dosaggi dei pazienti. Ebbene, anche qui i risultati sono stati positivi, potendosi osservare che il meccanismo patogenetico - basato su una progressiva vacuolizzazione cellulare legata al blocco delle vie metaboliche dell’autofagia - è stato antagonizzato dal litio che ha prodotto un’induzione dei meccanismi autofagici. La lesione mitocondriale presente nei topi SLA è stata ulteriormente soppressa dalla neo-mitocondriogenesi promossa dal litio.

    Un nuovo trial a Pisa
    Allo stato attuale, dunque, sulla base essenzialmente di questi dati, è stata presa in considerazione la possibilità di praticare ulteriori studi clinici sull’effetto del litio nel decorso della sclerosi laterale amiotrofica. Recentemente, poi, il Comitato Etico dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana ha approvato in tal senso il trial clinico-terapeutico Studio in singolo cieco con placebo sull’efficacia della terapia con sali di litio e riluzolo verso riluzolo in pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica, che sarà condotto presso la Clinica Neurologica dell’ospedale pisano di Santa Chiara.
    L’obiettivo principale dello studio sarà quello di confermare l’efficacia dei sali di litio nel ritardare la progressione di malattia nella SLA. Vediamone nei dettagli le caratteristiche.

    Criteri di inclusione e di esclusione
    I soggetti ammessi nel trial (120 pazienti, 60 in ogni “braccio”) sono individui adulti di entrambi i sessi, con diagnosi di SLA, che rientrino nei seguenti criteri di inclusione: SLA definita (probabile o probabile con supporto di laboratorio), secondo i criteri El Escorial rivisti; età superiore a 18 anni; durata di malattia inferiore a 36 mesi; trattamento con riluzolo e vitamina E (400 mg al giorno), come antiossidante; disabilità lieve o moderata, documentata da una funzione bulbare o spinale ancora soddisfacente (punteggio medio di 3 alla scala ALS-FRS-R, con punteggio non inferiore a 3 per la deglutizione) e da una funzione respiratoria soddisfacente (FVC, la capacità vitale forzata, superiore o pari al 60%).
    I pazienti devono essere inoltre in grado di comprendere e di aderire a quanto richiesto dal protocollo dello studio e devono fornire consenso informato scritto. Dev’essere infine negativo il test di gravidanza per le donne in età fertile.
    Sono invece ritenuti criteri di esclusione: gravi disturbi psichiatrici (Asse 1 o 2 del DSM IV [il DSM IV è il Manuale per la Classificazione dei Disturbi Psichiatrici, N.d.R.]); ritardo mentale grave o gravissimo (Quoziente d’Intelligenza calcolato con il metodo WAIS inferiore a 45); ipotiroidismo non compensato; terapie farmacologiche incompatibili con la terapia con sali di litio; pregresse reazioni allergiche o stati di ipersensibilità verso il litio; cardiopatia e/o insufficienza renale; pazienti in trattamento con diuretici; pazienti epilettici; malattie del motoneurone diverse dalla SLA (paralisi bulbare progressiva, atrofia muscolare progressiva, sclerosi laterale primaria); pazienti portatori di PEG [la gastrostomia endoscopica percutanea, N.d.R.] o con tracheostomia.

    Gli obiettivi della ricerca
    Due i gruppi in cui saranno divisi i pazienti, in maniera rigorosamente casuale. Il primo gruppo sarà trattato con riluzolo (50mg/per 2 al giorno) e carbonato di litio (inizialmente 300 mg al giorno in due somministrazioni), mentre ai componenti dell’altro verranno somministrati riluzolo (50 mg/per 2 al giorno) e placebo. Il piano dello studio prevede che, ove tra i due “bracci” si verifichino - dopo i primi 4 e/o dopo i primi 8 mesi - differenze relative superiori al 50% negli obiettivi (endpoints) secondari, il trial terapeutico si trasformi in “trial aperto”, con la convergenza dei pazienti nel gruppo migliore.
    Infine, le persone verranno sottoposte a visite di reclutamento e a regolari accertamenti di controllo, con valutazione quantitativa del sistema motorio, usando la scala Medical Research Council (MRC), valutazione della disabilità funzionale attraverso la scala ALS-FRS-R, valutazione neurofisiologica con studio del numero delle unità motorie (MUNE), oltre che a regolari controlli della litiemia. Saranno anche eseguite le prove di funzionalità respiratoria con cadenza trimestrale e un questionario sulla qualità della vita (McGill Quality of Life Questionnaire).
    Gli obiettivi (endpoints) primari saranno la valutazione della sopravvivenza senza complicanze e quella della sopravvivenza con complicanze (tracheotomia, PEG), mentre i secondari includeranno la valutazione dei punteggi ottenuti alla scala ALS-FRS-R, quella della forza attraverso la scala MRC, la valutazione neurofisiologica con studio del numero delle unità motorie, la funzione respiratoria e la modificazione dei punteggi di QoL (qualità della vita) McGill.

    Niente litio al di fuori dei trial
    È opportuno ribadire, in conclusione, che questo studio, al pari di altri già proposti sia in ambito nazionale che internazionale, ha lo scopo di verificare ulteriormente l’efficacia del litio nella terapia della sclerosi laterale amiotrofica, finalità che va perseguita sulla base, appunto, di studi controllati che arricchiscano l’esperienza pilota fin qui maturata.
    Ne deriva che assumere il litio al di fuori di una tale cornice è assolutamente sconsigliabile, anche sulla base della potenziale tossicità che va attentamente e costantemente tenuta sotto controllo.


    prof. Gabriele Siciliano (Dipartimento di Neuroscienze, Università di Pisa)

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